Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), SABATO 14 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

A muina della Ministra Cancellieri

| Il 04, Lug 2013

Oreste Romeo interviene in merito alle dichiarazioni del ministro della Giustizia

A muina della ministra Cancellieri

Oreste Romeo interviene in merito alle dichiarazioni del ministro della Giustizia

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

La prossima, sarà la settimana scelta dagli Avvocati per attuare una protesta che probabilmente non darà alcun esito, ma senz’altro risponde ad esigenze di decoro professionale: la Giustizia merita senz’altro di esser riformata, ma non assecondando gli odiosissimi diktat pluto-tecnocratici impartiti da un’Europa che dopo Mario Monti continua ad avere la sua testa d’ariete in Italia con l’attuale Guardasigilli.

Non appare affatto casuale che l’ex titolare del Viminale, lo scorso sabato, dopo avere reso palese, nella veste di Ministro della Giustizia, la sua scarsissima considerazione per il Libero Foro, meritevole, a suo dire, di essere sbrigativamente “tolto dai piedi”, abbia tentato di riparare all’ennesimo vulnus prodotto dal suo greve sigillo insolentendo ed additando l’Avvocatura alla pubblica opinione come potente lobby, per di più mossa dall’intento di bloccare le riforme.

L’autodifesa della Merkel de noantri, in realtà è un attacco velleitario e gratuito, e comunque non è altro che una estemporanea declinazione di quel “facimm’ammuina” che rende l’idea della ben nota teatralità partenopea.

A ben guardare, tra le “riforme” messe in campo da Via Arenula, neppure si intravede quella che, a fronte della sua basilare irrinunciabilità, probabilmente era la più attesa, soprattutto in considerazione della mission di “ripartenza” che il Governo in carica s’è data quale priorità assoluta.

E’ nota l’esistenza, nell’ordinamento giuridico italiano, della cosiddetta Legge Pinto, a mente della quale vengono sanzionate le estenuanti lungaggini giudiziarie che ci fanno meritare posizioni per nulla onorevoli nelle graduatorie internazionali che hanno ricadute immediate e dirette sul PIL.

Altresì noto è che lo Stato Italiano, non pago della collezione di corposi indennizzi, si renda destinatario di sanzioni aggiuntive che la Corte Comunitaria non può risparmiarci a fronte dei consistenti ed ingiustificati ritardi con i quali l’Italia provvede in concreto a corrispondere quegli stessi indennizzi.

In questa cornice, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha usato tinte forti ed ha ripetutamente definito i nostri connazionali “vittime” dell’incapacità delle autorità italiane di garantire il pagamento degli indennizzi “Pinto” entro un termine compatibile con gli obblighi derivanti dall’adesione dello Stato alla Convenzione dei Diritti dell’Uomo.

La stessa Corte, poi, non ha mancato di raccomandare a più riprese al Governo Italiano di predisporre rapidamente le risorse di bilancio necessarie allo scopo di cui sopra.

Questo è “solo” il più grave dei problemi che attraversano la Giustizia, e sarebbe stato elementare dovere del Ministro, prima di mettere in campo riforme (si chiamino esse mediazione civile obbligatoria o nuova geografia giudiziaria), interloquire con l’Avvocatura per realizzare basi condivise di un percorso mirato realmente a restituire dignità ad un servizio pubblico il cui costo, per il cittadino, è divenuto insopportabilmente esorbitante tanto da restare precluso ai più.

Senza tacere della primaria ed obliterata esigenza di arginare la giungla di cervellotici adempimenti professionali che espongono al rischio che in Italia l’accesso alla libera professione sia disciplinato da criteri totalmente estranei ai principi fondamentali della Carta Costituzionale, ossia valorizzando il solo patrimonio materiale del cittadino, annichilendo la più elementare cura di quello intellettuale.

E dunque, in questo contesto, la tecnocrate piovra continentale, inaudita altera parte, decreta, in attesa che le sue propaggini nazionali eseguano, visto che è eccessivo ed elevato, in Italia, ancor più nel Meridione d’Italia, il numero di avvocati per abitanti.

Insomma, quanto basta per dire … kaputt!

Poco importa, per chi, sorda al grido del Libero Foro, dice di ascoltare la sola legge morale, se, nel tempo, alla disoccupazione si sia inteso porre un “argine” creando aree di parcheggio, dapprima individuate nella scuola dell’obbligo, poi negli atenei, quindi negli ordini professionali: trattasi di un dettaglio che non porta alcun beneficio alla causa dell’evoluzione della razza europea.

Ma, se tutto questo fa parte di storia già tristemente nota, l’aspetto più triste è rappresentato dalle voci di dissenso che, pur sparute, si registrano all’interno dell’Avvocatura.

Trattasi di portatori di interessi particolari, del tutto legittimi, che non si soffermano a guardare in profondità la realtà, ammesso che non lo abbiano già fatto, traendone conclusioni per il futuro orientamento.

Se, oggi, è stata reintrodotta la obbligatorietà della mediazione civile, a nessuno sfugge che tale intervento legislativo sia una sorta di intervento ad adiuvandum per la Magistratura, alla quale, storicamente, non sono state sufficienti le frequenti rimodulazioni del processo civile a mezzo delle quali s’è tentato di evitare che la Giustizia Civile fosse ciò che ancora è: una giustizia di serie B!

Irrobustire gli organici di Magistrati da destinare alla definizione in tempi ragionevoli delle cause aventi ad oggetto la vita quotidiana del cittadino, non solo restituirebbe alla Gente fiducia nelle Istituzioni, ma sarebbe il miglior segnale dello Stato per conferire autenticità alla dichiarata volontà di annientare l’habitat naturale della criminalità organizzata.

avv. Oreste Romeo