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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Amnistie e condoni di regime Riflessione sarcastica del giurista blogger Giovanni Cardona sulla amnistia

Amnistie e condoni di regime Riflessione sarcastica del giurista blogger Giovanni Cardona sulla amnistia
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Il problema si ripropone ciclicamente pressoché immutato, anzi, è ora aggravato dall’ulteriore accumulo dei procedimenti, in gran parte votati a restare “processi annunziati”, o dall’esito aleatorio (vuoi per la sproporzione tra strutture giudiziarie e quantità delle “sopravvenienze”, con prospettive di prescrizione; vuoi per la prevedibile fragilità probatoria peri reati più gravi, ad es. concussione, che dovrebbero affrontare in giudizio riscontri ben più rigorosi di quelli addotti con disinvoltura durante le indagini preliminari).

Ha predominato, e predomina, la vocazione inquisitoriale degli inquirenti, con conseguente sindrome confessoria degli inquisiti, capaci di ogni debolezza e viltà pur di riacquistare presto e bene la libertà perduta.
Ecco, quindi, che magistrati e politici invocano rimedi, scartando però a priori l’unico efficace, sperimentato, congeniale alla storia e al costume italico, anche e soprattutto in più di mezzo secolo di esperienza postcostituzionale.

Tutti, democratici zelanti o tiepidi, maestri di pensiero o gazzettieri di giornata, adottano la pratica dello struzzo, guardandosi bene dall’ammettere che occorrerebbe por mano a un energico e coraggioso provvedimento di clemenza, effettiva e generalizzata, com’è sempre stato e com’è nell’essenza e nella finalità di tali provvedimenti, volti a scopi di “pacificazione sociale” e nel contempo di alleggerimento del carico dei processi, sempre più intollerabile.

Ma una proposta di reali misure deflattive appare “scandalosa”, specie alle generazioni che risentono del complesso di colpa per il repertorio storico di amnistie e condoni di ogni portata, che hanno accompagnato il calvario della giustizia italiana dal secondo dopoguerra ad oggi, dalla grande amnistia politica togliattiana a tutti gli altri perdoni e sconti di pena di grosso e piccolo importo, fino ai benefici per pentiti, dissociati e quant’altra specie di collaboratori della giustizia o presunti tali. I provvedimenti di clemenza amnistie, indulti, norme premiali ormai non si contano. Un rosario di indulgenze plenarie o parziali, mediante il ricorso allo strumento dell’art. 79 Cost., verso schiere sterminate di giudicabili o di condannati, esteso, nell’arco ormai di un sessantennio, a ogni specie di reati politici, comuni, militari, annonari, finanziari, elettorali.

Diecine e diecine di atti di sanatoria, di resa della giustizia, a fini di estinzione dei reati o di condono delle pene, con una media complessiva di amnistia e indulto ogni triennio. Nel sinistro fervore che pervade il nuovo corso non si scorge chi quanti sono i moralisti genuini e quanti i moralizzatori interessati a sopravvivere al vento dei “grandi mutamenti”.

Non si capisce bene se si tratta di aspirazioni degli ingenui o della solita tinta intransigenza dei furbi.
C’è da auspicare che il governo ottenga i consensi opportuni e necessari per varare misure ispirate alla gravità del momento e alla esigenza di trovare uno sbocco ragionevole.

Diversamente, società e stato rischiano di vivere non si sa per quanto in una specie inusitata di full-time giudiziario, che può solo costituire, come insegna la storia, un grande diversivo per le assunzioni di responsabilità di tutti, governanti e governati, scaricando la coscienza d’ognuno sulle spalle di una parte sola delle istituzioni, quelle di una giustizia costretta a farsi “ideologia” dello stato.
Si tratta di giustizia che, nel dramma di una prassi senza confini, anche per l’esproprio continuato delle funzioni della politica, diverrà sempre più “teorica” e quindi irraggiungibile.