“Anche se il nostro maggio, ha fatto a meno del vostro coraggio, se la paura di guardare, vi ha fatto chinare il mento…” rimangono le analisi dei dirigenti della politica locale che hanno contribuito a far eleggere i propri rappresentanti in Europa (così dicono loro). C’è chi ci è riuscito e chi no. Però hanno vinto tutti! Ma il vero vincitore è stato il “non voto”. Perché se a Taurianova ad esempio, quasi il 70% non si reca alle urne, ma solo il 32%, si ravvisa una sfiducia sociale che aumenta in modo esponenziale e ciò dovrebbe farci preoccupare, in proporzione ci sono stati più scrutatori che votanti. C’è chi ha stilato “classifiche”, chi ha barato sul prezzo come quelle bilance truccate che utilizzavano i fruttivendoli di una volta. Chi si è preso meriti non dovuti e chi di quei meriti ne ha fatto una bandiera. Poi in tempi di transumanza, ci sono state anche i bovini e gli “sverzatori” di bestiame. Presentiamo uno e ne appoggiamo un altro, una condizione che dovrebbe essere lungimirante, ricordando un vecchio slogan delle elezioni americane, “Comprereste mai una macchina usata da loro…?”
Il responso delle urne ci dice che in Calabria, una delle regioni con la più scarsa affluenza alle urne (44%), ha come primo partito il M5S con quasi il 27%, seguito dalla Lega (22%), PD (18%), FI (13%) e FdI (10%). A Taurianova il trend è in controtendenza perché sancisce, come alle politiche del 2018, Forza Italia come primo partito con 1.026 preferenze, seguita dalla Lega (926), M5S (790), PD (661) e FdI (504).
“Anche se ora ve ne fregate, voi quella notte, voi c’eravate”, ci sono le preferenze che dovrebbero essere una “carta di identità” politica su chi ha fatto campagna elettorale per i candidati, avulse da bovini allo stato brado. Il Pd “procustiano” si attesta con i suoi circa 300 voti in quanto sosteneva la coppia Picierno, Ferrandino. Ne mancano all’appello altri 360 voti che nessuno ha rivendicato quindi diamoglieli a “Pensaci, Giacomino (Larosa), pensaci” e di altri, zingarettiani e non.
Poi ci sono i voti della Lega che sembra essere rivitalizzata dopo il commissariamento e che ha visto nel suo Sofo (di Bovalino, di Oppido ma cresciuto con polenta), la punta di diamante su cui puntare, avendo una discreta affermazione con oltre 300 voti. Diciamo che nel complesso è rappresentata da facce molto note con posizioni galileiane “cangianti”.
I pentastellati mantengono la leadership di preferenze da mal di pancia, e quindi voti d’opinione e di protesta che ha visto l’europarlamentare uscente Laura Ferrara attestarsi intorno alle 200 preferenze.
Da non sottovalutare le preferenze di Cesa che dovevano votarlo tutti, sembrava avesse una equipe di portatori di voti, ma che alla fine ha preso “solo” 186 voti, rivendicati per l’80%, così dice lui, dal commissario dell’Udc Salvatore Leva detto Totò, una risorsa inorganica da non sottovalutare.
Ma il vero vincitore è lui, un uomo, un perché, già dalle sopracciglia ad ali di gabbiano ben definiti si nota l’arguzia della sua sagacia. Sguardo ambivalente come quei condottieri che hanno sete di conquista. Un selfie tra tanti selfie con il dono dell’ubiquità, nello stesso momento sta in diversi posti della città e in altre città con stagioni diverse.
Nino il Moro, impavido conquistatore di consensi che nemmeno Topo Gigio riuscirebbe a simili imprese. A questo punto è consacrato come il candidato naturale a sindaco della città, qualora Fabio Scionti dovesse rinunciare a ricandidarsi. Forza Italia prende 1.026 voti e lui con la “Fedele” alleata di un “Amato” sortilegio non solo riempie un seggio di elettori, ma lui in un connubio di mille baionette, riesce ad avere il carisma di un leader, mezzo turco e mezzo napoletano, l’uomo che ha fatto lievitare i consensi di Forza Italia seppur di Forza Italia non è. Il suo Nuovo Caridi D’annata, è solo un trampolino di lancio provvisorio, è lui il vero “miracolo taurianovese”, rimasto fedele a Pedà e che ha conquistato oltre 500 preferenze (e chissà quanti sparsi in giro per l’Italia). Ha fatto votare Patriciello e De Donato, un asso pigliatutto, un Re Mida delle preferenze, e che a breve sarà a cena ad Arcore per essere premiato da Silvio e poi dal Papa. Da indiscrezioni pare che ci saranno pure dei pellegrinaggi provenienti da ogni parte del pianeta, solo per farsi sfiorare da Nino il Moro e sperare in un miracolo. Nino Caridi, tra la pesca delle zucchine e i nuovi Alberto da Giussano (che non si sa ce l’hanno ancora duro), è nei fatti il nuovo leader maximo del centrodestra. E così come Salvini prese in mano il rosario, facciamolo pure noi, tutti insieme perché servirà tanto!
(GiLar del Pueblo)



