Alla Galleria nazionale di Cosenza arriva un dipinto di Mattia Preti
redazione | Il 13, Dic 2010
Il “Sant’Agostino” verrà presentato mercoledì durante la conferenza stampa a palazzo Arnone
Alla Galleria nazionale di Cosenza arriva un dipinto di Mattia Preti
Il “Sant’Agostino” verrà presentato mercoledì durante la conferenza stampa a palazzo Arnone
COSENZA – Ancora un dipinto di Mattia Preti nella Galleria Nazionale di Cosenza. La pregevole raccolta si arricchisce di una nuova, importante acquisizione portata a felice compimento dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, su proposta avanzata fin dal 2008 dal Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria, Fabio De Chirico. Il dipinto arriverà a Cosenza nei prossimi giorni e sarà presentato in anteprima a Palazzo Arnone, nella conferenza stampa indetta per mercoledì 15 dicembre 2010, alle ore 11.00. Interverranno Fabio De Chirico, soprintendente; Francesco Prosperetti, direttore regionale Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria; Mario Caligiuri, assessore regionale alla cultura e Salvatore Perugini, sindaco di Cosenza. La tela raffigura SantAgostino, assorto nello studio, mentre interrompe la scrittura per volgere lo sguardo attento verso losservatore. Limmagine, isolata nel buio dello sfondo, è illuminata con rapidi tocchi. Lanalisi introspettiva del volto e laccurata descrizione dellabito vescovile conferiscono allanziana figura lautorevole dignità di dottore della Chiesa. Il dipinto potrebbe risalire al primo periodo maltese, fase artistica che vide il Cavalier Calabrese meditare attorno a suoi precedenti lavori, per sperimentare, con lausilio della bottega, inedite sintesi stilistiche. Lopera sarà sottoposta ad indagini diagnostiche e delicati interventi conservativi al termine dei quali andrà ad aggiungersi alla prestigiosa quadreria di Palazzo Arnone, trovando definitiva collocazione negli spazi espositivi dedicati al Maestro calabrese. Nel corso della conferenza stampa saranno illustrate le modalità di allestimento ed apertura al pubblico del cantiere didattico di restauro. Il dipinto non è firmato né datato. Il soggetto replica, con varianti, il SantAgostino dellAbbazia di Montecassino, già assegnato dalla Utili (1989) allattività del Preti del sesto decennio. Secondo il giudizio di Spike (1999, p. 387-388) lattribuzione al Calabrese e la datazione dellopera di Montecassino ancora necessitano di una definitiva conferma in quanto, trattandosi di una copia da un dipinto probabilmente eseguito da Claude Vignon a Roma tra il 1617 ed il 1624, <se fosse dipinta da Preti, sarebbe stato in via di un esercizio giovanile dammaestramento> (p. 387) e dunque se ne dovrebbe ipotizzare una anticipata realizzazione. Il dipinto di Montecassino, rielaborando le invenzioni di Vignon, tratte da Les quatre pères de lEglise latine a Roma, presso la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù e dallApostolo San Paolo nella Galleria Sabauda a Torino, presenta SantAgostino, intento allo studio, mentre interrompe la scrittura per volgersi verso losservatore; lanalisi introspettiva del santo, più incisiva di quella condotta da Vignon, insieme alla descrizione accurata dellabito vescovile, conferiscono al soggetto raffigurato lautorevole dignità di dottore della Chiesa. Spike informa che una copia della tela di Montecassino è a Dublino, presso la National Gallery of Ireland (1999, p. 388). Il dipinto romano ripropone santAgostino, in uguale atteggiamento; il volto, raffigurato di tre quarti, mostra gli stessi intensi tratti somatici, più volte rappresentati dal Preti. La tela presenta dimensioni maggiori rispetto al dipinto di Montecassino, pertanto risulta ampliata la struttura compositiva ai lati del Santo. Il busto, isolato nel buio dello sfondo, è collocato ad una maggiore distanza dal limite superiore della tela e ciò conferisce allimmagine un maggior respiro. Gli effetti della fonte di luce proveniente dallalto a sinistra sono resi sullincarnato, sulle vesti, sugli oggetti con rapidi tocchi. Potrebbe trattarsi di uno studio compiuto dal Preti nel primo periodo maltese; dalla seconda metà del sesto decennio, probabilmente il Calabrese era tornato a meditare su precedenti lavori, avvalendosi di aiuti di bottega, per sperimentare inedite sintesi. Gli inventari di collezioni storiche rivelano che la rappresentazione a figura singola di un santo vescovo fu più volte replicata dal Preti. Citati dal Getty Provenance Index sono un <Santo Vescovo del Cavalier Calabrese, in tela dimper.[ato] re per alto>, presente nellinventario dei beni di Caterina Chellini (Roma 1687) con altri dieci quadri del Preti, diciassette del fratello Gregorio e sette di Giacinto Brandi ed un dipinto con SantAgostino, insieme ad un altro con SantAmbrogio, citato nellinventario dei beni della nobile fiamminga Grunemberg Maria Gaetana (Napoli 1728).
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