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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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De Raho a Polistena: “Priorità abbattere ‘ndrangheta” Il procuratore capo sui mali ambientali della Piana: "In Campania commercio dei rifiuti più redditizio dell'eroina. Qui nessuna collaborazione. Non me ne vado finché insieme non liberiamo il territorio" GUARDA L'INTERVISTA.

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di Giuseppe Campisi 

Polistena – Libertà come partecipazione, come presa di coscienza, come invito alla ribellione. Il riassunto dell’incontro tenuto dal procuratore capo della DDA di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho su invito della comunità parrocchiale di Santa Marina Vergine è, nei fatti, lo sprone ad una sorta di coscientizzazione collettiva che possa ribaltare lo stato passivo delle cose per spingere a collaborare con forze dell’ordine e magistratura affinché possano essere debellati i mali endemici di questa terra.

La capacità insomma “di saper alzare la voce” come ha detto don Patricello nel primo incontro a tema tenuto nel duomo cittadino. Lo stesso duomo che ha chiamato a raccolta un pubblico numeroso ed attento sul tema delle disavventure ambientali della Piana.

De Raho ha raccontato la sua esperienza nella lotta alla criminalità ambientale partendo dall’esperienza capitalizzata nel contrasto al clan dei Casalesi spiegando come la tematica ecologica sia strettamente correlata alla criminalità presente sul territorio raccontando che «lì la camorra trattava i rifiuti più delle sostanze stupefacenti» atteso l’alto guadagno illecito che se ne poteva ricavare perché «il commercio dei rifiuti risultava più redditizio dell’eroina».

Un arricchimento enorme che passava però dall’avvelenamento della loro stessa terra condotto attraverso un ingegnoso sistema di smaltimento correlato ad un ciclo gestito interamente per mano criminale con il supporto di imprese edili di loro stessa proprietà che servivano per collettare ed eliminare impropriamente ogni genere di rifiuti.

Per ciò che attiene alla Piana, De Raho ha ragionato sulle priorità chiarendo subito che «l’indebolimento dei clan è il risultato essenziale per risolvere la questione dei rifiuti» in quanto la carenza di risorse costringe la magistratura a delle scelte «e qui prima di cercare i rifiuti bisogna prima scovare i rifiuti umani» ha sottolineato il procuratore.

E poi, «è possibile che non ci si renda conto di quali siano le priorità? Come Stato dobbiamo arrestare e condannare ma questo non è sufficiente. Non possiamo fare tutto da soli, abbiamo necessità che la gente collabori perché diversamente è difficile ricostruire quello che è avvenuto in passato».

Collegare le morti al territorio, le patologie con i luoghi di riferimento, è ciò su cui stanno puntando i magistrati reggini per capire meglio le dinamiche criminali che hanno potuto influenzare l’inquinamento dell’ambiente e del territorio pianigiano benché la recente istituzione del registro regionale dei tumori sia un vantaggio che giunge tardivamente rispetto alle indagini condotte estrapolando i dati dalle tabelle del ministero della Salute posto che «non è possibile scavare tutta la Piana di Gioia» per verificare ed accertare reati ambientali perché «non basterebbe una vita», ha aggiunto De Raho.

Denunciare, partecipare, collaborare ed aiutare gli inquirenti dovrebbe essere la prima opera di convincimento della popolazione per ottenere risultati concreti, una sorta di chi sa, parli per «una situazione che va cambiata e sovvertita. Sappiamo di una certa discarica su cui presto interverremo per la bonifica, ma come sarebbe più facile intervenire se qualcuno ci suggerisse…».

Mira ed Albanese hanno cercato di saperne di più, pungolando l’interlocutore con domande e riferimenti mirati che però non hanno fatto sbottonare più di tanto il procuratore campano che ha precisato il quadro di intervento riferendosi, in parallelo, alla terra dei fuochi: «Schiavone, camorrista-imprenditore, parlò e ci informò su dove fossero stivati quei rifiuti. Qui no. Nessuno ci fa capire veramente qual è la dimensione del problema».

Anche la recente recrudescenza criminale, il procuratore, la imputa all’efficace contrasto sinora condotto, alla forte pressione che lo Stato sta esercitando nei confronti della ndrangheta e delle consorterie locali che temono di perdere la presa sul territorio. Non si scompone De Raho e riprendendo il ragionamento chiarisce ancora meglio il suo pensiero: «Ma voi pensate davvero che qui possa arrivare un tir carico di rifiuti e la ndrangheta mettersi a stare con gli occhi chiusi? La verità è che voi non siete liberi, siete schiavi. La ndrangheta ha bisogno anche di consenso sociale».

In particolare, alla domanda su eventuali tombamenti di rifiuti speciali presso la galleria di valico della Limina il procuratore ha voluto chiarire come non ci sia nulla di agevole nel maneggiare una tematica che spesso si approccia a distanza di molti dall’eventuale accadimento dei fatti, anche con l’ausilio di accertamenti tecnico-scientifici condotti sollecitando gli organi deputati: «Intervenire dopo tanto tempo è impossibile e noi saremmo folli ad andare a cercare riscontri senza indicazioni precise.

Non possiamo, ad esempio, smontare tutte le opere pubbliche per verificare se siano state realizzate con fonti inquinanti. La ricerca deve essere adeguata agli obiettivi e bisogna avere la quasi certezza prima di intervenire». Certezza come preludio alle indagini che chiaramente non si fermano, fortificata dall’invito del procuratore a collaborare, parlare, a dare indicazioni.

«Si deve comprendere che il territorio è di tutti e noi la nostra parte la stiamo facendo ma voi? Chi abita il territorio è il primo custode ed ha il dovere di collaborare» senza paura «perché il metodo per non esporvi lo trovo io – ha voluto evidenziare, volendo infondere quella fiducia necessaria alla gente utile a far comprendere di trovarsi in un – momento storico, di cui approfittare – perché – oggi lo Stato, qui, è davvero ben rappresentato.

Ancora la denunce sono troppo poche. Qui sembra che la libertà non sia un valore. Noi stiamo facendo un lavoro enorme di cui presto si vedranno i risultati. Più si indebolisce la ndrangheta e più si rafforza il territorio».

C’è stato anche il tempo per ricordare la figura dello sfortunato giovane Francesco Inzitari attraverso la recente cattura dei due superlatitanti Ferraro e Crea con sullo sfondo la speranza di poter far luce quanto prima su quel terribile omicidio avvenuto a Taurianova nel 2009 nella consapevolezza di essere giunti a quegli arresti senza collaborazioni e senza esternazioni di giubilo nella popolazione.

Quindi libertà e rispetto degli altri sono risultati valori molto cari nelle parole del procuratore per i quali ha deciso di impegnarsi spendendosi in prima persona. Un concetto di responsabilità sociale ancor meglio esplicitato in chiusura di intervento: «Sappiate che io sto con voi e da qui non me ne vado finché insieme non liberiamo il territorio».

Un’iniezione di fiducia estensiva e garantista, quest’ultima, che vale ad irrobustire tanto il morale quanto le coscienze.