Soldi finiti e stipendi al palo: la Regione taglia i servizi, Federfarma offre solo elemosine

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©PHOTOPQR/VOIX DU NORD/PHILIPPE Pauchet - illustration : medicaments


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«I soldi sono finiti, ci dicono. Ma a pagarne il prezzo sono sempre gli stessi: i cittadini più fragili e i lavoratori delle farmacie, che da un anno attendono il rinnovo del contratto nazionale. È inaccettabile».

Sulla questione della revoca delle convenzioni per i servizi sanitari, se dobbiamo dirla per come la viviamo sulla nostra pelle, Federfarma non merita nessuna forma di solidarietà e di sostegno visto che al tavolo per il rinnovo del contratto nazionale non vuole ricoscere a chi lavora nelle farmacie un aumento dello stipendio che non coprirebbe nemmeno il costo di una singola prestazione sanitaria che  un farmacista eroga quotidianamente. Qual è il messaggio che Federfarma vuol far passare che un servizio sanitario vale economicamente di più di chi studia, lavora, si aggiorna e si mette in gioco ogni giorno per erogarlo? – ha dichiarato, lanciando la mobilitazione del settore in Calabria, il Segretario Generale della Filcams Cgil, Giuseppe Valentino.

La Filcams Cgil Calabria interviene con una nota dura dopo la decisione della Regione di sospendere, da un giorno all’altro, i servizi sanitari essenziali erogati nelle farmacie dei piccoli comuni: elettrocardiogrammi, holter pressorio, spirometrie. Una sospensione improvvisa, ufficialmente motivata dall’esaurimento dei fondi.

Per il sindacato, la scelta è l’ennesima dimostrazione di come si stia scaricando sulle spalle dei più deboli le proprie inefficienze: «Non si trovano mai i soldi per garantire continuità e dignità. Non per i cittadini delle aree interne, privati di servizi fondamentali. Non per i lavoratori delle farmacie private, fermi da un anno con stipendi e diritti bloccati per il mancato rinnovo del CCNL».

Ma la denuncia più forte è contro la controparte datoriale, Federfarma, che al tavolo nazionale ha avanzato una proposta «irrisoria e offensiva»: appena 120 euro lordi di aumento mensile, a fronte di un costo della vita cresciuto negli ultimi anni di almeno 360 euro.

«Si parla tanto di prossimità, di sanità territoriale — commenta Giuseppe Vercelli, che rappresenta la Filcams Cgil Calabria al tavolo dí trattativa nazionale — ma poi si chiudono i servizi nei piccoli centri. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un sistema che si regge sul sacrificio dei lavoratori, già impoveriti, e che nega il diritto alla salute dei cittadini. È questa la sanità che vogliamo?».

La Filcams sottolinea che ormai da un anno è scaduto il CCNL Farmacie delle private senza che Federfarma voglia rinnovarlo. Le lavoratrici e i lavoratori delle farmacie vedono le loro buste paga erose dal caro-vita.

E l’attacco a Federfarma è netto: «Proporre 120 euro di aumento mensile quando l’inflazione ha già bruciato almeno 360 euro significa non solo ignorare la realtà, ma anche mancare di rispetto a chi lavora in farmacia con dedizione e sacrificio. Non accetteremo l’elemosina: serve un rinnovo vero, dignitoso, che riconosca i sacrifici dei lavoratori».

La Filcams Cgil Calabria conclude ribadendo che «la sanità territoriale non può essere solo uno slogan, e la qualità dei servizi dipende anche da chi ogni giorno li eroga, con professionalità e fatica. Noi continueremo a chiedere risposte: il rinnovo immediato del CCNL farmacie private con aumenti dignitosi e un piano regionale trasparente per garantire la continuità dei servizi, specie nei piccoli comuni. Basta con i tagli, basta con la logica dei soldi finiti: la salute dei cittadini e la dignità dei lavoratori non sono optional».

Dipartimento Comunicazione Filcams Cgil Calabria