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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 29 MAGGIO 2024

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“Almanacco calabrese” in vetrina Il nuovo volume di Domenico Caruso pubblicato da L'Espresso

“Almanacco calabrese” in vetrina Il nuovo volume di Domenico Caruso pubblicato da L'Espresso
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di Domenico Caruso

E’ stato pubblicato dal Gruppo Editoriale L’Espresso (“il mio libro”) di Roma il mio undicesimo lavoro riguardante il nostro territorio. Per la prima volta suddivise nei mesi dell’anno vengono trattate, in ordine decrescente secondo il numero degli abitanti, le caratteristiche dei 33 Comuni della Piana.

Un’opera facile da leggersi, un caleidoscopio di notizie che affascina e istruisce.

Nelle 180 pagine del libro si susseguono gli eventi storici che hanno, in passato, funestato i nostri paesi ed il legittimo orgoglio dimostrato con coraggio dai calabresi a difesa del patrio suolo.

Nell’area del Metauros sorse Gioia Tauro, abitata fin dal Neolitico; anche a Palmi si rilevò la presenza dell’uomo primitivo, come testimoniano i numerosi reperti archeologici. Il 2 gennaio si commemora S. Basilio il Grande: il monachesimo bizantino risultò un fatto positivo in tutta la Regione. André Guillou dimostrò che Radicena esisteva fin dal 1050, menzionando dello stesso periodo il monastero di Santa Lucia. Rosarno trasse le sue origini dall’antica colonia di Medma, sorta intorno al VI secolo a.C.; Polistena costituiva una stazione di passaggio per Locri che aveva appunto fondato Medma. Fu Girolamo Grimaldi a riunire i superstiti del sisma del 1616 e creare, in posizione strategica ai fini commerciali, quel centro poi chiamato Casalnuovo (oggi Cittanova).  A Rizziconi il “Passo dei cavalli” ricorda le invasioni straniere del 1495. A Cinquefrondi nel 1809 una guarnigione francese fu massacrata dai calabresi e Murat fece distruggere il paese, ricostruito nel 1811.

Nella Contrada Mella di Oppido si rivelò la presenza dell’antico popolo dei Tauriani nonché quello della città bruzia di Mamerto. Per la bella Lucrezia d’Alagno, di Laureana di Borrello, re Alfonso V d’Aragona (il Magnanimo) finì i suoi giorni nel Castel dell’Ovo partenopeo. Per Giuseppe Pensabene il toponimo di Melicucco si rifà a còchlea (cucchiaio) per una fortezza che vi era nei paraggi. A S. Ferdinando si ricorda il cognato di Napoleone, Gioacchino Murat, fucilato nel 1815. A S. Eufemia,  invece, nel 1862 venne ferito Garibaldi che il “Cippo” in Aspromonte tramanda.

Dopo la distruzione dell’antica Delia, da parte dei Saraceni, sorsero Paracorio e Pedavoli dai quali casali nel 1878 nacque Delianuova. L’antico castello di S. Giorgio Morgeto fece parte del sistema di difesa durante la guerra del Vespro. Si ritiene che Seminara avesse avuto origine su un’antica rocca nell’VIII secolo dai monaci Basiliani scampati dalla persecuzione dell’imperatore di Bisanzio, Leone III. A Molochio è rinomato il Santuario di Lourdes, fatto edificare da Padre Francesco Zagari di Scilla. Numerosi furono i feudatari di Anoia che soltanto nel 1811 venne costituito Comune compreso nel territorio di Galatro. A Varapodio nella piazza S. Nicola si può ammirare la fontana “Asso di Coppe”. A Sinopoli si ricordano le Amazzoni, guerriere dal seno reciso. Con il granito dei monti di Giffone gli scultori Francesco Jerace e Vincenzo Romeo (di Radicena) realizzarono i loro Monumenti ai Caduti. Nel Monastero basiliano di Galatro si formò il monaco Barlaam, maestro di greco di Boccaccio e Petrarca. Per la sua posizione geografica il paese di Feroleto della Chiesa presentava, in passato, come una fortezza naturale inespugnabile. Un curioso aneddoto riguarda il cavallo di S. Giorgio a Maropati.

Nel 1928 si costituì il Comune di S. Pietro di Caridà. Il 21 novembre 1900 S. Cristina d’Aspromonte ottenne il suo Ufficio Telegrafico. Nel 1057 la regione delle Saline venne assoggettata da Ruggero (conte di Calabria) e per Melicuccà cominciò la fase di latinizzazione e del feudalesimo. Pensabene scrive che la città di Scido, «a metà strada dell’Aspromonte rappresentava un posto di sosta: si tratta del latino sido (mi fermo)». Per errore, una volta la banda di Melicuccà suonò a Cosoleto anziché nel luogo in cui era diretta. Serrata figura tra i primi casali dell’antico contado di Borrello distrutto dai movimenti tellurici che, ad intervalli, si susseguirono dal 1169 al 1783. S. Procopio prese il nome dal Patrono, il cui culto fu importato dai Monaci Basiliani nel XII secolo. La fama di Terranova è oggi legata al Santuario del SS. Crocifisso e alla sua prodigiosa statua lignea di colore nero che richiama il 3 maggio di ogni anno migliaia di fedeli. Fra le manifestazioni caratteristiche di Candidoni segnaliamo la sagra della nacàtola (tipico dolce calabrese), inserita ormai nel vasto programma estivo.

«Turpe est in Patria vivere et Patriam ignorare». (Plinio)