Bimba morta dopo parto a Cosenza, 7 avvisi di garanzia Disposta l'autopsia sul corpicino della bimba nata in una clinica privata ma subito trasferita all'ospedale per la gravità delle sue condizioni
COSENZA – Sette persone tra medici e assistenti sanitari sono indagati per la morte di una neonata, avvenuta due giorni fa. La piccola, nonostante l’immediato ricovero nell’ospedale cosentino, non ce l’ha fatta. Una tragedia familiare su cui la Procura di Cosenza vuole fare piena luce: dopo la denuncia dei genitori della piccola vittima, infatti, è stato aperto un fascicolo e, nella mattinata di oggi, sarà conferito l’incarico ai medici legali per l’esame autoptico sul corpicino della bimba. Di certo, per ora, c’è solo la notifica di sette avvisi di garanzia nei confronti di medici ed infermieri, che avrebbero assistito al parto e, successivamente, avrebbero rianimato la piccina, prima del trasferimento all’Annunziata. Sicuramente, però, per chiarire le cause del decesso della neonata bisognerà attendere l’esito dell’autopsia, subito disposta dal pm Antonio Bruno Tridico.
I momenti antecedenti al parto, invece, dovranno essere ricostruiti dagli agenti della polizia, che stanno già sentendo i genitori della bambina e i dottori di turno al momento della tragedia.
La donna, già al termine del nono mese, nella serata di domenica si è presentata con forti dolori alla clinica Sacro Cuore, struttura in cui era stata in cura per tutta la gravidanza. E nonostante la scadenza del termine, dopo una visita ginecologica è stata rimandata a casa. Una notte tremenda per la giovane mamma, per cui probabilmente era già iniziata la fase di travaglio. Dolori insopportabili tanto da farla ritornare, nella prima mattinata di lunedì, in clinica, dove questa volta è stata immediatamente ricoverata.
La donna, infatti, nel giro di poco tempo, è stata preparata ed intorno a mezzogiorno è entrata in sala parto. Ha sopportato forti contrazioni per dare alla luce la sua piccoletta, che però sarebbe venuta al mondo già morta. Momenti di disperazione, infatti, nella sala operatoria, dove i medici del Sacro Cuore avrebbero fatto il possibile per rianimare il cuore della neonata, che pian piano avrebbe ripreso a battere.
Considerata, però, la delicatezza del caso è stato necessario il trasferimento d’urgenza nel reparto di neonatologia del nosocomio bruzio, dove la piccola è stata intubata in gravissime condizioni. Ha lottato tra la vita e la morte fino a martedì mattina, quando però il suo cuoricino ha smesso di battere.
Un disgrazia immane, su cui la famiglia della bambina – assistita dall’avvocato Alessandra Masala – vuole vedere chiaro. Bisognerà, dunque, accertare se la morte della neonata sia avvenuta per negligenza, imperizia o imprudenza da parte del personale medico e sanitario. La giovane donna, per ora, è ancora ricoverata al Sacro Cuore.
MARILINA INTERIERI
Le morti di bambini al parto, o dopo la nascita, in Calabria di ripetono ,da anni, con frequenza ed è più che mai necessario che le aziende sanitarie calabresi trasmettano, con regolarità notizia gli accadimenti al SIMES –sistema informativo degli eventi sentinella, per un corretto monitoraggio degli errori in sanità.
Sono comunicazioni obbligatorie ma, spesso capita, che gli ospedali calabresi, non le facciano e ciò comporta una alterazione dei dati, nel sistema, istituito dallo Stato, per monitorare la tutela del diritto inviolabile alla vita, di cui all’art 6 della convenzione di New York.
Auspico che l’ufficio del commissario di Governo per il piano di rientro in sanità e la Regione Calabria, procedano ai controlli sulla regolarità di tali comunicazioni, da parte, delle aziende sanitarie e strutture sanitarie. Autorizzate.
Il preambolo della Convenzione di New York statuisce che il bambino necessita di una protezione particolare, compresa quella legale appropriata, sia prima che dopo la nascita. Il nascituro, è titolare del diritto alla vita e, quantomeno, titolare di una legittima aspettativa a nascere.
Il contratto di spedalità, che è intercorso tra la madre e la bambina, morta due giorni addietro, a Cosenza, presso l’ospedale “Annunziata” ha, anche, effetti protettivi in favore di terzi (la bambina). Come tale, si impone l’obbligo per la struttura ospedaliera di non arrecare danni anche agli estranei al contratto.
La madre si era recata nella struttura sanitaria, giunta al termine previsto per la gestazione, in assenza di patologie rilevate. Come confermato dalla giurisprudenza della Suprema Corte il nascituro, (soprattutto in assenza di un corrispondente e conflittuale diritto della madre) risulta dotato di autonoma soggettività giuridica, poiché, sul piano sostanziale, risulta titolare di interessi personali in via diretta, anche in relazione agli artt.2 e 32 della Costituzione.
I genitori debbono sapere se la figlia sia stata violata nel suo diritto alla vita e si rivolti alle Autorità competenti Child’s Friends rammenta che il diritto alla vita, solennemente proclamato nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, è diritto fondamentale e inviolabile, sul quale s’inseriscono tutti gli altri diritti umani riconosciuti dall’ordinamento.