A Lamezia Terme protagonista del contest firmato “Urba/Strill” il giornalista, saggista e già direttore de “La Stampa” e del “Corriere della Sera”, per approfondire i temi legati alla memoria, all’oblio e alla partecipazione politica
Paolo Mieli a Tabularasa: “Calabria, conti aperti con la storia”
A Lamezia Terme protagonista del contest firmato “Urba/Strill” il giornalista, saggista e già direttore de “La Stampa” e del “Corriere della Sera”, per approfondire i temi legati alla memoria, all’oblio e alla partecipazione politica
“Fare i conti con la storia qui non può che avere una valenza particolare, perché questa regione dalla politica deve ancora ottenere dei risarcimenti”.
E’ un’immagine lontana dal solito copione che vuole la Calabria perennemente in debito nei confronti di chiunque, quella offerta alla folta platea di piazzetta San Domenico a Lamezia Terme, da Paolo Mieli. Il presidente di Rcs libri, e già direttore de “La Stampa” e del “Corriere della Sera”, è stato protagonista del primo appuntamento lontano da Reggio Calabria dell’edizione 2014 di “Tabularasa”. Insieme a lui sul palco ad approfondire i temi legati alla memoria, all’oblio e alla partecipazione politica, gli organizzatori, Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, e il sindaco di Lamezia, Gianni Speranza. Quest’ultimo nel fare gli onori di casa ha messo in evidenza “la straordinaria capacità di Mieli di essere sempre un punto di riferimento serio e autorevole, sia come giornalista che come storico”.
“I conti con la storia” è anche il titolo dell’ultima fatica letteraria edita da Rizzoli, in cui Mieli esamina alcuni fatti fondamentali di oltre due millenni, senza preconcetti o pregiudizi. Un approccio utilissimo per una regione come la Calabria “la cui immagine – spiega Mieli – è spesso deformata da vicende di sangue e malaffare. Ma come per altri contesti, si tratta di realtà tramandate nel tempo in maniera distorta. Nei miei viaggi in America del Sud ho incontrato tantissimi calabresi che hanno dato, e danno ancora oggi, lustro ai posti in cui vivono. Dunque non c’è nessuna anomalia o difetto genetico. Semmai è stata la politica che ha ceduto il passo a certe immagini distorte e in tal senso è emblematica la vicenda della lotta per il capoluogo del ’70 che ha consegnato al Paese lo stereotipo di una regione segnata da faide e guidata da persone incapaci di presentarsi come comunità coesa. Oggi serve una grande battaglia politica e culturale per affermare il vero volto della Calabria”.
Un volto fatto di realtà di promozione culturale “come Tabularasa – afferma convinto il direttore di Rcs – che qui e in altre regioni del Mezzogiorno stanno offrendo, attraverso un lavoro bestiale, momenti di crescita politica e civile. Si tratta di un compito immane, quello cioè di far passare un nuovo valore da associare a questi territori. Proprio ciò che faceva la politica prima di eleggere quale unico luogo di confronto e dialogo i siparietti della televisione. Un modello autoreferenziale che, sono convinto, sta per essere rifiutato definitivamente e allora anche i grandi leader capiranno che sarà nuovamente necessario conoscere la gente, parlarci, proprio come avviene nei paesi anglosassoni”.
Mieli ha poi messo in guardia contro il rischio mistificazione che caratterizza la lettura delle vicende storiche, anche più recenti. “Spesso sentiamo parlare di “berlusconismo” dimenticando che Berlusconi, a cui pure vanno attribuite tante responsabilità, ha governato nove anni contro gli undici del centrosinistra. Lo storico deve liberarsi delle semplificazioni e guardare alla responsabilità dei singoli. Questo significa fare i conti con la storia. Proprio come la lettura offerta dal giornalista Pino Aprile i cui ragionamenti rivelano in modo potente, aspetti che gli storici non sono riusciti a raccontare”.
Si sta aprendo una nuova fase politica. Di questo si è detto convinto Mieli sottolineando la necessità di “stabilire un nuovo modo di stare insieme, riprendendoci l’individualità del nostro ruolo, esigendo di parlare con le persone, ricostruendo subito il senso della comunità. Tornerò presto in Calabria – ha annunciato in chiusura– magari per parlare della Prima guerra mondiale e di un’identità nazionale a cui il Mezzogiorno ha dato un contributo enorme”.