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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

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Bambini disabili di 8 e 9 anni ammanettati a scuola E' successo in una scuola americana in due separati episodi che sono stati filmati

Bambini disabili di 8 e 9 anni ammanettati a scuola E' successo in una scuola americana in due separati episodi che sono stati filmati
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Incredibile ma vero. Due bimbi di 8 e 9 anni entrambi disabili a causa del disturbo
dell’attenzione con iperattività, sono stati ammanettati in due separati incidenti
in una scuola elementare del Kentucky perché non rispondevano ai richiami all’ordine
di maestre e preside. Un video ripreso da una segretaria scolastica mostra il bimbo
di 8 anni che piange con le braccia legate dietro la schiena, seduto su una sedia.
Secondo la denuncia, mentre il bambino era stato allontanato dalla classe perché
disturbava l’agente Sumner gli dice: “Non puoi dondolarti cosi, o fai quello che
ti dico o pagherai le conseguenze”. Nel corridoio il piccolo avrebbe cercato di colpire
l’agente con un gomito e questo avrebbe portato all’uso delle manette. Quanto alla
bambina di 9 anni, che ha sofferto una forte crisi dopo essere stata ammanettata
tanto da venire trasportata in ospedale, era stata messa in isolamento per aver disturbato
la classe. Apparentemente l’agente sarebbe intervenuto mentre la ragazzina cercava
di divincolarsi dal preside e un insegnante. L’agente intervenuto su richiesta della
scuola e che ha usato le manette per i piccoli è stato denunciato dalle mamme dei
ragazzini e dall’Associazione per le libertà civili (UCLA). La difesa dell’agente
ha fatto sapere che in entrambi i casi Sumner “è intervenuto su richiesta della
scuola ed ha immobilizzato i ragazzini perché rischiavano di fare del male a loro
stessi e ad altri”.Dalla stampa nazionale e dai giornali on line ancora una volta
si assiste a degli episodi spiacevoli e dolorosi che riguardano due bimbi di 8 e
9 anni con disabilità. Ora anche le manette, commenta Giovanni D’Agata, presidente
dello “Sportello dei Diritti” che condanna questi gesti, vengono usate come
strumento per reprimere o “punire” la vivacità dei ragazzi.