Commissione territorio: Stretto di Messina pronta a partire: 18 mesi per l’acquisizione delle aree, “che Villa San Giovanni non diventi un deserto”

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Alla scorsa seduta della Commissione territorio, a palazzo San Giovanni, gli ingegneri di Stretto di Messina S.p.a hanno inteso presentare la fase operativa della cantierizzazione del versante calabrese alla presenza rigorosa e silenziosa di un buon numero di cittadini.
gli ingegneri della società Stretto di Messina S.p. hanno illustrato in sintesi 244 elaborati tecnici, descrivendo un piano che, sulla carta, promette sostenibilità e compatibilità con il territorio, risoluzione delle interferenze su rete fognaria, viabilità e approvvigionamento idrico tali per cui il cantiere sarebbe autosufficiente ed i disagi alla popolazione limitati. L’acquisizione delle aree procederà gradualmente, con un tempo stimato di 18 mesi.
Il Consigliere Franco Scicchitano, dai banchi della maggioranza, ha sottolineato la mancanza di novità rispetto a quanto rappresentato nella stessa sede l’anno scorso mentre maggioranza e minoranza hanno ribadito l’importanza di tutelare il territorio e i suoi abitanti.

Se da un lato il CIPESS è ormai prossimo all’approvazione, da cittadini non possiamo non chiederci in che modo questo piano di cantierizzazione rispetti il territorio, prevedendo un depuratore a Porticello? E la vocazione turistica del quartiere? Costruendo una rampa che collegherà il Lungomare con la via Nazionale passando sopra l’ecomostro, e di fatto cancellando il Lungomare Fata Morgana? Sulla rampa le perplessità dell’amministrazione, che da un trascorso sopralluogo tecnico aveva appreso, che non era realizzabile. Sdm  sostiene il contrario. E ancora, la costruzione di un pontile, in che modo modificherà le correnti e con quali conseguenze per l’erosione costiera?  Anche l’acqua non sarebbe un problema, con la costruzione di due nuovi pozzi per l’acquedotto Catona e un sistema di riutilizzo delle acque reflue, opere che resterebbero a fine lavori alla città. Insomma tutto risolvibile, secondo i tecnici, anche quando dicono che la questione sismica non deve preoccupare poiché non ci sono vincoli sull’area interessata dal cantiere. Tutto questo sulle carte. Le loro.
Ma il nervo scoperto degli espropri, pur non essendo all’ordine del giorno, viene glissato con l’espressione: acquisizione graduale delle aree, come e peggio dell’espressione: ditte espropriande del piano particellare. Fuori dai numeri e dalle formalità, ecco in buona sostanza cosa  aspetta ai cittadini: Cannitello e Porticello isolate, Santa Trada occupata dal campo base per gli operai del Nord che verranno a lavorare ai cantieri, ignote le interferenze con le ferrovie, seppur richieste da Scicchitano, l’acqua ce l’avremo perchè ce l’abbiamo già, il Lungomare scomparirà,  centocinquanta famiglie, gradualmente, dovranno sloggiare perché come abbiamo più volte constatato, sono persone che occupano uno spazio che serve all’opera e devono lasciarlo libero senza fare troppe storie, scopriamo, in 18 mesi. Questi i tempi. A cantieri aperti, chissà quale percorso alternativo bisognerà fare al mattino se si ha necessità di prendere l’autostrada o un mezzo pubblico per andare e tornare dal lavoro, e tutto quello che ruota intorno a questa cantierizzazione perfetta sulla carta, sul territorio produrrà l’esodo degli espropriati e una città invivibile per chi resterà. Ci domandiamo se questo non meriti un’ulteriore forte presa di coscienza nella cittadinanza tutta, composta tutta da espropriati che hanno il diritto di pretendere che Villa San Giovanni non diventi un deserto.