Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), VENERDì 19 APRILE 2024

Torna su

Torna su

 
 

All’Asp di Reggio Calabria, le “cosche facevano quello che volevano” L'operazione "Chirone" con i suoi 14 arresti apre un presunto spaccato oltre che mafioso anche di corruttela tra medici, dirigenti del distretto sanitario e ditte fornitrici

All’Asp di Reggio Calabria, le “cosche facevano quello che volevano” L'operazione "Chirone" con i suoi 14 arresti apre un presunto spaccato oltre che mafioso anche di corruttela tra medici, dirigenti del distretto sanitario e ditte fornitrici

L’operazione eseguita ieri dalla DDA denominata “Chirone”, come il mitologico centauro, apre uno spaccato terribile nei 14 arresti effettuati da carabinieri del Ros, per i rapporti della cosca Piromalli e le infiltrazioni nell’Asp di Reggio Calabria.
Tra gli arrestati tutti accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa ed altro ancora, come corruzione e traffico di influenze illecite, ci sono nomi noti.
Tra questi il ginecologo e politico della Lega Antonino Coco, finito agli arresti domiciliari in quanto la DDA lo accusa di aver cercato di chiudere un accordo elettorale con la cosca Alvaro per sostenere la candidatura dell’ex sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte Domenico Creazzo che, invece, era candidato con Fratelli d’Italia ed imputato del processo “Eyphemos”, l’operazione contro le cosche di Sant’Eufemia D’Aspromonte, “Noi dobbiamo andare su qualcuno che poi, noi garantiamo e ci garantisce”, queste le parole intercettate nel marzo del 2019.
Un altro nome noto è quel direttore del Distretto Tirrenico dell’Asp di Reggio Calabria, Salvatore Barillaro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Per gli investigatori, i medici ritenuti molti vicini alal cosca Piromalli, attraverso Barillaro controllavano quel distretto sanitario di cui lo stesso Barillaro ne era il direttore. Il tutto per le forniture di dispositivi medici, che per influenzare i trasferimenti del personale.
Il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri ha affermato, durante la conferenza stampa, che le “cosche facevano quello che volevano”.
Inoltre lo stesso Bombardieri parla dell’operazione che “interviene in un momento in cui la sanità calabrese è al centro dell’attenzione in ragione di tutta una serie di disfunzioni che si sono verificate e in un momento in cui sono state sciolte le Asp di Reggio Calabria e di Catanzaro. L’approvvigionamento delle strutture sanitarie avveniva attraverso aziende che rientravano nell’orbita di controllo della cosca stessa”.
Da ricordare che l’Asp di Reggio Calabria fu già sciolta due anni fa per infiltrazioni mafiose.
Lo stesso Bombardieri parla di alcune ditte riconducibili ai Piromalli, “venivano remunerati con regali che andavano dalla borsa griffata a vere e proprie percentuali, dal 2,5 al 5%, dell’importo dell’ordine stesso”. Ed inoltre, “Abbiamo riscontrato trasferimenti e nomine all’interno della sanità gioiese che rafforzavano il potere della cosca che poteva fare quello che voleva all’interno delle strutture ospedaliere che non riguardavano solo il territorio di Gioia Tauro. Ci sono relazioni con l’ospedale di Polistena, di Melito, di Reggio Calabria e Locri dove la cosca voleva fornire prodotti medicali. I Tripodi potevano vantare rapporti privilegiati con personaggi di spicco della sanità come Salvatore Barillaro”.