Da mesi ormai non si fa altro che lanciare allarmanti messaggi di paura per la possibile infiltrazione della ‘ndrangheta nella costruzione del Ponte sullo Stretto. Potrebbe sembrare tutto normale, ma non lo è assolutamente quando ciò accade all’interno delle Istituzioni. Finché ciò avviene da soggetti appartenenti ad una parte politica sciatta e senza idee, ciò si può sopportare, ma è impensabile che chi dovrebbe garantire la sicurezza e la tutela degli italiani possa, continuamente, sollecitare (non si sa a chi!) ed enunciare continui e intollerabili allarmi. Qualsiasi cosa è buona per accostare il Ponte sullo Stretto agli interessi della ‘ndrangheta o della mafia o della camorra, a presunti sprechi, a tagli di altri interventi, anche quando nulla di ciò è vero. Un attacco mediatico e non, che non ha precedenti! Un fuoco concentrico su un’opera straordinaria e strategica per il Sud, per l’Italia e per l’Europa. Ed allora questo deve far riflettere. I partiti di una pseudo sinistra, che hanno fallito nei decenni precedenti, vedono il Ponte come un’opera di rilievo che potrebbe offuscare ancor più il degrado che ha colpito il Sud, grazie alle loro inefficienze passate, che hanno governato l’Italia quasi sempre negli ultimi decenni. E questo potrebbe starci dinnanzi alla mediocrità dell’attuale classe dirigente. I Comitati del NO PONTE possono essere giustificati sia per la loro provenienza che per il momento di “gloria” che hanno assunto con tale posizione. Quello che appare incomprensibile, invece, è la posizione di alcune Istituzioni che creano molta confusione e non dimostrano affidabilità e speranza di tutela. Ci riferiamo, senza giri di parole, ad alcuna magistratura e ad alcune forze dell’ordine che lanciano allarmi inquietanti e che, invece, dovrebbero essere loro a garantire sicurezza e rispetto della legge. Questa posizione è, veramente, incomprensibile! In Italia, allo stato, ci sono centinaia di opere di rilevanti importi. È notorio a tutti che la criminalità organizzata ha interessi su queste grandi opere per cercare di lucrare il più possibile e le ultimi indagini al Nord lo hanno dimostrato. Ed allora perché concentrare l’attenzione, solo ed esclusivamente, sul Ponte dello Stretto? Le ragioni sono tante e diverse, ma non pare possibile che siano proprio parti delle Istituzioni ad allarmare i cittadini! Un ultimo appunto: si era cercato di rafforzare il controllo e la prevenzione, creando una struttura centralizzata presso il Ministero dell’Interno, per come è già avvenuto per altri grandi opere, essendo le Prefetture oberate di lavoro e, quindi, impossibilitate a poter gestire adeguatamente questo flusso di informazioni e di assumere eventuali provvedimenti. Più volte le Prefetture interessate hanno affermato di non poter riuscire, con l’attuale organico, a far fronte a questa imponente ed ulteriore attività lavorativa. Non entriamo sul problema dei possibili malintesi, ma vogliamo solamente affrontare questo sotto l’aspetto concreto e della sua efficacia. Vi è stata una rivoluzione dei partiti di sinistra e delle affermazioni non veritiere: si vuole indebolire il controllo sulle possibili infiltrazioni … Tutto falso! Si era cercato, come nelle altre opere, di sostenere il lavoro dei controlli e di dare man forte al territorio, allo stato, non in condizioni di poter creare una barriera adeguata. Ebbene, alla fine, nulla si è fatto, indebolendo, certamente, il rafforzamento e facendolo passare come un tentativo di indebolire le attuali strutture. Ripetesi: cosa non vera. D’altro canto, appare inverosimile che una struttura del Ministero degli Interni possa operare in tale direzione! Ed allora chi ha paura della costruzione del Ponte sullo Stretto? Dalla lettura di queste poche ma significative indicazioni possono trarsi delle riflessioni. Certamente, l’indebolimento dei controlli non può che agevolare la ‘ndrangheta, la mafia e la camorra. E questo contrasta fortemente con chi sostiene e vuole la costruzione di tale opera straordinaria.
Giacomo Francesco Saccomanno (avvocato-giurista-giornalista-esperto di ‘ndrangheta).