Cadavere scoperto in una Smart sul fondale del porto di Reggio, si pensa a Francesco Calabrò
redazione | Il 24, Apr 2013
L’uomo era scomparso nel 2006 proprio mentre si trovava a bordo di una Smart gialla. Calabrò era un imprenditore fratello di Giuseppe Calabrò, condannato all’ergastolo per il duplice omicidio di due carabinieri avvenuto nel 1994, attualmente collaboratore di giustizia. Per la certezza dell’identità, comunque, si attende l’esito del test del dna
Cadavere scoperto in una Smart sul fondale del porto di Reggio, si pensa a Francesco Calabrò
L’uomo era scomparso nel 2006 proprio mentre si trovava a bordo di una Smart gialla. Calabrò era un imprenditore fratello di Giuseppe Calabrò, condannato all’ergastolo per il duplice omicidio di due carabinieri avvenuto nel 1994, attualmente collaboratore di giustizia. Per la certezza dell’identità, comunque, si attende l’esito del test del dna
REGGIO CALABRIA – Dei resti umani sono stati trovati nel corso della serata di ieri all’interno di una Smart nel fondale del porto di Reggio Calabria. Dai primi accertamenti è emerso che potrebbero appartenere a Francesco Calabrò, l’imprenditore scomparso nel 2006 e fratello del collaboratore di giustizia Giuseppe Calabrò. Sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra mobile, i vigili del fuoco ed il personale della Capitaneria di porto. I sommozzatori che hanno raggiunto l’automobile hanno intravisto i resti del cadavere. Gli investigatori ritengono che i resti ritrovati nel fondale del porto di Reggio Calabria sarebbero di Francesco Calabrò perchè l’imprenditore scomparve proprio mentre era a bordo di una Smart di colore giallo. L’automobile era adagiata sul fondale del porto ad una profondità di una quindicina di metri. Sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra mobile che hanno avviato le indagini. Per avere la certezza sull’identità della persona a cui appartengono i resti a bordo dell’automobile bisognerà attendere comunque che venga fatta la comparazione del Dna. Il collaboratore di giustizia Giuseppe Calabrò, fratello dell’imprenditore Francesco Calabrò è stato condannato con sentenza definitiva alla pena dell’ergastolo per l’omicidio di due carabinieri, commesso il 18 gennaio 1994, ed il ferimento, avvenuto in due episodi distinti, il 2 dicembre 1993 ed il primo febbraio 1994, di altri quattro militari dell’Arma. Nell’agguato del 18 gennaio 1994 furono uccisi i carabinieri Antonino Fava e Giuseppe Garofalo, in servizio a Palmi (Reggio Calabria) che, a bordo di un’automobile di servizio, stavano percorrendo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria diretti a Scilla per fare la scorta ad un detenuto proveniente da Messina. Nelle altri due sparatorie rimasero feriti i militari Vincenzo Pasqua, Silvio Ricciardo, Martolomeo Musicò e Salvatore Serra. Giuseppe Calabrò, arrestato dai carabinieri il 3 maggio 1994, per l’omicidio dei due militari, confessò di avervi preso parte e cominciò a collaborare con la giustizia, fornendo i nomi dei complici, i particolari sulla dinamica degli attentati e i motivi per i quali furono compiuti.
INIZIATI ESAMI SCIENTIFICI, ANCHE SU AUTO
VV FF REGGIO CALABRIA HANNO INDIVIDUATO CASUALMENTE IL MEZZO
E’ stato casuale il ritrovamento dell’automobile con i resti umani che dovrebbero appartenere a Francesco Calabrò, l’imprenditore scomparso nel 2006 e fratello del collaboratore di giustizia Giuseppe Calabrò. E’ quanto si apprende in ambienti investigativi a Reggio Calabria. I vigili del fuoco, secondo quanto si è appreso, stavano effettuando alcune prove nel porto di Reggio Calabria quando casualmente si sarebbero accorti della presenza della Smart che era adagiata sul fondale, ad una profondità di una quindicina di metri. Ora sull’automobile sono in corso una serie di accertamenti scientifici per risalire alla targa ed al telaio in modo da poterne stabilire la proprietà. Al momento, però, la principale ipotesi investigativa è che si tratti proprio dell’automobile di Francesco Calabrò. Saranno effettuati accertamenti scientifici anche sui resti umani trovati all’interno dell’automobile. Per accertare in modo assoluto l’identità della persona a cui appartengono i resti umani bisognerà attendere gli esami e la comparazione del Dna.