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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Marchionne: «Basta scontri operai-padroni». «Non difendibili illeciti e sabotaggi, su Melfi noi corretti»

Marchionne: «Basta scontri operai-padroni». «Non difendibili illeciti e sabotaggi, su Melfi noi corretti»

Dall’Ad di Fiat ringraziamenti solo a Cisl e Uil. «Ma sono pronto a incontrare Epifani»

«In Italia non c’è voglia di cambiare»

 

Marchionne: «Basta scontri operai-padroni». «Non difendibili illeciti e sabotaggi, su Melfi noi corretti»

 

MILANO – «L’unica area del mondo in cui Fiat e in perdita e l’Italia». Lo ha evidenziato l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, intervenendo al meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini. «Trovo assurdo che la Fiat sia apprezzata e riceva complimenti ovunque fuorché in Italia – ha sottolineato il numero uno del Lingotto- . Non ci aspettiamo fanfare ma neanche fischi. La Fiat è sempre la stessa sia che si guardi all’Europa agli Stati Uniti o al Sud America». Marchionne ha poi evidenziato che «i principi della Fiat sono uguali in ogni parte del mondo, è un’azienda seria, gestita da persone serie con forti cariche e patrimonio di valori». Ma a margine del suo intervento, Marchionne ha anche detto di voler accogliere l’invito del Capo dello Stato per trovare una soluzione al caso Melfi, specificando «il grandissimo rispetto» per il suo rolo e per l’appello rivolto ieri all’azienda . E nel pomeriggio è arrivata la risposta di Napolitano in una nota del Quirinale: «Anche in Italia si sa apprezzare lo straordinario sforzo compiuto per rilanciare l’azienda e proiettarla nel mondo di oggi».

 

«POCA VOGLIA DI CAMBIARE» – Per Marchionne «in Italia ci manca la voglia e abbiamo paura di cambiare». «In questi giorni – ha spiegato – c’è una contrapposizione fra due modelli: uno difende il passato e l’altro che vuole andare avanti. Se non lasciamo alle spella vecchi schemi non ci sarà spazio per vedere nuovi orizzonti». «A volte – ha poi commentato – penso che gli sforzi di Fiat in Italia non siano compresi. Non siamo più negli anni Sessanta non c’è una lotta fra capitale e lavoro, fra padroni e operi. Se l’Italia non riesca ad abbandonare questo modello di pensiero non raggiungeremo mai niente. Ora c’è bisogno di uno sforzo collettivo, un patto sociale per condividere impegni, sacrifici e consentire al Paese di andare avanti. Una occasione per costruire il paese che lasceremo alle nuove generazioni».