OCCHIUTO NON E’ UN DITTATORE DELLO STATO LIBERO DELLE CALABRIE E NON HA IL DIRITTO DI INDIRE ELEZIONI A SUO PIACIMENTO SOLTANTO PER CERCARE DI USCIRE DAI PROPRI PROBLEMI GIUDIZIARI

Vito Barresi, storico sociale e delle idee, candidato sindaco comune crotone elezioni 2026
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OCCHIUTO NON E’ UN DITTATORE DELLO STATO LIBERO DELLE CALABRIE E NON HA IL DIRITTO DI INDIRE ELEZIONI A SUO PIACIMENTO SOLTANTO PER CERCARE DI USCIRE DAI PROPRI PROBLEMI GIUDIZIARI
Vito Barresi, storico sociale e delle idee, candidato sindaco comune crotone elezioni 2026
Scrivo questa riflessione con senso di responsabilità democratica e con la consapevolezza che oggi la Calabria si trova davanti a un passaggio politico e istituzionale di estrema delicatezza. Le improvvise dimissioni del Presidente Roberto Occhiuto, seguite dal suo immediato annuncio di ricandidatura, non possono e non devono essere banalizzate come un semplice atto tattico o una scelta personale.
Dietro questa messinscena istituzionale, si profila un’operazione opaca e regressiva che tenta di manipolare il consenso calabrese con strumenti di potere più vicini alla logica del feudalesimo che alla trasparenza democratica. La fine della Presidenza Occhiuto non può essere narrata secondo i canoni di una inaccettabile letteratura medievale, né presentata come l’ultima scena di una trama misteriosa e oscura che nessuno deve sapere né comprendere. Questo racconto è irricevibile. Ciò perchè, dietro la scena madre delle dimissioni, che somiglia a una sceneggiata alla napoletana, purtroppo per Occhiuto e soprattutto per la Calabria, campeggia a lettere scarlatte una parola pesante e spaventosa quale è quella scritta dai giudici di questa nostra Repubblica: corruzione.
È questo e non altro il ‘vocabolo’ che compare sull’avviso di garanzia notificato a Roberto Occhiuto da parte della magistratura, che ipotizza gravissimi episodi di corruzione sistemica. Occhiuto non ha il potere – né il diritto – di calpestare i sogni e le speranze di una regione intera, solo per cercare una via d’uscita dai propri incubi. La sua scelta di abbandonare le responsabilità istituzionali per aprire una campagna elettorale anticipata, si configura come un atto profondamente irresponsabile, un segno grave di disprezzo verso le regole democratiche e una forma di intolleranza verso ogni legittimo dissenso. A pagarne le conseguenze sarà ancora una volta una regione socialmente ed economicamente stremata, travolta da una crisi strutturale che la riforma sull’autonomia differenziata rischia di rendere definitiva. Altro, invece, sarebbe stato, se davvero avesse voluto agire nell’interesse dei calabresi, aprire e formalizzare nelle sedi politiche e istituzionali naturali e preposte, non già su un cantiere di opere pubbliche, una vera crisi politica e ammettere il fallimento del proprio programma di governo, ormai affondato nel cono d’ombra di un’indagine giudiziaria che chiama in causa direttamente l’operato del Presidente e del suo entourage. La Calabria non è l’incubo cubano di Roberto Occhiuto. La Calabria è una terra viva, ferita, ma ancora capace di guardare avanti. Non può essere trasformata in un palcoscenico di propaganda o, peggio, in uno scudo personale dietro cui proteggersi dalla verità. Oggi è tempo di cambiare paradigma. È il momento di ripensare alla Calabria non più come periferia assistita o vuoto terminale di finanziamenti calati dall’alto, ma come luogo politico nazionale d’eccellenza, capace di superare le logiche dell’arretratezza e del sottosviluppo. Una Calabria che non sia più condannata all’abbandono, ma diventi il nuovo grande spazio euromediterraneo, ponte naturale tra Est e Ovest, tra Sud e Nord. Una regione aperta, innovativa, in metamorfosi progressista, territorio concreto di sviluppo economico condiviso, spazio dove si può partire, ma soprattutto dove si ha il diritto di tornare. È questa la Calabria che vogliamo. Una Nuova Calabria in una Nuova Italia degli anni Trenta. Una Calabria che sia Mezzogiorno protagonista di pace nel Mediterraneo, e non fiction perpetua di ‘ndrangheta e corruzione.
Questo è il tempo del coraggio e della chiarezza. Serve una proposta politica unitaria, radicale, democratica e popolare. Serve che l’alternanza di centrosinistra, insieme a tutte le forze civiche e progressiste, abbia finalmente il coraggio di aprire una nuova stagione. La Calabria non merita un’altra stagione di ambiguità. Merita un progetto politico chiaro, serio, onesto. Merita finalmente una speranza credibile.