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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Berlinguer, il rivoluzionario

Berlinguer, il rivoluzionario

Francesco Stilo ricorda il compianto segretario del PCI

Berlinguer, il rivoluzionario

Francesco Stilo ricorda il compianto segretario del PCI

 

Riceviamo e pubblichiamo

In questi giorni, in particolare l’undici giugno (trentesimo anniversario dalla morte di E. Berlinguer), abbiamo potuto leggere sui giornali ed ascoltare alle radio e televisioni, le più disparate analisi, sul pensiero e sulla figura in generale del grande dirigente comunista Enrico Berlinguer. La gara ad accaparrarsi la vicinanza “spirituale” ed ideologica di questa imponente figura del pensiero comunista italiano ed europeo, è stata insolitamente “affollata”, e, se da un lato abbiamo ascoltato con attenzione interessanti riflessioni incentrate sulla forte attualità della questione morale (tornata sulla scena mediatica dopo gli scandali EXPO e MOSE), dall’altro abbiamo assistito con stupore alla nascita di una sorta di “berlinguerismo di ritorno” che palesemente odora di opportunismo. Il fatto che durante la campagna elettorale per le elezioni europee due forze eterogenee e non certo comuniste quali il PD ed il M5S abbiano cercato di strumentalizzare a proprio vantaggio la figura dell’ormai storico segretario del PCI, la dice lunga sulla centralità ed attualità del pensiero di Berlinguer.
Berlinguer leggeva la corruzione della cosa pubblica non come un problema rappresentato unicamente dai tanti politici che rubano, bensì come il sintomo e il tassello di un modello di crescita e di sviluppo distorto, di un capitalismo che per potersi alimentare e riprodurre doveva necessariamente incubare una economia illegale e criminale, distruggere l’ambiente e i diritti conquistati dal movimento operaio. Tale modello di corruzione non può certamente essere sconfitto con “qualche arresto ogni tanto”, ma è necessario (e qui vale un importante parallelo con la lotta alle mafie) togliere da sotto i piedi di questi fenomeni il terreno che li fa prosperare (povertà, emigrazione, disuguaglianza, disoccupazione, emarginazione sociale, etc). L’impegno politico di Berlinguer si colloca nella storia centenaria della lotta delle classi subalterne per ottenere il riscatto sociale, la libertà e la giustizia. In questo, la distanza con i Renzi e i Grillo, non è solo politica: è culturale e morale. Berlinguer era un compagno, non un imbonitore.
“Io non mi sento stanco, sento in me, se vuole – non credo di fare della retorica – la stessa passione che ho avuto quando ho cominciato la mia militanza comunista nel 1943. Da questo punto di vista non mi è accaduto – e questa la considero la più grande fortuna della mia vita – di seguire quella famosa legge per cui si è rivoluzionari a vent’anni, poi si diventa via via liberali, conservatori, reazionari. Io conservo i miei ideali di allora”. E. Berlinguer.