Scandaloso a Polistena…l’ultima idea dei vertici dell’azienda sanitaria reggina, accorpare l’ortopedia a Locri. Marisa Valensise annuncia una nuova mobilitazione

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PRONTI A UNA NUOVA MOBILITAZIONE

ULTIMA TROVATA DELL’ASP DI REGGIO CALABRIA

Il reparto di Ortopedia dell’Ospedale di Polistena non deve e non può essere ACCORPATO A NESSUN ALTRO OSPEDALE.
Detta in dialetto: si spoglia una chiesa per vestirne un’altra.
Da giorni circolano voci insistenti a Polistena e nei comuni limitrofi: sembrerebbe che il Direttore Generale, di fronte alla carenza di personale,carenza frutto di quattro anni di totale incapacità di programmazione e amministrazione,abbia avuto la “brillante” idea di accorpare l’Ortopedia di Polistena a quella di Locri.
Facile, per la dottoressa.
Quattro anni dopo il loro arrivo, la situazione è peggiore di prima.
Ora, al di là di qualsiasi valutazione tecnica, parliamo di realtà concrete.
Avete presente la situazione delle strade e dei trasporti?
Vi immaginate anziani con frattura del femore provenienti da San Pietro di Caridà, Giffone, Candidoni, costretti a raggiungere prima l’ospedale di Polistena e poi quello di Locri?
Parliamo di fratture tempo-dipendenti, magari dopo le 21:00, con collegamenti bloccati o addirittura inesistenti.
Questa scelta significherebbe lasciare l’intera Piana di Gioia Tauro, circa 180.000 abitanti, senza un reparto di Ortopedia.
Scelte gravi, irresponsabili e impossibili da condividere.
Siamo di fronte a una palese delegittimazione del diritto alla cura.
Ricordo a tutti che Polistena è un ospedale SPOKE.
Invece di potenziare e aggiungere reparti e servizi, ogni giorno qualcuno si inventa un nuovo modo per toglierci ulteriori possibilità di cura sul nostro territorio.
I conti non si fanno sulla pelle delle persone.
Numerose sentenze della Corte Costituzionale hanno ribadito che il diritto alla salute è un diritto primario e inviolabile, superiore a qualsiasi logica contabile o politica.
Continuiamo a restare nel piano di rientro perché così vogliono “i capi”: in questo modo la mangiatoia è più grande e meno visibile.
L’80% del bilancio regionale calabrese destinato alla sanità viene tranquillamente divorato dagli avvoltoi.
Il privato avanza sempre di più, mentre il pubblico viene scientemente smantellato.
Ci auguriamo che si tratti solo di un falso allarme.
Ma sia chiaro: non lo permetteremo.
Ci hanno tolto tutto: servizi, diritti, prospettive.
Ora vorrebbero toglierci anche quel poco che resta come riferimento sanitario.
Se sarà necessario, OCCUPEREMO NEI LIMITI CONSENTITI TUTTO IL PERIMETRO ESTERNO.
Non possiamo permettere questo ulteriore depotenziamento ,abbiamo alcuna intenzione di arretrare di un solo millimetro.
Imparate a programmare servizi a misura di persona, non a misura di tornaconto personale.
Pensate a chi non ha nemmeno un’auto per raggiungere un ospedale lontano decine di chilometri, ai familiari dei malati.
Sappiate che non abbasseremo la guardia.
Noi vigileremo, mentre qualcuno brinderà sulle spalle dei cittadini.
NOI NO.