Non basta più dire: “due popoli due stati”, non c’è più terra per il popolo palestinese! Un appello per le donne di Palestina
Giu 02, 2025 - redazione
Con profonda inquietudine, gli Stati Generali delle Donne elevano la propria voce per denunciare con fermezza il silenzio di fronte alla tragedia umanitaria in corso a Gaza. Rileviamo con crescente preoccupazione la riluttanza del nostro Governo nell’adottare misure di pressione significative nei confronti di Israele, in contrasto con le prime, seppur tardive, iniziative intraprese da altri Stati europei.
Non basta più dire: “due popoli due stati”, non c’è più terra per il popolo palestinese!
Un tempo considerata la soluzione di riferimento dalla comunità internazionale, ora viene percepita come superata dagli eventi e dalle dinamiche sul campo. Non è più sufficiente ripeterla come un mantra senza considerare i cambiamenti intervenuti. A causa dell’espansione degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati (Cisgiordania e Gerusalemme Est) e del controllo de facto esercitato da Israele su gran parte di quest’area, la quantità di terra disponibile per la creazione di uno stato palestinese indipendente e vitale si è drasticamente ridotta, se non esaurita. Esprimiamo un forte senso di frustrazione e disperazione per la progressiva erosione della possibilità di uno stato palestinese indipendente e sottolineiamo l’urgenza di trovare nuove vie per una pace “giusta e duratura” nella regione. La comunità internazionale e le parti in conflitto devono confrontarsi con la realtà di una terra sempre più contesa e con le conseguenti implicazioni per il futuro del popolo palestinese.
Riteniamo inammissibili ulteriori giustificazioni per il piano di distruzione e le gravi perdite di vite civili perpetrate dal governo Netanyahu. Respingiamo con decisione ogni tentativo di stigmatizzare la solidarietà con il popolo palestinese attraverso infondate accuse di antisemitismo, un’operazione intellettuale che riteniamo fuorviante e ipocrita.
Il tempo stringe inesorabilmente. Urge un’azione decisa per fermare il governo israeliano attraverso sanzioni mirate e un isolamento internazionale effettivo, che includa l’immediata cessazione della vendita di armamenti.
Assistiamo sgomente e con profondo dolore al deliberato annientamento di donne, bambini e bambine,e uomini innocenti, vittime di raid, bombardamenti, carestia e trasferimenti forzati, in flagrante violazione di ogni principio del diritto umano e internazionale, perseguendo unicamente un disegno politico di egemonia regionale.
L’orrore a cui siamo testimoni ci lascia attonite e impotenti, ma proprio da questo sentimento di indignazione e dolore trae forza l’eco delle innumerevoli mobilitazioni dal basso che, come noi, si ribellano all’inerzia governativa e chiedono con urgenza la fine di questo massacro. È imperativo ricomporre le voci di coscienza e amplificarle affinché risuonino con forza nelle istituzioni e nel tessuto civile, assumendoci appieno la nostra responsabilità di cittadine e cittadini consapevoli.
Un pensiero commosso e solidale si leva verso le donne di Gaza, che stanno pagando un tributo insopportabile a questa tragedia, ma che con la loro straordinaria resilienza continuano a nutrire la speranza in un futuro di pace. I dati di UN WOMEN sono eloquenti e strazianti: oltre 28.000 donne e ragazze, pari al 70% delle vittime “ufficiali”, sono state brutalmente strappate alla vita dall’inizio del conflitto. Madri, figlie, sorelle, mogli, amiche, figure insostituibili che lasciano un vuoto incolmabile nelle loro famiglie e comunità.
Queste donne sono anche bersaglio specifico di violenza fisica, sessuale e psicologica, orrori che ogni conflitto inevitabilmente riserva. Il blocco degli aiuti umanitari aggrava in modo drammatico le loro condizioni di sopravvivenza.
La volontà di annientare un popolo e di cancellarne il futuro passa anche attraverso la deliberata sofferenza inflitta ai corpi delle donne. Sentiamo l’obbligo morale di farci loro voce, di trasformare la nostra indignazione in azione, affinché la comunità internazionale non resti indifferente di fronte a questa immane tragedia.
Isa Maggi
Stati generali delle Donne