Processo operazione “Spes contra Spem” contro presunte estorsioni ai danni di imprenditori di Taurianova. Le Motivazioni della sentenza: All’interno tutti i particolari
Ago 07, 2025 - Giuseppe Larosa
“Così evidenziati gli elementi emersi nel corso dell’istruttoria dibattimentale ritiene il Tribunale che debba pronunciarsi una sentenza di assoluzione nei confronti di tutti gli imputati per il reato di associazione mafiosa”, iniziano così i motivi della sentenza di primo grado al Tribunale di Palmi, riguardante l’operazione “Spes contra spem” effettuata nel giugno del 2021 a Taurianova, dove al centro dell’operazione emerge la figura di Pasquale Zagari. Il boss, tornato in libertà dopo trenta anni di reclusione e che secondo le indagini condotte dai Carabinieri, appena rimesso piede a Taurianova avrebbe tentato di riprende il controllo egemonico del territorio. In quell’operazione erano state emesse 11 misure cautelari.
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I motivi della sentenza di primo grado emessa nel febbraio scorso dal Tribunale Penale di Palmi nel collegio presieduto dal dott. Francesco Jacinto e giudici a latere, dott.ssa Jessica Dimartino e dott.ssa Michela Scullari, è crollato l’impianto accusatorio, specie nei confronti di Pasquale Zagari principale imputato dell’operazione in quanto, a fronte della richiesta dell’accusa 30 anni di carcere per essere come promotore della cosca Zagari-Fazzalari, è stato condannato solo per una estorsione in continuazione con una precedente tentata estorsione a 8 anni di reclusione, assolto dal reato associativo e di due estorsioni. Accogliendo così le tesi difensive dell’avvocato Antonino Napoli, legale di Pasquale Zagari.
Scrivono i giudici, “Pur partendo, infatti, dalla circostanza che ZAGARI Pasquale abbia già riportato una condanna per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. irrogata, come visto, con la sentenza emessa all’esito del procedimento cd. “Taurus”, tale dato deve essere esaminato unitamente agli altri elementi emersi nel corso dell’istruttoria dell’odierno procedimento. La contestazione del reato associativo nel procedimento “Taurus” si chiudeva nel 1996. Da quel momento in, poi, lo ZAGARI, che rimaneva ristretto per più di 29 anni, non veniva attinto da nessun altro tipo di contestazione del genere. Anzi, l’odierno imputato, intraprendeva un percorso di dissociazione rispetto al suo passato e di presa di distanza dai contesti di criminalità organizzata. Scelta che non rimaneva nel suo intimo ma veniva manifestata pubblicamente anche in territorio calabrese (…) Questi singoli episodi di estorsione, però, venivano posti in essere nell’esclusivo interesse dello Zagari che tentava di procacciarsi delle somme per il sostentamento suo e di taluni componenti della sua famiglia. Non può, infatti, non considerarsi un dato che è emerso a chiare lettere nel corso dell’istruttoria dibattimentale, ovvero le difficoltà economiche affrontate dallo Zagari dopo la sua scarcerazione. Il predetto tentava di mantenersi con il sostegno di forme di assistenzialismo nonché approcciandosi a vari lavoretti che erano stati a lui proposti. Tali difficoltà, però, aumentavano con il diffondersi dell’epidemia di Covid-19 che, come purtroppo noto a tutti, paralizzava le attività economiche e non solo. Lo Zagari era, quindi, costretto a fare ritorno in Calabria dove accadeva quello da lui stesso temuto, un ritorno a commettere reati”.
L’attività investigativa era supportata, tra l’altro, dalle testimonianze di alcuni imprenditori vittime di estorsione. La genesi dell’indagine è rappresentata dalla raccolta di alcune informazioni, che hanno fatto ipotizzare che alcuni imprenditori sarebbero stati vittime di vessazioni ed estorsioni da parte di esponenti della criminalità organizzata locale. Lo sviluppo delle investigazioni avrebbe permesso di identificare alcune vittime che hanno ammesso le vessazioni e le richieste estorsive. Ma la questione principale e soprattutto posta in evidenza, è che nella sentenza è crollata l’associazione mafiosa in quanto tutti gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi anche da guerra, esercizio arbitrario delle proprie ragioni, sostituzione di persona, truffa anche aggravati dalle modalità mafiose, avendo preso parte o comunque favorito la ’ndrangheta nella sua articolazione taurianovese.
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