Cuzzupi, “violenza e strumentalizzazioni restino lontane dalla scuola e la politica abbassi i toni”

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Quello che è successo la notte tra sabato e domenica scorso presso l’Istituto Leonardo da Vinci di Genova è un fatto gravissimo, da condannare senza alcuna remora per la violenza perpetrata e la messa a rischio dei ragazzi che occupavano lo stabile; nel contempo deve rappresentare lo spunto per una riflessione seria senza il timore di deragliare dal politicamente corretto”.

Le parole di Ornella Cuzzupi, Segretario Nazionale UGL Scuola, componente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e Presidente dell’Osservatorio Contro le discriminazioni nel mondo del lavoro della regione Calabria, aprono uno scenario di rilevante importanza.

Quanto accaduto ci dà, chiaro, il senso di come si stia correndo il rischio di ritrovarci, a distanza di decenni, di fronte a circostanze che possono creare deleterie spaccature all’interno del mondo giovanile.

La colpa è forse da ricercare in uno scontro politico, spesso povero di contenuti ma ricco di ipocrisia che produce, in modo stupido e inconsapevole, contrapposizioni rabbiose. Occorre abbassare i toni. Soprattutto da parte di una certa politica che fa del pregiudizio aggressivo l’arma principale.

L’ignobile, vergognosa e vile azione messa in essere contro l’istituto genovese lascia a dir poco preoccupati, soprattutto se si interpreta come atto teso a scatenare ulteriori violenze. Sarebbe questa una strategia precisa e pericolosa. Una strategia criminale che il nostro Paese ha già vissuto e a cui occorre opporsi senza esitazioni.

Appare, quindi, necessario riportare tutto su un piano più equilibrato che consenta un confronto sano e costruttivo anche su tesi del tutto opposte se non contrastanti. Se questo non sarà, si darà spazio vitale a chi considera la violenza come straordinario detonatore di ben altre situazioni”.

Il Segretario Cuzzupi, continuando la sua disamina sui fatti non teme di esporsi sul tema occupazione delle scuole.

“Anche occupare le scuole, luoghi deputati alla didattica, all’educazione e alla disponibilità al dialogo, è una forma di protesta che può essere sì comprensibile ma a patto che non diventi strumento fine a sé stesso. Sarebbe molto più efficace utilizzare gli spazi comuni, in accordo con la dirigenza e i docenti, al fine di affrontare qualsiasi argomento, ma in un contesto democratico, di dialogo e senza limitare le libertà di nessuno.

Anche questo è un modo per lanciare un forte segnale a chi vorrebbe fare dello scontro brutale il fulcro del momento. Occorre dire NO e dimostrare, con i fatti, di essere pronti ad opporsi ad ogni tentativo di far della violenza l’unico linguaggio da utilizzare!”.