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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Baliani, a cavallo di una sedia, racconta della corruzione con Kohlhaas

Baliani, a cavallo di una sedia, racconta della corruzione con Kohlhaas

Dal 13 al 15 gennaio 2012 al teatro Eutheca a Cinecittà. La vicenda realmente accaduta ad un allevatore di cavalli del ‘500

Baliani, a cavallo di una sedia, racconta della corruzione con Kohlhaas

Dal 13 al 15 gennaio 2012 al teatro Eutheca a Cinecittà. La vicenda realmente accaduta ad un allevatore di cavalli del ‘500

 

 

Marco Baliani, uno dei più grandi narratori italiani, sarà a Roma al Teatro Eutheca dal 13 al 15 gennaio con Kohlhaas. Ingiustizia e corruzione i temi trattati dall’artista che da oltre 20 anni porta in tournée questo spettacolo, giunto quasi alla millesima replica. 

“Tanti anni fa in terra di Germania viveva un uomo a nome Michele Kohlhaas. Era allevatore di cavalli e come lui lo erano stati il padre e il nonno”: comincia così l’affascinante racconto di Marco Baliani, nativo di Verbania, professione “raccontatore di storie”, attore, regista e drammaturgo tra i più originali nel panorama teatrale italiano.

Baliani, solo sulla scena, seduto in una sedia, vestito di nero, per circa 90 minuti, incanta un pubblico di ogni età, narrando la storia realmente accaduta, nella Germania del 1500, di un mercante di cavalli, vittima della corruzione dominante della giustizia statale. La spirale di violenza generata dal sopruso subito dal protagonista offre lo spunto per una riflessione sulla questione della giustizia e sulle conseguenze morali che la reazione dell’individuo all’ingiustizia può comportare.

Baliani, attraverso la mimica e la gestualità, riesce a coinvolgere anche lo spettatore più distratto, facendogli immaginare i cavalli del protagonista, le sue paure, la sua sete, la sua vana attesa di giustizia e la decisione finale di scegliere il cappio di una forca.

“Le domande senza risposta che solleva la storia di Kohlhaas (cos’è la giustizia, quella umana e quella divina, e come può l’individuo ricomporre l’ingiustizia)” – dice l’autore – “fanno parte, profondamente, dei percorsi della mia generazione, quella segnata dal numero di riconoscimento ’68”.

redazione@approdonews.it