Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), SABATO 20 APRILE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Ateneo Controverso: il nostro punto di vista per la riforma dello statuto d’Ateneo

Ateneo Controverso: il nostro punto di vista per la riforma dello statuto d’Ateneo

L’opinione dei ragazzi e delle ragazze aderenti al movimento studentesco attivo nell’Università calabrese

Ateneo Controverso: il nostro punto di vista per la riforma dello statuto d’Ateneo

L’opinione dei ragazzi e delle ragazze aderenti al movimento studentesco attivo nell’Università calabrese  

?RIFORMA DELLO STATUTO d?ATENEO: IL NOSTRO PUNTO DI VISTA?

INTRODUZIONE: Con l?entrata in vigore della Legge Gelmini (L. 240 del
30/12/2010) tutte le università italiane dovranno entro i prossimi 6 mesi
ridefinire gli Statuti in base ai criteri della nuova Legge. Si tratta di un
momento di svolta per il sistema universitario. Per la prima volta dopo la
Legge n.168/89 (Ruberti) le nostre università dovranno riscrivere le proprie
regole interne in modo simultaneo e secondo principi che ne mina dalle
fondamenta il carattere pubblico e democratico. Nei prossimi sei mesi
l?intero corpo accademico sarà chiamato quindi ad una discussione generale
sulle norme di governo delle Università, e conseguentemente alla
ridefinizione degli organismi accademici. Di fatto è aperta la discussione
su quale modello di Università vogliamo. Pensiamo che il sistema
universitario debba funzionare secondo il modello dell?autogoverno
democratico della comunità accademica, seguendo il principio di autonomia
sancito dalla nostra Costituzione all?art. 33. L?Università in quanto luogo
della formazione e della trasmissione critica del sapere, slegato dalla
logica del profitto e non succube del mercato del lavoro, deve essere
governato in modo condiviso da tutta la comunità affinché, attraverso la
partecipazione di tutti, ne sia tutelato il carattere pubblico e di
interesse generale per il Paese. I concetti di Università pubblica, autonoma
e democratica non sono separabili, ma sono legati fra di loro. 

Per un iter democratico e partecipato all?Unical

Il nostro Ateneo ha, quindi, sei (6) mesi dall?entrata in vigore della Legge
per modificare il proprio Statuto, più ulteriori tre (3) mesi di proroga.
Questo significa che il nuovo Statuto dovrà essere approvato entro il 29
Luglio, ed entro il 29 ottobre in caso di proroga. Vogliamo che all?interno
del nostro Ateneo si avvii una discussione di tutta la comunità accademica,
evitando cosi che le nuove regole siano il frutto di una discussione
ristretta e non democratica. Al lavoro della Commissione dei 15 membri (che
per la legge Gelmini ha un ruolo fondamentale per la redazione del nuovo
statuto) – ormai ufficialmente costituita e nominata dal Rettore con
l?approvazione del senato accademico e nel consiglio di amministrazione
nelle sedute di giorno 02/2/2011 – sarà necessario prestare molta
attenzione. E?, infatti, importante che nell?iter della discussione sul
nuovo Statuto siano coinvolti tutti gli organi accademici per formulare
proposte e aprire una discussione pubblica ed assembleare permanente, vera e
profonda, sulle regole della comunità accademica. 

Ribadiamo, così, la necessità di continuare le nostre battaglie tramite
un’opera di monitoraggio costante e di mobilitazione in occasione
dell’emanazione dei decreti delegati, che deve passare inevitabilmente dal
livello locale, cogliendo l’occasione per proporre un modello dove tutte le
comunità accademiche devono interrogarsi e confrontarsi nel modo più ampio,
partecipato e trasparente possibile. 

La riforma degli Statuti di Ateneo, imposti per legge, fornisce oggi
l’occasione da un lato di “disapplicare” gran parte della riforma
all’interno dei singoli Atenei e dall’altro l’opportunità di espandere
diritti e promuovere pratiche democratiche. Pertanto, l’importanza di una
discussione seria, evitando di non farne una questione di retroguardia o di
perseguire la logica di ridurre i danni, oggi è imprescindibile per la
salvaguardare il carattere pubblico dell’Università. Lo Statuto all’interno
di qualsiasi Ateneo deve essere percepito come una “Costituzione” per tutta
la comunità accademica, la rilevanza di tale paragone non è prettamente
strumentale, dal momento che lo stesso agisce direttamente sulla regolazione
della vita democratica di tutta la comunità, ha un valore più che oggettivo.
Tutto ciò ci coinvolge direttamente, chiama in causa tutta la comunità
accademica dell’Unical, soprattutto alla luce della nomina per mano del
Rettore, poi ratificate in Senato Accademico e CdA, dei membri della
Commissione chiamata a riformare lo Statuto del nostro Ateneo. Chiaramente
il metodo “adottato” per la nomina dei membri della Commissione ha avuto
forti limiti democratici, di trasparenza e di partecipazione! Soprattutto
per la componente studentesca (D’Acri e Cambrea) che si sono autoeletti a
membri della commissione. Colpa anche dell’inerzia e della soggiacenza di
gran parte della comunità accademica ma anche della sottovalutazione
dell’importanza dello Statuto. E’ necessario che l’iter della stesura dello
Statuto sia accompagnato da una discussione pubblica, finalizzata
inizialmente a stabilire metodi e principi che questo percorso dovrà
inesorabilmente prevedere. Da questa necessità nasce l’esigenza della
convocazione di un Corpo Accademico di Ateneo, per la rilevanza politica e
la possibilità di garantire pluralismo e partecipazione è l’unico luogo
deputato ad esprimersi sulla vita e sul futuro del nostro Campus. I nodi da
sciogliere sono numerosi, ma in primis è indispensabile stabilire principi e
metodi su cui il nuovo statuto si debba erigere, in difesa dell’Università
pubblica e nella critica radicale dell’impianto ideologico fortemente
neo-liberista ed aziendalista che la riforma Gelmini e il governo Berlusconi
hanno portato avanti anche sul piano politico culturale, attaccando come
ormai tangibile il sistema dei diritti e lo stato sociale.

RIEPILOGO E PROPOSTE punti-nodi centrali – Non si tratta infatti di limitare
i danni, ma di cogliere l’occasione della riforma complessiva degli statuti
per aprire una fase espansiva nei diritti, nella partecipazione, nella
trasparenza, e al tempo stesso impedire l’applicazione di gran parte della
riforma all’interno degli atenei. Bisognerà dare battaglia per contrastare
l’ingresso dei privati nei consigli di amministrazione e la precarizzazione
della ricerca all’interno degli statuti d’Ateneo, e cogliendo l’occasione
per proporre ed imporre un modello alternativo di università, sulla cui
definizione il movimento deve interrogarsi e confrontarsi nel modo più ampio
e partecipato, coinvolgendo tutti i soggetti in mobilitazione. Le proposte
in campo sono molte, come i possibili strumenti per agire sul lavoro delle
commissioni: monitoraggio costante, assemblee periodiche generali e di
facoltà, possibili consultazioni referendarie dal basso. 

Proposta – punti fondamentali su cui costruire un percorso anche interno e
con gli studenti:

1.      Metodo, partecipazione e trasparenza: è necessario che l’iter sia
accompagnato da una discussione pubblica;

2.      Dipartimentalizzazione, accorpamento facoltà: fermo restando che
attraverso l’accorpamento delle facoltà non vi un risparmio, se non esiguo,
crediamo che tale accorpamento, dove obbligatorio debba essere improntato a
criteri di omogeneità tra facoltà, salvaguardare la qualità della didattica,
mantenere i servizi per gli studenti, e non potrà svolgersi secondo
dinamiche baronali e di potere. L’organizzazione dei dipartimenti e la
formazione di scuole/facoltà deve avvenire senza aumentare la distanza tra
studenti e luoghi decisionali, con regole chiare e trasparenti sul ruolo
degli organi e sull’elezione dei rappresentanti degli studenti nei
dipartimenti;

3.      Esterni: non accetteremo l’ingresso di alcun privato o singolo
riconducibile ad aziende private. Proponiamo che la quota di esterni sia
affidata a precari della ricerca (tecnicamente sono esterni);

4.      Statuto dei diritti: proponiamo nel nostro Ateneo l’adozione dello
Statuto dei diritti delle studentesse e degli studenti che regolamenti i
diritti in sede d’esame, a lezione, sull’accesso ai servizi ecc;

5.      Democrazia diretta ? questione rappresentanza?: così come dopo la
grande fase di partecipazione degli anni ’60/’70 furono ridefinite le
modalità di partecipazione, delega e rappresentanza dentro scuole e
università, così oggi ci si pone la sfida dell’espansione dei diritti di
partecipazione. Centrale diventa a questo punto la battaglia affinchè gli
statuti prevedano: l’istituzionalizzazione del referendum studentesco,
l’assemblea mensile con sospensione delle lezioni, gli istituti di
democrazia diretta e norme su trasparenza e accesso agli atti.

Ateneo Controverso