Relazione della Direzione Investigativa Antimafia, “la ‘ndrangheta sempre più attiva nel narcotraffico, oltre ad infiltrarsi sempre più negli appalti pubblici”
Mag 29, 2025 - Giuseppe Larosa
Di GiLar
“Sarebbe ormai desueto parlare ancora, ad esempio, di sodalizi in Calabria, in Sicilia o in Campania in quanto bisogna più che mai abituarsi a considerare appunto le matrici mafiose della ‘ndrangheta, di cosa nostra o della camorra, aldilà dei confini locali, non trascurandone altresì la proiezione internazionale. L’intento è dunque quello di descrivere l’operatività delle conventicole mafiose nel loro complesso declinandone poi le presenze a livello territoriale, lo specifico modus operandi adottato nei vari contesti d’area, dando risalto alla descrizione delle azioni di contrasto di tutte le componenti del sistema antimafia”, così si legge nella Relazione della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento riguardante l’attività del 2024.

“Il fenomeno mafioso della ‘ndrangheta è ormai consolidato e riconosciuto fuori dalla regione di origine in Italia e all’estero. Le più recenti risultanze giudiziarie attestano l’operatività di almeno 48 locali di ‘ndrangheta tra il Centro e il Nord Italia, non solo insediando quelle realtà economico-imprenditoriali, ma replicando anche i modelli mafiosi originari che si fondano sui valori identitari posti alla base delle loro strutture”.

“Per favorire l’espansione territoriale anche nelle regioni del Centro e del Nord Italia, le cosche di ‘ndrangheta hanno fatto leva sulla capacità di instaurare rapporti con clan appartenenti ad altre organizzazioni mafiose di diversa estrazione e origine.
Il fenomeno mafioso della ‘ndrangheta è orami consolidato e riconosciuto fuori dalla regione di origine in Italia e all’estero. Le più recenti risultanze giudiziarie attestano l’operatività di almeno 48 locali di ‘ndrangheta tra il Centro e il Nord Italia, non solo insediando quelle
realtà economico‐imprenditoriali, ma replicando anche i modelli mafiosi originari che si fondano sui valori identitari posti alla base delle loro strutture”.

Controllo sulle opere pubbliche
“L’analisi delle attività di contrasto, sul piano preventivo e repressivo, poste in essere dalle Istituzioni hanno documentato numerosi tentativi di infiltrazione e condizionamenti nei settori legati agli appalti pubblici, alla grande distribuzione organizzata e al comparto agricolo. Le cosche avrebbero evidenziato, in particolare, un crescente interesse nel controllo delle grandi opere pubbliche e nella gestione delle risorse economiche degli Enti locali, come nel caso delle aziende ospedaliere o dei servizi di raccolta rifiuti”.
Due Comuni del Vibonese condizionati dai clan
Si legge nella Relazione che “Significative ingerenze della criminalità organizzata nella vita di due Comuni del Vibonese», con il sostegno elettorale da parte dei clan a due amministrazioni comunali che hanno portato ad una «grave compromissione dell’azione amministrativa”, si tratta di due Comuni del Vibonese Stefanaconi e Tropea, il primo commissariato il 29 luglio 2024, il secondo il 23 aprile 2024. E parla di “legami familiari o rapporti di vicinanza tra membri della locale criminalità organizzata ed esponenti della compagine politica”.

E inoltre nel 2024 la Dia impegnata nel contrasto alla criminalità organizzata ha sequestrato beni per 93,4 milioni e confiscato beni per 159,9 milioni. Sono alcuni dei dati contenuti nella Relazione annuale del ministro dell’Interno al Parlamento.
In particolare, sono stati sequestrati beni per 56,7 milioni alla camorra, per 15,9 milioni alla ‘ndrangheta, per 13 milioni alla mafia foggiana e per 5,9 milioni a Cosa nostra; confiscati beni per 104 milioni a Cosa nostra, per 30,9 milioni alla camorra, per 8,1 milioni alla ‘ndrangheta e per 2,2 milioni alla mafia foggiana.