A Gioia Tauro l’incontro tra i Comunisti italiani e i dirigenti della Cgil Piana
redazione | Il 17, Mar 2012
Per cercare una soluzione che ponga un argine ai tanti problemi del territorio
A Gioia Tauro l’incontro tra i Comunisti italiani e i dirigenti della Cgil Piana
Per cercare una soluzione che ponga un argine ai tanti problemi del territorio
Si è svolto nei giorni scorsi, presso la sede della CGIL di Gioia Tauro, un incontro tra una delegazione del Partito dei Comunisti Italiani di Reggio Calabria ed i dirigenti della CGIL della Piana.
La delegazione del PdCI, composta, tra gli altri, da Emilio Filardo, coordinatore della piana di Gioia Tauro, da Lorenzo Fascì, segretario provinciale, da Massimo Gallo, segretario provinciale organizzativo, e da Michele Tripodi, Sindaco di Polistena, preoccupata della sempre più difficile situazione che attraversa la Piana, ha voluto incontrare i vertici della CGIL della piana di Gioia Tauro, al fine di valutare e di programmare insieme momenti ed iniziative comuni per tentare di porre un argine ai tanti problemi che attanagliano il territorio della Piana che, purtroppo, non sono limitati solo alla crisi del porto di Gioia Tauro, ma riguardano una miriade di aspetti sociali ed economici, tutti discussi nel corso dell’iniziativa, a partire dalla difficoltà del trasporto locale che sicuramente rappresenta un freno allo sviluppo alla crisi passando alle linee taurensi che storicamente rappresentano la spina dorsale del sistema infrastrutturale della Piana. E così anche l’agricoltura; teoricamente l’asse portante dell’economia della zona oggi è piegata dentro una crisi che sembra senza sbocchi. Le arance sono sottopagate; la raccolta avviene a costi così bassi da non garantire uno standard di vita sufficiente a soddisfare i bisogni primari. Gli immigrati sono sfruttati ed abbandonati a se stessi, ma anche i produttori non riescono ad avere, per le ragioni suddette un bilancio positivo tra costi di produzione e ricavi. Servono aiuti comunitari, nazionali e regionali, assolutamente necessari per rendere economicamente vantaggioso il sistema agricolo; ma così come le arance soffrono tutte le produzioni agricole tipiche della piana (ulivi Kiwi, mandarance).
Per non parlare del fatto che tutti si aspettavano un riflesso dell’attività portuale sul territorio ed invece sembra che vi sia un diaframma netto tra il porto ed il resto del territorio della piana.
Insomma c’è tanto da fare; c’è bisogno di garantire i diritti a partire da quelli dei lavoratori, ma c’è anche bisogno di sollecitare strumenti ed iniziative idonee a smuovere l’economia locale; a dare prospettive per i giovani della piana anziché rassegnarsi a vederli prendere la valigia dopo che le famiglie hanno investito per farli laureare.
Ecco, tutte queste problematiche hanno suggerito, sul solco di una tradizione antica e, forse, per troppi anni dimenticata, l’idea di delineare una sinergia: sindacato-partiti-istituzioni locali che possa costituire una voce forte per portare avanti le rivendicazioni della Piana e dei suoi cittadini.