2 giugno a Rosarno, Talarico”C’è bisogna di unità nel paese”
redazione | Il 02, Giu 2012
Continua il Presidente del Consiglio Regionale: “E’ nella giornata in cui si celebra l’orgoglio nazionale e la nascita della democrazia sancita dal Referendum con il quale gli italiani scelsero la Repubblica, che il nostro Paese è chiamato, ancora una volta, a riscoprire i grandi ideali che hanno guidato una stagione carica di attese e di speranza per il futuro”
2 giugno a Rosarno, Talarico”C’è bisogna di unità nel paese”
Continua il Presidente del Consiglio Regionale: “E’ nella giornata in cui si celebra l’orgoglio nazionale e la nascita della democrazia sancita dal Referendum con il quale gli italiani scelsero la Repubblica, che il nostro Paese è chiamato, ancora una volta, a riscoprire i grandi ideali che hanno guidato una stagione carica di attese e di speranza per il futuro”
ROSARNO – “E’ nella giornata in cui si celebra l’orgoglio nazionale e la nascita della democrazia sancita dal Referendum con il quale gli italiani scelsero la Repubblica, che il nostro Paese è chiamato, ancora una volta, a riscoprire i grandi ideali che hanno guidato una stagione carica di attese e di speranza per il futuro.
Ed è proprio alla visione di prospettiva che segnò gli anni del fermento e della ricostruzione, in cui soffiava vigoroso il vento dell’entusiasmo e dei sentimenti patriottici, che gli italiani e l’Italia intera, in tutte le sue Istituzioni centrali e periferiche, devono ispirare il loro agire. Più che mai in queste ore, il Paese si stringe attorno alle popolazioni dell’Emilia colpite dal sisma che ha piegato ma non abbattutto il coraggio e la voglia di farcela. Proprio in questi difficili giorni si sente ancora più forte quel senso di unità e di appartenenza che come un ‘nervo’ corre dal Sud al Nord dell’Italia. La comunità offesa dal terremoto ci ha consegnato una lezione di vita e dignità, storie di coraggio e solidarietà vere che hanno commosso l’Italia intera. La decisione di celebrazioni in tono minore è stata accolta favorevolmente da un capo all’alto dello Stivale; e dai noi calabresi per primi. Noi che sappiamo bene quanto terrificante sia stato il sisma del 28 dicembre del 1908 che, accoppiato al maremoto distrusse Reggio e Messina, irradiando i suoi effetti fin nella provincia di Catanzaro. I cittadini di un grande Paese non hanno in comune solo gli stessi confini: essi condividono anche ideali, progetti e speranze.
Oggi il nostro Paese vive, come si sa, la crisi economica più devastante del Dopoguerra, ma è forte la volontà di imboccare la risalita pur a prezzo di rinunce e sacrifici. Sappiamo bene che è dovere delle Istituzioni predisporre progetti di crescita, coltivare prospettive di un rinnovamento profondo capace di alimentare la speranza, aperto alle nuove generazioni.
Le parole pronunciate dal Presidente Giorgio Napolitano suonano come conforto e monito al tempo stesso. Mai come ora è necessario saper ritrovare lo stesso spirito combattivo che ha consentito all’Italia, uscita stremata dalla guerra, di entrare nel novero delle grandi potenze economiche ed industriali.
Nella straordinaria e complessa storia del nostro Paese, quello che attualmente viviamo è un momento critico che richiede alla classe dirigente coraggio e lungimiranza nelle decisioni, a maggior ragione nelle aree già deboli come la nostra Calabria dove si guarda al futuro con occhi sempre incerti tra rassegnazione e speranza. E’ qui che si ha il dovere di correggere gli errori del passato e di dare nuovo slancio allo sviluppo economico e sociale. E non è un caso che pronunciamo queste parole oggi a Rosarno che, nel recente passato, ha vissuto giornate buie di violenze e di odio, una guerra, come si disse, tra poveri, una rabbia strisciante che va disinnescata fino in fondo percorrendo la strada dello sviluppo, della legalità e del dialogo. Oggi qui, non ci si poteva vietare momenti di forte emozione. Rosarno ha saputo mettere in vetrina il meglio di sé. E poi, un tripudio di bandiere e questi giovani dallo sguardo fiero e con la grande voglia di rompere il cerchio dell’isolamento e del silenzio”.
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