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Appalti pubblici grazie a funzionari corrotti, 9 arresti tra Calabria e Lombardia

Appalti pubblici grazie a funzionari corrotti, 9 arresti tra Calabria e Lombardia

| Il 09, Mar 2012

In manette 3 dipendenti della Sorical e due della Provincia di Reggio. Arrestati anche 4 imprenditori di Gioia Tauro. Ecco i nomi

Appalti pubblici grazie a funzionari corrotti, 9 arresti tra Calabria e Lombardia

In manette 3 dipendenti della Sorical e due della Provincia di Reggio Calabria. Arrestati anche 4 imprenditori di Gioia Tauro

 

 bagal arrestati

Gli imprenditori di Gioia Tauro: in senso orario Carmelo, Giuseppe, Francesco e Giuseppe Bagalà

 

 

APPALTI: ECCO COME VINCEVANO SEMPRE GLI STESSI

Erano sempre gli stessi ad aggiudicarsi gli appalti banditi dalla Stazione unica appaltante (Suap) di Reggio Calabria e questa circostanza ha richiamato l’attenzione dei concorrenti e, soprattutto, degli inquirenti che hanno così portato a termine l’operazione “Ceralacca” con arresti anche di funzionari pubblici (tre della Sorical tra cui il marito della sorella della showgirl Elisabetta Gregoraci) e sequestri di società. Numerosi bandi, 6,4 milioni di euro, pubblicati a livello nazionale hanno visto, troppo frequentemente, secondo i finanzieri, sbaragliare ogni tentativo di concorrenza delle imprese dell’intera platea imprenditoriale italiana da parte di alcuni imprenditori reggini. E’ proprio l’eccessiva “benevolenza” della Dea bendata che non ha convinto i militari della Guardia di Finanza e la Procura di Reggio Calabria dando impulso alle indagini coordinate dal sostituto procuratore Matteo Centini. E’ così che sono stati passate sotto la lente d’ingrandimento le migliaia di buste “ceralaccate” contenenti le offerte relative alle gare d’appalto ed è subito stato chiaro che erano presenti numerosi elementi di anomalia tali da far pensare che le stesse gare potessero essere state pilotate. Intercettazioni telefoniche, video ed ambientali hanno permesso di determinare anche il singolare modus operandi: costituiti in vera e propria associazione a delinquere, la famiglia Bagalà grazie alla complicità di alcuni funzionari ed impiegati pubblici corrotti, s’impossessavano delle buste, le aprivano, verificavano l’offerta delle concorrenti, le richiudevano abilmente e sostituivano quelle presentate dalle proprie imprese e/o di quelle a loro vicine per assicurarsi gli appalti. Le buste, poi, venivano riposte nelle casseforti e, in questo modo, le Commissioni di aggiudicazione si trovavano di fronte a gare formalmente “ineccepibili” e non potevano far altro che affidare i lavori al vincitore. Le attività hanno permesso di constatare che la turbativa non riguardava solo gli appalti della SUAP, bensì, che l’attività illecita era stata estesa anche a varie altre Stazioni Appaltanti quali la Provincia di Reggio Calabria e la SO.RI.CAL (Società Risorse Idriche Calabresi) di Catanzaro. L’ambizione dei Bagalà non si limitava all’aggiudicazione degli appalti a proprio favore ma mirava al controllo, pressoché totale, delle gare pubbliche. In altri termini, nel loro intento nessuno avrebbe potuto lavorare con la Pubblica amministrazione senza il loro patronato. Non solo, i Bagalà erano arrivati addirittura a pensare di sostituirsi alla Veolia nella quota privata del capitale della Sorical, la cui maggioranza è detenuta dalla Regione. Per ottenere i propri fini non hanno evitato di ricorrere ad ogni tipo di condizionamento corrompendo funzionari e pubblici dipendenti, ponendo in essere atti intimidatori nei confronti di chi mostrava “titubanze” cercando addirittura l’appoggio di esponenti politici locali, loro vicini, (sulla cui consapevolezza non sono emersi elementi di rilievo) tentando di indurli a fare pressioni nelle competenti sedi per rimuovere “politicamente” alcuni funzionari che ritenevano scomodi per i loro scopi. La sicurezza nel modus operandi adottato era tale che non si sono fermati nemmeno dopo il sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza, il 10 gennaio scorso, delle buste relativa ad una gara che avrebbe dovuto svolgersi poche ore dopo travate ingiustificatamente nel possesso di Giuseppe Bagalà. La migliore soluzione individuata è stata quella di presentare una denuncia di furto nel maldestro tentativo di giustificare il possesso delle buste simulando l’illecita sottrazione alla SO.RI.CAL. Oggi, nel corso delle perquisizioni, a casa degli indagati sono stati trovati titoli e conti per 2,5 milioni e le copie delle chiavi di tutti gli uffici della Provincia di Reggio, della Sorical e della cassaforte della Suap.

 

(ANSA) – REGGIO CALABRIA – Un’organizzazione dedita alla manipolazione di appalti pubblici grazie alla compiacenza di alcuni funzionari pubblici corrotti è stata individuata dalla guardia di finanza di Reggio Calabria che sta conducendo un’operazione per l’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere ed il sequestro di beni per 8 milioni di euro, tra cui tre società ed auto di lusso. Perquisizioni sono in corso in Provincia di Milano, Sondrio, Catanzaro, Crotone, Cosenza e Reggio Calabria. Gli indagati sono accusati di associazione a delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione e rivelazione di segreto di ufficio. L’operazione è condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia Tributaria di Reggio Calabria e vede impiegati circa 150 militari ed un elicottero della Sezione Aerea di Catania.

ARRESTATI FUNZIONARI SORICAL E PROVINCIA REGGIO C.

Tre funzionari della Sorical, la società a capitale misto che gestisce le risorse idriche in Calabria, ed uno della Provincia di Reggio sono tra le persone arrestate dalla guardia di finanza nell’ambito dell’operazione condotta stamani contro un’organizzazione dedita alla manipolazione degli appalti pubblici. Tra gli arrestati figurano anche un altro dipendente della Provincia, assegnato alla Stazione unica appaltante provinciale come usciere, e quattro imprenditori.

Secondo quanto accertato dalla guardia di finanza nell’inchiesta denominata “Ceralacca”, i funzionari pubblici consentivano agli imprenditori di accedere alla cassaforte dove erano conservate le offerte delle varie ditte che partecipavano alle gare di appalto. Gli imprenditori prendevano tutto l’incartamento e lo portavano nei loro uffici dove, dopo avere rimosso la ceralacca sulla busta (da qui il nome dell’operazione), controllavano le offerte degli altri e inserivano la propria che risultava quindi la migliore. Quindi richiudevano la busta e la sistemavano al suo posto in cassaforte. Così facendo, i quattro imprenditori riuscivano ad aggiudicarsi le gare di appalto.

GRATTERI, SENTENZA IMPORTANTE COLPITO SISTEMA

GIA’ NEGLI ANNI ’80 CONFERMA ESISTENZA DI ‘LOCALI’ IN LOMBARDIA

“Il dato importante è che il giudice ha riconosciuto l’esistenza della ‘Provincia’. Sono stati condannati i promotori dell’associazione, ai quali avevamo contestato esclusivamente il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso”. Lo afferma il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, in un’intervista alla Stampa. “Già negli anni ’80 si e’ avuta la conferma dell’esistenza dei ‘locali’ in Lombardia e la presenza della ‘ndrangheta in Piemonte – aggiunge Gratteri – risale addirittura alla meta’ degli anni ’70”. Per il procuratore “la novità di oggi è che è stato sconfitto il teorema che voleva la ‘ndrangheta del Nord impegnata in un processo secessionista. Chi sognava la secessione, Carmelo Novella, fu prima ‘posatò, cioé, secondo il lessico ‘ndranghetista messo da parte – precisa Gratteri -. Successivamente e’ stato ucciso vicino a Milano”.

LE PERSONE ARRESTATE E LE SOCIETA’ SEQUESTRATE

Mario Italo Torresani, di 54 anni, responsabile dell’ufficio gare e appalti di Catanzaro; Domenico Lamonica, di 32, segretario dell’ufficio gare e appalti, ed Antonio Scaramuzzino, di 31, funzionario: sono i tre dipendenti della Sorical arrestati dalla Guardia di finanza nell’operazione contro un’organizzazione dedita alla manipolazione degli appalti pubblici. I due dipendenti della Provincia di Reggio Calabria finiti in manette sono Antonio De Clarisi Stresa, di 55 anni, e Luigi D’Amico (65). Gli altri arrestati nell’operazione sono due persone omonime, Giuseppe Bagalà, di 55 e 34 anni; Carmelo Bagalà (53) e Francesco Bagalà (22). Sono state sottoposte a sequestro le società Isotech e Ediltech, entrambe con sede a Gioia Tauro e impegnate nel settore delle costruzioni, e Ime, con sede a Reggio Calabria, che gestisce il commercio all’ingrosso di materiale per costruzione e termoidraulica. Sequestrati inoltre sei automezzi tra autocarri e veicoli speciali ed un’automobile Volkswagen Tuareg.

ARRESTATI VOLEVANO SOSTITUIRSI A VEOLIA IN SORICAL

I quattro imprenditori arrestati stamane dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria per avere manipolato appalti pubblici volevano subentrare alla Veolia nella quota privata della Sorical, la società di gestione delle risorse idriche della Calabria, la cui maggioranza è detenuta dalla Regione. A rivelarlo sono stati gli investigatori incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell’operazione. Da alcune intercettazioni telefoniche ed ambientali, gli investigatori hanno sentito i fratelli Giuseppe e Carmelo Bagalà ed i loro figli Francesco e Giuseppe parlare della volontà di creare una cordata di imprenditori per acquisire la quota di capitale della Sorical in mano ai privati. Nelle loro intenzioni c’era anche quella di coinvolgere nell’operazione l’attuale presidente della stessa Sorical, l’imprenditore catanzarese Sergio Abramo. Dalle indagini non sono emersi ulteriori elementi circa questo progetto. Il procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, al suo ultimo incontro con la stampa calabrese, prima di prendere possesso della Procura di Roma, ha sottolineato come quella di oggi “sia un’operazione importantissima. Ci sono foto e immagini che ritraggono la sottrazione delle buste con le offerte per gli appalti degli enti pubblici e la loro manipolazione. Per fortuna alcuni funzionari hanno resistito alle pressioni, anche fisiche e violente. L’operazione incide nel vivo delle presenze illecite nell’economia che danneggia la libera concorrenza ed il mercato”. Il procuratore aggiunto, Ottavio Sferlazza, dal canto suo, ha rilevato come gli imprenditori riuscissero ad ottenere gli appalti praticando ribassi fino al 30% e come intimidissero chi faceva resistenza alle pressioni. Al riguardo l’accusa ipotizza che i quattro imprenditori siano gli autori dell’incendio delle auto di due funzionari che non si erano prestati al sistema illecito.

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