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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Arrestato il direttore della Leonia, municipalizzata del comune di Reggio

Arrestato il direttore della Leonia, municipalizzata del comune di Reggio

Ritenuto vicino alla cosca dei Fontana operante nel quartiere Archi della città

Arrestato il direttore della Leonia, municipalizzata del comune di Reggio

L’azienda che si occupa di raccolta dei rifiuti per conto del comune di Reggio è stata travolta dalle indagini contro la ‘ndrangheta. Il direttore operativo, Bruno De Caria, è stato arrestato perché ritenuto vicino alla cosca dei Fontana operante nel quartiere Archi della città

 

 

Il direttore operativo della Leonia, municipalizzata del Comune di Reggio per la raccolta dei rifiuti, Bruno De Caria, è stato arrestato nel corso di un’operazione della Guardia di finanza e della Polizia contro la cosca di ‘ndrangheta dei Fontana. L’operazione, condotta dal Gico del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, è finalizzata all’esecuzione di otto ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip su richiesta della Dda reggina, nei confronti di altrettanti presunti affiliati alla cosca operante nel quartiere Archi di Reggio Calabria. Contestualmente agli arresti, Guardia di finanza e Polizia stanno provvedendo anche al sequestro di beni mobili, immobili e società commerciali che secondo l’accusa sono riconducibili alla cosca Fontana, per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro. Inoltre sono in atto perquisizioni a Reggio Calabria, Roma ed in Toscana. Il Consiglio dei ministri, ieri, ha sciolto il Comune di Reggio Calabria per «contiguità» mafiose dell’amministrazione.

Bruno De Caria, 62enne, èil direttore della «Leonia Spa», la società mista per la raccolta rifiuti partecipata al 51% delle azioni dal Comune di Reggio Calabria arrestato questa mattina nell’ambito di un’operazione congiunta della Squadra Mobile e dal Gico della Guardia di Finanza contro la cosca di ‘ndrangheta dei Fontana, ‘ndrina di Archi federata al potentissimo cartello del clan Condello. De Caria è accusato di associazione di tipo mafioso, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e abuso d’ufficio, aggravati dal fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa. Secondo l’accusa De Caria, grazie al suo ruolo, avrebbe favorito l’infiltrazione della cosca nella municipalizzata. Tra gli altri arrestati figurano il boss Giovanni Fontana, i suoi quattro figli Giandomenico, Francesco, Giuseppe e Antonino e le mogli di due di questi.

LEONIA, IL VERO AFFARE ERA MANUTENZIONE MEZZI

La manutenzione dei mezzi meccanici della società Leonia, partecipata del Comune di Reggio Calabria, era il vero e proprio affare della cosca della ‘ndrangheta Fontana. E’ quanto emerso dalle indagini di polizia e Guardia di Finanza che stamane hanno portato all’arresto del direttore operativo della società Leonia e di altre sette persone tutti esponenti della cosca. La famiglia Fontana è titolare della società Semac alla quale è stata affidata la manutenzione dei mezzi della Leonia. La manutenzione dei mezzi, secondo gli investigatori, ha garantito alla cosca Fontana un costante flusso di denaro. I collaboratori di giustizia sostengono che il denaro ricavato dall’attività era diventato un ‘fondo cassa’ a disposizione delle cosche reggine. Una sorta di “rimessa di denaro contante” proveniente dall’acquisto sovra stimato di pezzi di ricambio e componenti meccanici dei mezzi utilizzati nel ‘Comparto rifiuti’ che, attraverso un sistema di fatture gonfiate, venivano sostituiti dalla Semac con assoluta facilità e senza una preventiva autorizzazione della Leonia, registrando altissimi costi aziendali.

SI INDAGAVA SU LEONIA SIN DAL 2000

L’operazione compiuta stamane a Reggio Calabria, chiamata ‘49% – Athena’, è il risultato di due distinte indagini svolte dalla squadra mobile negli anni 2000-2011 e, successivamente, dal Gico della Guardia di Finanza. L’attività investigativa è stata coordinata dal Procuratore della Repubblica facente funzioni di Reggio Calabria, Ottavio Sferlazza, dal Procuratore della Repubblica aggiunto Michele Prestipino e dai sostituti procuratori della Dda Sara Ombra e Giuseppe Lombardo. Tra i soggetti destinatari dei provvedimenti restrittivi ci sono il boss Giovanni Fontana, 67 anni, ritenuto dagli inquirenti il fondatore, insieme a Nino Imerti e Pasquale Condello, dello schieramento degli Imerti-Condello-Fontana che si contrapponeva ai De Stefano-Tegano-Libri nella ‘guerra di mafia’ di Reggio Calabria. Oltre a Giovanni Fontana, sono stati arrestati anche i figli Antonino, Francesco Carmelo, Giandomenico, Giuseppe e le nuore Giuseppina Maria Grazia Surace (sposata con Giuseppe Fontana) ed Eufemia Maria Sinicropi (sposata con Antonino Fontana), ed il direttore operativo della Leonia, Bruno Maria De Caria. Agli otto arrestati vengono contestati a vario titolo di reati di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente ed abuso d’ufficio, aggravati dalle modalità mafiose.

PENTITI SVELANO SISTEMA FATTURE GONFIATE

Tre collaboratori di giustizia, Nino Lo Giudice, Roberto Moio e Consolato Villani, hanno svelato il sistema di fatture gonfiate utilizzato dalle cosche della ‘ndrangheta nella societa’ Leonia. I tre pentiti sono state sentiti in diverse occasioni dai magistrati della Dda di Reggio Calabria e le loro dichiarazioni sono state poi riscontrate attraverso una serie di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Durante gli interrogatori i collaboratori di giustizia hanno raccontato anche vicende relative alla società. Verso la fine del 2007 e gli inizi del 2008, la società Leonia è stata, secondo i pentiti, al centro di un passaggio storico di consegne che ha segnato la fine del ‘governo’ della cosca Fontana con il subentro delle famiglie De Stefano-Tegano-Condello. Secondo quanto riferito da Nino Lo Giudice e da Consolato Villani, per volere di Pasquale Condello, Giovanni Fontana e la sua cosca non doveva ‘prendere niente’ perché aveva già avuto la “manutenzione della Leonia” e nonostante ciò “non dava conto a nessuno” motivo per cui, a seguito di una riunione tra Pasquale Condello, Giuseppe De Stefano e Giovanni Tegano fu deciso di agire nei confronti di Giovanni Fontana attraverso alcune intimidazioni ai compattatori della società. In particolare gli episodi avvennero il 9, 13 e 16 gennaio del 2008.

SEQUESTRO QUOTE SOCIO PRIVATO AZIENDA. SIGILLI ANCHE AD ALTRE SOCIETA’, VALORE COMPLESSIVO 32 MLN EURO

Le quote del socio privato della società mista Leonia, pari al 49%, sono state sequestrate, insieme ad altri beni riconducibili alla cosca della ‘ndrangheta dei Fontana, nel corso dell’operazione compiuta stamane da polizia e Guardia di Finanza a Reggio Calabria. I beni sequestrati riguardano anche le quote di altre società, patrimoni aziendali, beni immobili, conti correnti ed automezzi, per un valore complessivo di 32 milioni di euro. Oltre al 49% delle quote del socio privato della Leonia è stato sequestrato anche il patrimonio aziendale. Sono stati apposti i sigilli anche al capitale sociale, alle quote societarie ed all’intero patrimonio aziendale della ditta individuale ‘Fontana Giuseppe Carmelo’ che si occupa del commercio al dettaglio di carburante per autotrazione; capitale sociale, quote societarie ed intero patrimonio aziendale della ditta “Italservice srl’ che opera nel settore del commercio al dettaglio di carburante per autotrazione e titolare di quattro distributori; capitale sociale, quote societarie ed intero patrimonio aziendale della società immobiliare costruzioni edilizia (Sice) srl, che si occupa della compravendita di beni immobili; capitale sociale, quote societarie ed intero patrimonio aziendale della ditta la ditta Semac srl, che gestisce l’attività di riparazione dei mezzi Nissan e degli auto compattatori per conto della Leonia.

GIP: SOCIETA’ MISTE POLI ATTENZIONE COSCHE

Le società miste pubblico-private, quali la Leonia ma anche la Multiservizi, hanno rappresentato la “nuova frontiera dei rapporti tra le cosche mafiose ed il tessuto economico e sociale”. E’ quanto scrive il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere il direttore operativo della società Leonia e 7 affiliati della cosca di ‘ndrangheta dei Fontana. ”Si può ritenere, senza tema di smentite, come le società miste – prosegue il giudice – hanno rappresentato uno dei poli di attenzione della ‘ndrangheta, finendo con il rivelarsi strumento (l’ennesimo) mediante il quale la criminalità organizzata ha infiltrato (sarebbe meglio, forse, dire l’ha fatta propria) l’economia cittadina. Con la prima aggravante che ciò è avvenuto in un settore, come quello dei servizi pubblici, destinato alla collettività e con l’ulteriore aggravante rappresentata dall’incapacità (a voler essere ottimisti) del socio di maggioranza (Comune di Reggio Calabria detentore dl 51% delle azioni della LEONIA S,.p.A.) di controllare, nel corso degli anni, cosa accadesse in seno alla società mista”.

PRESTIPINO, INDAGINE PORTERA’ LONTANO. PROCURATORE AGGIUNTO INTERVISTATO DA GR3: ‘COINVOLTA ZONA GRIGIA’

“L’indagine porterà lontano perché vi sono coinvolti numerosi personaggi della cosiddetta ‘zona grigia’. Personaggi le cui proiezioni e le cui relazioni sono a largo raggio. L’indagine è agli inizi, la continueremo. Vedremo attraverso la ricostruzione dei fatti, se ci sono altre responsabilità”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino, intervistato dal Gr3, facendo riferimento agli arresti eseguiti da Guardia di finanza e polizia poche ore dopo lo scioglimento del Comune per contiguità con la ‘ndrangheta. ”Il controllo da parte dei boss della società di smaltimento dei rifiuti, avvenuto attraverso l’acquisizione delle quote private – ha aggiunto – sta a dimostrare quanto sia forte e quanto sia ancora capace la ‘ndrangheta di infiltrare attivita’ lecite, economiche, essenziali per l’economia cittadina. Tutto questo è potuto avvenire grazie al ruolo ancora una volta di soggetti che non sono mafiosi ma che con la mafia stringono patti collusivi e prestano le proprie capacità professionali all’affermazione e alla realizzazione degli interessi criminali. Siamo ancora una volta di fronte all’operato di quella ‘zona grigia’ di cui tutti parlano ma che occorre contrastare in modo efficace e serio se si vuole raggiungere un risultato nella lotta alla ‘ndrangheta”.

LA NOTA DIRAMATA DALLA GdF 

Gli uomini del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, stanno dando esecuzione, dalle prime ore della mattinata odierna, ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere, nei confronti di otto soggetti appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta dei FONTANA, egemone nel quartiere cittadino di Archi.

Tra gli arrestati il capo cosca FONTANA Giovanni ed il direttore operativo di una nota società municipalizzata, operante nel settore della raccolta e smaltimento cittadino dei rifiuti solidi ed urbani.

Contestualmente, sono in corso i sequestri di tutte i beni mobili, immobili e società commerciali riconducibili alla cosca, per un valore di oltre 30 milioni di euro, nonché perquisizioni a Reggio Calabria, Roma ed in Toscana.

SECONDA NOTA DELLA GdF

La Squadra Mobile di Reggio Calabria ed il G.i.c.o. del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria, con il coordinamento del Procuratore della Repubblica facente funzioni di Reggio Calabria, Dottor Ottavio SFERLAZZA, del Procuratore della Repubblica Aggiunto Dott. Michele PRESTIPINO GIARRITTA e dei Sostituti Procuratori D.D.A. Dr.ssa Sara OMBRA e Dr. Giuseppe LOMBARDO, hanno effettuato una complessa attività di contrasto all’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta ed, in particolare, nei confronti di esponenti di spicco dell’articolazione territoriale denominata cosca FONTANA, operante nel comprensorio di Archi (RC), ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, di intestazione fittizia di beni, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente ed abuso d’ufficio, aggravati dall’art. 7 l. 203/1991 per aver esercitato – attraverso le condotte dei vertici decisionali della ‘ndrina e dei loro compiacenti prestanome – un pervasivo potere di condizionamento e controllo di tipo mafioso sul “Comparto Ambientale” o “Comparto rifiuti” di Reggio Calabria, con particolare riferimento al controllo strutturale delle imprese impegnate nello specifico settore della raccolta dei rifiuti, tra le quali la società mista “pubblico-privata” LEONIA S.p.A., partecipata al 51% delle azioni dal Comune di Reggio Calabria.

Si riportano i nominativi dei soggetti tratti in arresto:

1. FONTANA Giovanni, nato a Reggio Calabria il 13.05.1945, ivi residente in C/da Corvo nr. 4 – Archi, “capo e vertice indiscusso dell’articolazione operativa, punto di riferimento decisionale degli altri componenti della cosca nonché interlocutore delle altre cosche mafiose operanti nel medesimo ambito territoriale” ritenuto responsabile dei reati di associazione di tipo mafioso ed intestazione fittizia di beni ai sensi dell’art. 12 quinquies l. 356 del 1992, aggravata dall’art. 7 l. 203/1991;

2. FONTANA Antonino, nato a Reggio Calabria il 10.09.1971, ivi residente in C/da Corvo nr. 4 – Archi “organizzatore ed esecutore delle direttive del padre, deputato a mantenere i rapporti con il direttore operativo della LEONIA S.p.A. e ponendosi quale interlocutore privilegiato della “società mista” in ordine alle commesse cui beneficiavano le ditte a lui riconducibili, alle fatture gonfiate o emesse per lavori inesistenti ed in ordine agli appalti aggiudicati” ritenuto responsabile dei reati di associazione di tipo mafioso ed intestazione fittizia di beni ai sensi dell’art. 12 quinquies l. 356 del 1992, aggravata dall’art. 7 l. 203/1991;

3. FONTANA Francesco Carmelo, nato a Reggio Calabria il 19.04.1969, ivi residente in via S.S. 18 II tr. Nr. 3, di fatto domiciliato in C/da Corvo nr. 4 –Archi, ritenuto responsabile dei reati di associazione di tipo mafioso ed intestazione fittizia di beni ai sensi dell’art. 12 quinquies l. 356 del 1992, aggravata dall’art. 7 l. 203/1991;

4. FONTANA Giuseppe Carmelo, nato a Reggio Calabria il 11.09.1977, ivi residente in via Calopinace Argine Dx nr. 34, di fatto domiciliato C/da Corvo nr. 4 – Archi, ritenuto responsabile dei reati di associazione di tipo mafioso ed intestazione fittizia di beni ai sensi dell’art. 12 quinquies l. 356 del 1992, aggravata dall’art. 7 l. 203/1991;

5. FONTANA Giandomenico, nato a Reggio Calabria il 17.01.1974, ivi residente in C/da Corvo nr. 4 – Archi ritenuto responsabile dei reati di associazione di tipo mafioso ed intestazione fittizia di beni ai sensi dell’art. 12 quinquies l. 356 del 1992, aggravata dall’art. 7 l. 203/1991;

6. DE CARIA Bruno Maria, nato a Vallelonga (CZ) il 12.09.1950, residente a Milano Via Fauché Giovanni Battista nr. 34, di fatto domiciliato a Reggio Calabria Via dei Villini Svizzeri nr. 19 “quale organizzatore, allacciando – nella veste prima di direttore operativo della filiale di Reggio Calabria della ECOTHERM S.p.A. e poi di direttore operativo della LEONIA S.p.A. con la piena consapevolezza del ruolo degli interlocutori – rapporti duraturi con autorevoli esponenti della cosca FONTANA, quale articolazione operativa della ‘ndrangheta calabrese, ed assicurando a favore dei predetti, attraverso la propria attività lavorativa, svariate e diffuse prestazioni, forniva uno stabile, concreto, volontario ed apprezzabile contributo all’esistenza, conservazione e rafforzamento dell’associazione criminale di tipo mafioso nel suo complesso” ritenuto responsabile dei reati di associazione di tipo mafioso, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (in concorso con FONTANA Antionino) ed abuso d’ufficio, aggravati dall’art. 7 l. 203/1991;

7. SINICROPI Eufemia Maria, nato a Reggio Calabria il 14.09.1978, ivi residente in C/da Corvo nr. 4 – Archi, coniuge di FONTANA Antonino, ritenuta responsabile del reato di intestazione fittizia di beni ai sensi dell’art. 12 quinquies l. 356 del 1992, aggravata dall’art. 7 l. 203/1991 quale titolare formale delle società SE.MAC. S.r.l., ITALSERVICE S.r.l., SI.CE. S.r.l.;

8. SURACE Giuseppina Maria Grazia, nata a Reggio Calabria il 30.06.1977, ivi residente in via Calopinace Argine Dx nr. 34, di fatto domiciliato C/da Corvo nr. 4 – Archi, coniuge di FONTANA Giuseppe Carmelo, ritenuta responsabile del reato di intestazione fittizia di beni ai sensi dell’art. 12 quinquies l. 356 del 1992, aggravata dall’art. 7 l. 203/1991 quale titolare formale della società SI.CE. S.r.l.;

L’odierna operazione di polizia giudiziaria è il risultato di due distinte indagini svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria negli anni 2000-2006 e, successivamente, dal G.i.c.o. della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, mirata, soprattutto, all’aggressione del patrimonio societario, mobiliare ed immobiliare della ‘ndrina FONTANA di Archi documentando gli attuali ed ulteriori tentativi di insinuarsi nello specifico settore produttivo e redditizio del “Comparto rifiuti”.

In particolare le indagini, già dal lontano 2001, avevano documentato l’inserimento della famiglia FONTANA, nel quadro delle “spartizioni” mafiose, nel ricco e lucroso comparto ambientale, attraverso la SEMAC S.r.l., società alla quale era ed è affidata la “manutenzione dei mezzi meccanici” della società mista pubblico-privata LEONIA S.p.A.

Proprio il controllo del lucroso comparto della “manutenzione dei mezzi meccanici” della società mista pubblico-privata LEONIA S.p.A. ha assicurato alla ‘ndrina FONTANA un costante flusso di denaro pubblico che, per come anche avvalorato dalle dichiarazioni dei collaboratori di Giustizia e come confortato dalle attività d’indagine espletate, era diventato un “fondo cassa” a disposizione delle più potenti cosche mafiose reggine.

Una “rimessa di denaro contante” proveniente dall’acquisto sovra stimato di pezzi di ricambio e componenti meccanici dei mezzi utilizzati nel “Comparto rifiuti” che, grazie ad un ben collaudato sistema di “fatture gonfiate”, venivano sostituiti dalla SEMAC S.r.l. con assoluta facilità e senza una preventiva autorizzazione del cliente, ovvero della LEONIA S.p.A., registrando altissimi costi aziendali che, una volta sottratti all’erario statale, erano da destinare al pagamento delle tangenti in favore delle ‘ndrine di Reggio Calabria, per il tramite del “direttore operativo” DE CARIA Bruno.

Le intercettazioni hanno offerto, inoltre, pieno risconto a quanto riferito dai collaboratori di Giustizia Nino LO GIUDICE, Roberto MOIO e Consolato VILLANI che, in più occasioni nel corso degli interrogatori con magistrati della D.D.A. reggina, hanno riferito di essere al corrente del sistema di “fatture gonfiate” utilizzato dalle cosche di ndrangheta nella LEONIA S.p.A.

Gli stessi collaboratori di Giustizia riferiscono di ulteriori circostanze secondo le quali, verso la fine del 2007 e gli inizi del 2008, la società LEONIA S.p.A. è stata al centro di un passaggio storico di “consegne” che ha segnato la fine del “governo” della cosca FONTANA con il subentro del “triumvirato” formato dalle famiglie DE STEFANO, TEGANO e CONDELLO.

Secondo quanto riferito da Nino LO GIUDICE e da Consolato VILLANI, per “volere” di Pasquale CONDELLO, Giovanni FONTANA e la sua cosca non doveva “prendere niente” poiché aveva già avuto la “manutenzione della LEONIA” e nonostante ciò “non dava conto a nessuno” motivo per cui, a seguito di una riunione tra lo stesso Pasquale CONDELLO, Giuseppe DE STEFANO e Giovanni TEGANO si era deciso di agire nei confronti di Giovanni FONTANA ponendo in essere alcuni atti intimidatori ai danni degli auto compattatori della società.

Anche quest’ulteriore narrato dei collaboratori di Giustizia veniva compiutamente riscontrato negli atti intimidatori perpetrati, il 9, il 13 ed il 16 gennaio 2008, effettuati con colpi d’arma da fuoco e fucile ai danni di mezzi della società LEONIA S.p.A. che hanno ricevuto, in tal modo, una nuova “lettura”.

La presente attività d’indagine evidenzia, ancora una volta, che le “società miste pubblico-private”, quali la LEONIA S.p.A.(come anche recentemente la MULTISERVIZI S.p.A. per la cosca Tegano di Archi) hanno rappresentato la “nuova frontiera” dei rapporti tra le cosche mafiose ed il tessuto economico e sociale.

Val la pena di riportare, a tal proposito, le parole del del G.i.p. del Tribunale di Reggio Calabria che testualmente commenta “si può ritenere, senza tema di smentite, come le società miste hanno rappresentato uno dei poli di attenzione della ‘ndrangheta, finendo con il rivelarsi strumento (l’ennesimo) mediante il quale la criminalità organizzata ha infiltrato (sarebbe meglio, forse, dire l’ha fatta propria) l’economia cittadina. Con la prima aggravante che ciò è avvenuto in un settore, come quello dei servizi pubblici, destinato alla collettività e con l’ulteriore rappresentata dall’incapacità (a voler essere ottimisti) del socio di maggioranza (n.d.r. Comune di Reggio Calabria detentore dl 51% delle azioni della LEONIA S,.p.A.) di controllare, nel corso degli anni, cosa accadesse in seno alla società mista.

Per lumeggiare la caratura criminale degli arrestati ed il contesto di riferimento non si può non far cenno alla storia giudiziaria del boss FONTANA Giovanni cl. 45 che assurge a posizioni di vertice nel panorama ‘ndranghetistico già negli anni ’70 con la militanza nello schieramento mafioso dei DE STEFANO di Archi (RC) che al tempo accumunava, sotto il nome degli “Arcoti”, diverse famiglie di ‘ndrangheta dirette dallo storico boss “Paolino” DE STEFANO.

Questo almeno sino all’inizio della c.d. seconda guerra di mafia, allorquando il FONTANA Giovanni si contrappone alla compagine dei DE STEFANO-TEGANO-LIBRI, aggregandosi con la propria consorteria FONTANA-SARACENO al gruppo “separatista” degli IMERTI-CONDELLO.

Organicità al cartello “condelliano” che, oltre ad essere desumibile dagli atti del p.p. nr. 46/93 RGNR DDA, meglio conosciuto come “Olimpia”, trova conferma nel vincolo familiare che lega il FONTANA Giovanni al noto CONDELLO Pasquale cl. 50, inteso il “Supremo”, per il tramite della moglie CONDELLO Maria nonché dalle propalazioni rese da collaboratori di giustizia, quali LAURO Giacomo Ubaldo e IANNO’ Paolo che, in tempi diversi, hanno dichiarato agli organi inquirenti come la famiglia FONTANA, pur mantenendo una “propria autonomia” sia a tutti gli effetti federata alla consorteria CONDELLO di Archi.

Tra i soggetti attinti dal provvedimento cautelare, per l’appunto, l’attuale boss capostipite della cosca FONTANA Giovanni cl. 45, in atto libero vigilato dal 9 febbraio u.s, e noto alle cronache giudiziarie per aver fondato – unitamente a Nino IMERTI alias “Nano Feroce” e Pasquale CONDELLO , alias “Il Supremo” – lo schieramento cd. “condelliano” degli IMERTI-CONDELLO-FONTANA già contrapposto ai DE STEFANO-TEGANO-LIBRI nella cd. “guerra di mafia” di Reggio Calabria.

Oltre al FONTANA Giovanni, sono stati tratti in arresto i figli FONTANA Antonino, FONTANA Francesco Carmelo, FONTANA Giandomenico, FONTANA Giuseppe e le nuore SURACE Giuseppina Maria Grazia, coniugata con FONTANA Giuseppe, e SINICROPI Eufemia Maria, moglie di FONTANA Antonino.

Analogamente, è stato colpito da provvedimento restrittivo l’imprenditore DE CARIA Bruno Maria , già legale rappresentante della società ECOTHERM S.p.A. di Roma, a carico del quale le attività investigative hanno evidenziato l’esistenza di “solidi rapporti” personali e d’affari con elementi di vertice ed affiliati alla cosca FONTANA finalizzati al raggiungimento di una posizione di primazia nella gestione di uno dei rami di alto profitto del comparto in argomento: la manutenzione degli auto compattatori, attività questa svolta, per l’appunto, per il tramite della ditta SEMAC S.r.l. dei fratelli FONTANA.

Il successo di tale strategia imprenditoriale dipende, anche e soprattutto, dall’apporto collusivo della cd. “area grigia” – nel caso di specie costituita da una parte della struttura manageriale della società mista in stretto raccordo e sinergia con i vertici del clan FONTANA.

Contestualmente all’emissione delle misure cautelari è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo ex art. 321 c.p.p. di beni mobili, immobili e società facenti capo ai nominati in oggetto, tra le quali la parte privata (pari al 49% delle quote societarie) della LEONIA S.p.A., società mista “pubblico-privata”, attiva nel “Comparto rifiuti”, di cui risulta detentore, per la quota restante del 51% delle azioni, il Comune di Reggio Calabria ed i patrimoni aziendali delle società facenti capo alla cosca FONTANA tra le quali:

 49% del capitale sociale della LEONIA S.p.A. e relativo patrimonio aziendale sedente in via B. Buozzi di Reggio Calabria con sede operativa a in via discesa Stazione Archi intestato ad “AGENDA CALABRA AMBIENTALE S.r.l.” di cui è rappresentante legale MANNUCCHI Angelo ;

 Capitale sociale, quote societarie ed intero patrimonio aziendale della ditta

Patrimonio aziendale della ditta individuale “FONTANA Giuseppe Carmelo” , esercente l’attività di commercio al dettaglio di carburante per autotrazione ivi compresi i beni intestati al titolare firmatario FONTANA Giuseppe Carmelo;

 Capitale sociale, quote societarie ed intero patrimonio aziendale della ditta “ITALSERVICE S.r.l.” , esercente “l’attività di commercio al dettaglio di carburante per autotrazione”, titolare di nr. 4 distributori stradali: distributore Q8 ubicato in Piazza indipendenza di Reggio Calabria; distributore Q8 ubicato in Pentimele s.n.c. di Reggio Calabria; distributore Q8 ubicato in Via Italia di Reggio Calabria; distributore ENI ubicato in Via De Nava di Reggio Calabria.

 Capitale sociale, quote societarie ed intero patrimonio aziendale della ditta S.I.C.E. Società immobiliare costruzioni edilizia S.r.l. , esercente l’attività di compravendita di beni immobili;

 Capitale sociale, quote societarie ed intero patrimonio aziendale della ditta la ditta SEMAC S.r.l. , esercente l’attività di riparazione dei mezzi NISSAN e degli auto compattatori per conto della LEONIA S.p.A.;

Il valore complessivo dei sequestri (capitale sociale, quote societarie, patrimoni aziendali, beni immobili, conti correnti, autoveicoli ecc..) ammonta a circa 32 milioni di euro, testimonianza diretta, quest’ultima, dell’attività di contrasto posta in essere dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, nell’ottica dei principi del coordinamento tra le Forze di Polizia, finalizzate al contrasto delle infiltrazioni mafiose nella cd. “economia legale”.

Si rappresenta, altresì, che sono stati notificati agli indagati nr. 15 informazioni sul diritto di difesa con contestuale esecuzione di decreti di perquisizione locale e personale che avranno luogo a Reggio Calabria, Roma e Livorno e presso tutte le sedi legali delle società sottoposte a sequestro preventivo ai sensi dell’art. 321 c.p.p. ovvero LEONIA S.p.A., AGENDA CALABRA AMBIENTALE S.r.l., SEMAC S.r.l. , S.I.C.E. Società immobiliare costruzioni edilizia S.r.l. , ITALSERVICE S.r.l. (ivi compresi i distributori stradali Q8 ed ENI ubicati in questo capoluogo) ditta individuale FONTANA Giuseppe Carmelo.

In conclusione, l’indagine de qua denominata “49% – Athena”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, rappresenta un importante momento nelle attività di contrasto alla ‘ndrangheta calabrese ed alle infiltrazioni mafiose nelle potenzialità economiche di questo territorio andando a documentare come la cosca FONTANA, una delle più potenti ‘ndrine di Reggio Calabria, attraverso i suoi esponenti di spicco, si sia infiltrata in una delle società miste partecipate dal Comune di Reggio Calabria, quali la LEONIA S.pA..

Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso la casa circondariale di Reggio Calabria a disposizione dell’A.G. procedente. 

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De Caria Bruno

FONTANA Antonino_10.09

Fontana Antonino

FONTANA Francesco_19.04

Fontana Francesco

FONTANA Giandomenico_17.01

Fontana Giandomenico

FONTANA Giuseppe_11.09

Fontana Giuseppe

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Sinicropi Eufemia

SURACE Giuseppina_30.06

Surace Giuseppina

fontana giovanni

Fontana Giovanni

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