A Melicuccà presentazione del libro di Giuseppe Fantino
redazione | Il 13, Ago 2011
“Uno strano smarrimento”
di Domenico Caruso
A Melicuccà presentazione del libro di Giuseppe Fantino
“Uno strano smarrimento”
MELICUCCA’- Oggi 13 agosto – alle ore 18,30 – nella Piazza Santa Maria di Melicuccà (R.C.) avverrà la cerimonia di presentazione del volume Uno strano smarrimento di Giuseppe Fantino.
Oltre al Sindaco della Città, Emanuele Oliveri – che porgerà i saluti, svolgeranno le relazioni i professori Pasquino Crupi e Francesco Gallo.
Interverranno il prof. Giuseppe Antonio Martino – autore della prefazione al libro – e l’avv. Francesco Tassone (editore).
Il 28 giugno 2008, ricorrendo il centenario della nascita, il Comune di Melicuccà aveva ricordato lo scrittore e critico letterario con un annullo speciale delle Poste italiane.
Nato a Melicuccà (R.C.) il 28 giugno 1908, Giuseppe Fantino dopo aver compiuto gli studi elementari fino al ginnasio nei paesi del nostro Circondario, s’iscrisse al Liceo di Roma ritornando con un’otite che gli procurò la sordità. Conseguì la maturità classica a Reggio Calabria e nel 1933 si laureò in lettere classiche presso l’Università di Catania. Fantino svolse – quindi – la sua carriera d’insegnante in diverse scuole italiane concludendola a Rimini – da dove rientrò molto infermo e, nonostante le amorevoli cure del fratello Ernesto, morì il 20 febbraio 1975.
Apprezzammo il professore negli anni 60, allorquando insegnò all’Istituto Tecnico di Taurianova.
Possiamo dividere l’opera di Fantino in tre sezioni: 1) Saggistica: Scàmpoli (4 volumi – 1958/1964); Leopardi: Canti – Interpretazione e saggio introduttivo – (1956); Saggio su Papini – (postumo – 1981). 2) Narrativa (due parti) – Novelle: Uno strano smarrimento – (1960); La città incantata – (1961); Ho baciato sette ragazze – (1962); E’ proibito sognare – (1969). Romanzi: Parole a Maria – (1961); La biografia di nessuno – (1970). 3) Teatro: Appunti per sei drammi – (1972).
Fantino “è un pensatore che non è mai pervenuto a compromesso con la propria fede, un uomo che non ha mai prostituito il suo ingegno al potere né il suo animo alla sventura”.
Aver riproposto il volume di “racconti brevi” è un atto doveroso per il nostro scrittore che “consumò la sua vita sui libri per non essere assomigliato ai copisti”.
Come il suo amico e compaesano Lorenzo Calogero, non si arrese all’incomprensione dei letterati dell’epoca legati ai grandi circuiti editoriali, ma intraprese una vasta produzione di saggi critici che reclamano ancora un’adeguata rivalutazione.
Nella speranza che ciò avvenga, ricordiamo che altri scritti rimangono ancora nel cassetto perché Fantino era convinto che i suoi pensieri poco importavano ad un “mondo in mano ai mercanti”.
Domenico Caruso