Bevacqua: “Acqua pubblica e gestione responsabile” Il consigliere regionale plaude all'istituzione dell'AIC (Autorità Idrica della Calabria)
“All’appuntamento con l’odierna Giornata mondiale dell’acqua, la Calabria si presenta
quest’anno dotata di un nuovo essenziale strumento, qual è la legge regionale sul
Servizio Idrico Integrato: frutto di disamine ripetute e puntuali nella Commissione
che presiedo, ritengo che il testo definitivo, cui si è approdati e che abbiamo approvato
in Consiglio lo scorso maggio, risponda ai criteri di governo e gestione più avanzati
in relazione al ciclo delle acque”. È quanto dichiara il consigliere Bevacqua, il
quale prosegue: “Siamo tutti consapevoli della preziosità del bene acqua, forse però
non lo siamo abbastanza, soprattutto riguardo al fatto che non si tratta di una risorsa
infinita. Ecco perché oggi dobbiamo ribadire il dovere di garantire la necessità
di un consumo responsabile delle risorse idriche, salvaguardando il riconoscimento
di un vero e proprio inviolabile “diritto all’acqua”, sganciato dalla semplice dimensione
di domanda e offerta che lo svilirebbe e lo rinchiuderebbe in una mera logica commerciale.
L’istituzione, disposta dalla nuova legge, dell’AIC (Autorità Idrica della Calabria),
quale ente pubblico, e sottolineo pubblico, espressione di tutti i Comuni della Regione,
e l’individuazione dell’ambito territoriale unico ottimale, vanno esattamente in
questa direzione, così come il Comitato consultivo degli utenti del servizio e dei
portatori di interesse. Il concetto di acqua come bene pubblico non è negoziabile,
così come non è la garanzia di democraticità e trasparenza nella scelta di un modello
di gestione organico capace di coprire il ciclo delle acque dalla captazione al consumo”.
“Il tema 2018 – continua Bevacqua – è “Natura per l’Acqua”, il che significa usare
le soluzioni che si trovano in natura per ridurre le inondazioni, la siccità e l’inquinamento
delle acque. Quello che è accaduto ieri sul Tirreno cosentino evidenzia, ancora una
volta, quanto il nostro territorio sia esposto ai pericoli nascenti non solo dai
cambiamenti climatici, ma che dalla violenza con cui, nel corso del tempo, l’uomo
ha deturpato e devastato quanto avrebbe dovuto preservare e proteggere”. “C’è bisogno
– conclude Bevacqua – di un cambiamento profondo, atto a ripensare il rapporto complessivo
delle attività umane con la biosfera e a porre in essere strumenti adeguati. Non
è soltanto l’acqua a non essere infinita: non lo è neanche il tempo a nostra disposizione
per invertire la rotta di collisione con la natura”.