Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), DOMENICA 15 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Berlusconi apre a patto, ma senza dimissioni

Berlusconi apre a patto, ma senza dimissioni

| Il 09, Dic 2010

Caccia al voto e toto-malato. Il presidente Napolitano: vedremo come finirà

Berlusconi apre a patto, ma senza dimissioni

Caccia al voto e toto-malato. Il presidente Napolitano: vedremo come finirà

 

ROMA – L’asticella di Gianfranco Fini si abbassa sempre piu’ arrivando a proporre un ”reincarico in 72 ore” a Silvio Berlusconi; proposta che pero’ il Cavaliere, per nulla intenzionato a dimettersi, giudica ancora insufficiente per chiudere un’intesa che scongiuri il rischio di elezioni anticipate. Si gioca su un filo sempre piu’ sottile la partita nella maggioranza in vista della verifica del 14 dicembre. Che una trattativa fra il presidente del Consiglio e quello della Camera sia in corso, ormai, non lo nega piu’ nessuno. Poco importa se Italo Bocchino, che continua a negare, sia stato davvero a palazzo Grazioli (come sostengono in tanti nel Pdl) oppure se il negoziato sia corso sul filo del telefono. Cio’ che conta e’ che qualcosa si muova: anche se l’esito non e’ affatto scontato. La proposta del presidente della Camera al premier puo’ essere cosi’ riassunta: dai un segnale di discontinuita’, sali al Colle e dimettiti prima del voto in Aula e noi ci impegniamo a sostenere un nuovo governo, da te guidato, in cui far entrare anche l’Udc. L’unica condizione posta e’ una riforma della legge elettorale che modifichi il premio di maggioranza. Offerta che il premier non ha accettato, ma neanche rigettato. ”Ci sta riflettendo, anche perche’ sono in molti a chiederglielo”, rivela un dirigente del partito. Un riferimento alle ‘colombe’: Gianni Letta, Angelino Alfano, Franco Frattini. Sarebbero loro a spingere il Cavaliere ad andare perlomeno a vedere le carte dell’ex alleato. Qualcuno riferisce che per convincerlo Fini avrebbe addirittura proposto di formalizzare il tutto davanti a un notaio. Altri, invece, lo frenano, gli intimano di non fidarsi, ma soprattutto di non accettare trattative sull’unica arma che assicura al premier la ”sopravvivenza politica”: ovvero l’attuale legge elettorale. Gli scettici hanno i nomi di Denis Verdini, Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri. Il premier ascolta tutti ma, almeno per ora, resta fermo sulle sue posizioni. Complice anche le parole di Fini e Bocchino ieri a ‘Ballaro” che lo hanno piuttosto indispettito. Nemmeno la formalizzazione dell’offerta di una crisi lampo sembra convincerlo. A farla e’ il solito Bocchino che di fatto gli propone una crisi pilotata: ”Per noi servono le dimissioni”, ma siamo anche disposti ad un ”reincarico 72 ore dopo” a condizione che il premier accetti una ”nuova agenda economico-sociale” ed una nuova legge elettorale, dice il capogruppo di Fli. Un’ulteriore apertura che pero’ non convince il premier. Ai fedelissimi ribadisce di non avere nessuna intenzione di dimettersi, soprattutto ora che ad essere in palese difficolta’ e’ Fini. Inoltra, aggiunge, una crisi ora, con un delicato vertice europeo alle porte, sarebbe una iattura per l’Italia. I ‘ragionieri’ di Montecitorio continuano a ripetergli che avra’ la maggioranza: 313 a 311 nelle peggiori previsioni. Lui dice di crederci, ma in realta’ sa benissimo che sara’ un roulette: ma e’ disposto a correre il rischio, visto che considera altrettanto pericoloso salire al Colle con le dimissioni in mano. Se andasse bene, potrebbe allargare la maggioranza dopo aver incassato la fiducia, da una posizione di forza. Se al contrario andasse male, chiedera’ le elezioni. Per ora, dunque, Berlusconi non cede. Diverso, a suo avviso, sarebbe il discorso se Fini desse ascolto alle ‘colombe’ di Fli, come Silvano Moffa secondo il quale ”le dimissioni del premier non sono necessarie” visto che sarebbe ”sufficiente un patto di legislatura”. Proposta che Berlusconi accetterebbe di buon grado, anche perche’ fu lui il primo a farla durante l’ultima Direzione nazionale del Pdl. Intanto l’Udc sta alla finestra. Nel Pdl, giurano che Pier Ferdinando Casini non sapesse nulla della trattativa di Bocchino e che ora i rapporti fra lui e Fini siano piu’ ‘freddi’. Il leader centrista, al telefono con lo stesso Fini, avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco, convinto che comunque vada il braccio di ferro fra Fini e Berlusconi a lui cambierebbe poco. Una partita complicata sulla quale vigila il Quirinale, che fa trapelare tutta la sua preoccupazione per l’evolvere della situazione: approvata la legge di stabilita’ ”adesso si apre l’altro capitolo”, quello della crisi politica e ”vedremo insieme come andra’ a finire”, ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.(ANSA)