Amarezza del mondo scientifico sulla sentenza dell’Aquila
redazione | Il 23, Ott 2012
Attualmente è impossibile prevedere i terremoti
Amarezza del mondo scientifico sulla sentenza dell’Aquila
Attualmente è impossibile prevedere i terremoti
Amarezza e incredulità nel mondo scientifico per la sentenza del tribunale dell’Aquila, che ha condannato i membri della commissione Grandi Rischi che parteciparono alla riunione del 31 marzo 2009 a 6 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. L’accusa è di aver fornito informazioni “imprecise e incomplete”.
La posizione dei ricercatori rispecchia quella della comunità scientifica internazionale, vale a dire che allo stato attuale delle conoscenze non è possibile prevedere con esattezza luogo e data di un terremoto. E’ possibile invece indicare il rischio sismico e la pericolosità sismica di una zona, in modo che gli amministratori abbiano gli elementi per provvedere alla messa in sicurezza degli edifici e al rilascio di autorizzazioni a costruzioni che rispettino criteri antisismici.
Questa sentenza ”è la morte del servizio prestato dai professionisti allo Stato. D’ora in avanti non lo farò più”, commenta il fisico Luciano Maiani, attuale presidente della commissione Grandi rischi. ”Non è possibile – prosegue – fornire allo Stato una consulenza in termini sereni, professionali e disinteressati sotto questa folle pressione giudiziaria e mediatica. Questo non accade in nessun altro Paese al mondo”. Secondo Maiani nella sentenza c’è ”un profondo errore” perchè le persone condannate ”sono professionisti che hanno parlato in buona fede e non spinte da interessi personali. Sono persone – aggiunge – che hanno sempre detto che i terremoti non sono prevedibili”. A fronte della loro condanna, prosegue, ”non c’e’ nessuna indagine su chi ha costruito in maniera non adeguata ad una zona antisismica. Questo e’ un profondo sbaglio”. Difficile, per il presidente della commissione Grandi Rischi, commentare ulteriormente una sentenza come quella emessa oggi: ”aspetto che venga reso noto il dispositivo”.
Si dice “scioccato” il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Stefano Gresta, secondo cui la sentenza “costituisce un precedente, in grado di condizionare in modo determinante il rapporto tra esperti scientifici e decisori. La sentenza rischia, infatti, di compromettere il diritto/dovere degli scienziati di partecipare al dialogo pubblico tramite la comunicazione dei risultati delle proprie ricerche al di fuori delle sedi scientifiche, nel timore di subire una condanna penale. Quale scienziato vorrà esprimere la propria opinione sapendo di poter finire in carcere?”. Per Gresta ”condannare la scienza significa lasciare il campo libero a predicatori che millantano di sapere prevedere i terremoti, rinunciando di fatto al contributo di autorevoli scienziati”.
E’ una condanna ”eccessiva” anche per il filosofo della scienza Giulio Giorello. ”E’ eccessiva – siega – perche’ spaventera’ i ricercatori in contesti nei quali la previsione non e’ mai sicura”. Ed è una condanna che fa riflettere, aggiunge, considerando come ”le condanne italiane per reati di altro tipo siano di solito straordinariamente indulgenti”.
Critico anche il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Gian Vito Graziano: “se la sentenza dovesse riguardare la mancata previsione del sisma, ciò significherebbe mettere sotto accusa l’intera comunità scientifica che, ad oggi, in Italia e nel mondo, non ha i mezzi per poter prevedere i terremoti”.
Il direttore dell’Istituto di Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Paolo Messina, è preoccupato per le conseguenze della sentenza: ”non vorrei – rileva – passasse il messaggio che i terremoti si possono invece prevedere, perché ciò è impossibile”. Di sciami sismici in Italia ve ne sono in continuazione, in varie località: “se ogni volta si dovesse provvedere a misure di evacuazione delle popolazioni interessate, ciò creerebbe uno sconquasso enorme, dal punto di vista sociale ed economico. Una situazione assurda”.