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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 11 DICEMBRE 2024

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Axa axa bitta

Axa axa bitta

| Il 17, Mag 2012

Ecco la seconda ed ultima parte del racconto mystery di Gabriella Cappelli

Axa axa bitta

Ecco la seconda ed ultima parte del racconto mystery di Gabriella Cappelli

 

 

…continua dalla puntata precedente

“Non ci posso credere! Per la miseria! Dove mi trovo…” Il sole splende in un cielo estremamente sereno, la campagna intorno è di un verde che non avevo mai visto. Accidenti, quante viti, ma non sono dei regolari vigneti, sono sparse nei campi, e sono tante e piene di grappoli maturi! Ma “Di là” la vendemmia è finita da un pezzo… Mi guardo intorno esterrefatta cercando una spiegazione plausibile a tutto questo quando… un lieve tocco sulla spalla mi fa letteralmente drizzare i capelli in testa… sono paralizzata, non riesco a voltarmi…

Un altro lieve tocco, accompagnato da quella strana tosse… Mi faccio coraggio… guardo con la coda dell’occhio …poi mi giro completamente: davanti a me, perbaccolina, un vecchio signore con una folta capigliatura bianca come la neve ed una lunga barba ancora più bianca, avvolto in un lungo peplo, anch’esso bianchissimo, mi guarda e sorride con un sorriso sornione e ammiccante… “Axa, Axa bitta”… devo guardarlo con l’espressione più stupida di questo mondo, perché si batte la mano sulla fronte mentre con una risata cristallina mi dice: “Che stolto, non puoi capire la mia lingua… Benvenuta ad Axa!”

“Benvenuta ad Axa” ripetei fra me. Ma che posto era mai Axa e quel vecchio signore con quell’antico costume … e quella strana lingua..

“Capisco la tua perplessità, ma non temere! Non dovresti essere qui ma ormai mi hai seguito ed è giusto che ti faccia conoscere il mio mondo: Axa!”

Mi prese per mano, una mano delicata e lieve come quella di un bambino, ma forte e decisa che mi trascinò, sì perché io quasi non riuscivo a muovermi, attraverso quella campagna piena di viti finché non giungemmo ad un paese… no, non era un paese, era un villaggio, un villaggio come quegli degli antichi romani che vediamo ricostruiti al cinema o nelle foto di un libro… ma questo era ancora più vecchio ed aveva qualcosa di diverso. Le case erano fatte in legno e fango con i tetti molto spioventi ed erano costruite intorno a due strade perpendicolari che attraversavano tutto il villaggio.

“A proposito, il mio nome è Vestus e questa Axa, la mia città. Si trova al “Di Qua ” del cunicolo e della grotta, ma nessuno del tuo popolo ne conosce l’esistenza. Per fortuna, vorrei aggiungere. Tu sei la prima del tuo tempo a vedere Axa.”

Io continuavo a guardarmi intorno senza rendermi conto di quello che vedevo finché trovai il fiato per articolare una frase:

“Ma che significa questo luogo, queste case, i tuoi abiti…Dove siamo e soprattutto…quando siamo…”

“Bene, cercherò di soddisfare le tue domande, per quanto possibile! Questa è un’antica città etrusca, sai bene che questo è stato un territorio etrusco. Secoli fa tutte le nostre città furono distrutte e soggiogate dai romani. I tempi si sono succeduti ai tempi, ma per un inspiegabile mistero, noi diciamo per volere degli Dei, il tempo al “Di qua” si è fermato e la nostra vita scorre come ai primordi della nostra storia. Io sono il più vecchio sacerdote del dio Tinia e sono l’unico a conoscere i cambiamenti che si sono avvicendati nel corso dei millenni “Di là” del cunicolo e della grotta e quando sono stato dichiarato Grande Saggio ho dovuto giurare solennemente al mio predecessore di non svelare mai questo mio sapere a nessun abitante di Axa e di non interferire mai con il vostro tempo. Purtroppo è stato un mio errore uscire dal cunicolo e dalla grotta, non avrei dovuto… andavo in cerca di alcune bacche rosse che servono a curare la strana tosse che hai sentito. E’ un malanno che affligge il nostro popolo da ormai tanti anni e l’unico rimedio è un infuso fatto con quelle bacche che però adesso scarseggiano e non bastano più per i nostri bisogni. Per questo mi sono addentrato “Di là” nella speranza di non essere scoperto. Purtroppo tu mi hai seguito ed hai scoperto il nostro segreto.

Le nostre leggi, sono molto severe in proposito, per questo adesso dovrò presentarmi al Gran Consiglio degli Anziani e subirne la giusta punizione.”

Non so come, riesco a rimettere in linea il cervello e a ragionare per cui quando parlo le mie parole hanno un senso:

“Non è giusto…Mi dispiace, come possiamo rimediare?! Accidenti alla mia curiosità! Se non avessi seguito la tua sagoma e la tua tosse… Ma deve pur esserci un sistema per evitare la punizione, dopotutto hai agito così solo per il bene del tuo popolo, questo il Gran Consiglio dovrebbe capirlo…”

“Non è così semplice, io ho cercato, sì, di aiutare il mio popolo, ma forse ne ho decretato la rovina. Pensi che gli uomini del tuo tempo, se sapranno della nostra esistenza, ci lasceranno in pace o piuttosto si avventeranno su questa città per scoprirne tutti i suoi segreti, per non parlare poi di quelle macchine che catturano le immagini… come le chiamate… camerate…temerate… telecamere, ecco, telecamere…e tutto quel che segue: il nostro mondo svanirebbe in un attimo e noi saremmo trattati come reperti da studiare e sezionare…” continuò affranto Vestus.

Come erano vere quelle parole! I media, la curiosità, la “scienza” avrebbero annientato quello che neppure il tempo era riuscito a distruggere!

“No, non ci sto, pensiamoci bene prima di prendere decisioni affrettate. Vediamo…E’ indubbio, o almeno credo, che io sono qui…ma è pur vero che nessuno finora mi ha vista, per cui posso ripercorrere la strada all’indietro e lasciare Axa prima che qualcuno si accorga della mia presenza, così tutto andrà a posto e tu non subirai nessuna punizione. Vestus, non parlerò mai con nessuno di tutto questo; il segreto di Axa rimarrà tale per secoli e secoli ancora, ti do la mia parola di donna e dovrebbe essere sufficiente per te visto che il tuo popolo ha molta considerazione per le donne. Lo so perché ammiro molto la vostra civiltà ed ho letto quel poco che si sa su di voi…”

Vestus si lisciava la lunga barba bianca, rimuginando le mie parole:

“Ebbene, forse hai ragione, si potrebbe fare…tentar non nuoce e poi non ho molte altre alternative…inoltre, non perché non mi fidi di te e della tua parola di donna, ma potrei usare l’ “Akvil”, un infuso di erbe che dovrebbe farti dimenticare …”

“Tutto quello che vuoi, Vestus, berrò tutto quello che vuoi purché non cambi niente per te e la città! Mi faresti però una cortesia mentre torniamo indietro? Potresti parlarmi di voi, della vostra civiltà? Dovresti saperlo, per noi siete ancora un grande mistero! Te lo chiedo solo per il mio personale e …temporaneo desiderio di conoscere, tanto poi berrò il tuo infuso e…”

“Va bene, va bene per quel che possa servire, appagherò la tua curiosità di donna…” E così mentre tornavo indietro verso quello che era adesso il mio “Di Qua”, Vestus mi svelò tante cose sulla civiltà etrusca, sulla sua città ed i suoi abitanti. Tanti misteri e tanti segreti che sono ancora misteri e segreti perché ad ogni passo mi faceva bere un sorso di infuso…

“Mamma mia come sono indolenzita… ho camminato troppo stasera…” borbottai con voce impastata.

“Hai camminato troppo? ” ridacchiò mio marito “Non ti sei mossa dalla poltrona, volevi uscire ma ti sei addormentata come un ghiro!”

Mi svegliai del tutto ed era vero, non ero uscita e avevo dormito per un paio d’ore mentre fuori si faceva notte. Allora avevo fatto solo uno strano sogno che non ricordavo, ma mi era sembrato di aver tanto camminato e mi sentivo stanca come se lo avessi fatto davvero!

Il giorno dopo ho fatto la mia passeggiata, era una bellissima serata, sono entrata in un boschetto dove non ero mai stata:

“Che strano dove ho già visto quelle file di alberi paralleli, forse in altro boschetto… e quei cespugli di alte felci…Ma cos’è che luccica là sotto?”

Mi avvicino al cespuglio di felci e seminascosto fra il verde e la terra c’è un pezzetto di metallo con delle scalfitture strane, potrebbe essere una scritta… Lo raccolgo, metto gli occhiali per vedere meglio. Sono degli strani segni, potrebbero essere… XA…Potrebbe essere una moneta??!! Ma no, forse è solo un residuo di una vecchia lattina abbandonata…

Che incivili, lasciare lattine nel bosco! Lo metto in tasca, lo butterò nel primo cassonetto che trovo….!

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