Al sociologo Antonio Marziale il premio “Scuola e legalità”
redazione | Il 22, Mag 2012
Attribuitogli dall’istituto tecnico economico “Galileo Galilei” di Vibo Valentia
Al sociologo Antonio Marziale il premio “Scuola e legalità”
Attribuitogli dall’istituto tecnico economico “Galileo Galilei” di Vibo Valentia
L’Istituto Tecnico Economico “Galileo Galilei” di Vibo Valentia, in occasione del 25° anniversario del progetto “Educazione alla Legalità”, ha tributato il Premio “Scuola e Legalità 2011-2012” al sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia.
A comunicare la scelta, che Marziale condividerà con Luisa Latella, già prefetto della città calabrese, e Franco Corbelli, presidente del movimento Diritti Civili, sono stati il dirigente della scuola Diego Cuzzucoli e il docente Mario Iozzo, referente del progetto.
La consegna avverrà venerdì 25 maggio, alle ore 9.30, presso l’auditorium della Scuola Allievi di Polizia di Vivo Valentia.
“Il tributo riconosciutomi – dichiara il sociologo, noto all’opinione pubblica nazionale per i suoi frequenti impegni televisivi – mi emoziona particolarmente per una serie di circostanze storiche che conferiscono all’evento un significato particolare a partire dalla morte violenta della giovane Melissa Bassi davanti alla scuola che aveva vinto un premio alla legalità e la coincidenza con le celebrazioni del ventennale della morte dei giudici Falcone e Borsellino e degli uomini preposti alla loro scorta”.
Per Marziale: “Costituire per i giovani un esempio è un onore responsabilizzante. Bisogna aiutare i ragazzi a comprendere il senso pieno della vita, che non è quello propinato loro da contenitori mediatici violenti e da una società tendente a mitizzare il marciume. Affrancarsi dalla mafia e dalle sue logiche di sopraffazione e morte si può, guardando proprio alla scuola come luogo di educazione alla legalità. E’ stato Giovanni Falcone – ricorda in conclusione il presidente dell’Osservatorio – a sostenere che per estirpare la cancrena malavitosa occorre un esercito di insegnanti, anziché di militari”.