Marilina Intrieri su sospensione Sindaco diu Rocca di Neto,”quando la Severino scavalca la Costituzione”
Lug 26, 2025 - redazione
A Rocca di Neto (KR) in queste ore si è consumato un passaggio istituzionalmente delicato e umanamente doloroso: il sindaco Alfonso Dattolo è stato sospeso dalla carica a seguito di una condanna in primo grado nel processo noto come “Rimborsopoli”.
È lo stesso primo cittadino a comunicarlo oggi su Fb con una lunga e toccante lettera indirizzata alla cittadinanza, in cui afferma: “una legge impone questo stop, sostituendo al principio costituzionale della presunzione di innocenza un pregiudizio di colpevolezza”.
La legge che regola la materia, il D.Lgs. 235/2012, noto come “Legge Severino”, prevede la sospensione automatica dalle cariche elettive per coloro che riportano una condanna, anche se non definitiva, per determinati reati contro la pubblica amministrazione.
Dattolo oggi si congeda, pur non rinunciando alla battaglia legale per affermare la propria innocenza in sede d’appello, con parole misurate ma ferme, rivendicando il lavoro amministrativo svolto e il legame profondo con la comunità e con un bilancio delle opere compiute e dei progetti avviati.
Dattolo non si trincera dietro accuse o rivendicazioni, sceglie di raccontare il senso civico del proprio mandato, affidandosi alla comunità e alla storia, “che non si cancella.
Alfonso Dattolo non è un amministratore nominato, ma un sindaco legittimato da una espressione diretta della volontà degli elettori ed è stato sospeso senza che la sentenza sia definitiva, il contrasto tra legalità formale e legittimazione democratica assume in questi casi contorni evidenti.
È esattamente questo il punto: la sospensione opera come una sanzione anticipata, aggirando il normale ciclo di accertamento giudiziario e infliggendo una grave conseguenza politica a fronte di una condanna ancora rivedibile, una forma di esautorazione anticipata del voto popolare, che, pur nel rispetto della legge, pone interrogativi sulla tenuta del rapporto fiduciario tra elettori e istituzioni.
Un meccanismo che collide frontalmente con l’art. 27 della Costituzione, secondo cui “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.
Non si tratta di una formalità. La presunzione d’innocenza è un pilastro del nostro ordinamento e trova oggi un ulteriore fondamento nella Direttiva UE 2016/343, che impone agli Stati membri di garantire che le persone non siano trattate come colpevoli fino alla sentenza definitiva.
Ciò che emerge, oltre la cronaca del provvedimento, è la frizione tra una giustizia che deve fare il suo corso e una politica che, nel frattempo, viene giudicata in anticipo.
Sono evidenti gli elementi critici della norma: La sospensione può colpire anche chi sarà assolto in appello o Cassazione,il sindaco è rimosso prima che la sua responsabilità penale sia dimostrata in modo definitivo,la norma non distingue tra reati gravi e lievi, né valuta l’impatto sul mandato elettivo diretto.
In un Paese dove l’iter giudiziario si articola su tre gradi di giudizio, e dove i tempi della giustizia raramente coincidono con quelli della democrazia locale, si assiste sempre più spesso a una sospensione della presunzione di innocenza nella percezione pubblica.
Proprio qui si consuma l’effetto più distorsivo: l’interferenza nella sovranità popolare, il rischio è evidente: l’applicazione automatica della Severino nei confronti di condanne non definitive trasforma una misura cautelare amministrativa in un giudizio anticipato di colpevolezza, scavalcando la Costituzione e le garanzie processuali.
È giusto, allora, domandarsi se un automatismo normativo possa davvero essere lo strumento più equo per tutelare le istituzioni senza tradire la volontà popolare. La risposta non è semplice.
Nel frattempo, resta il paradosso di una legge che, nel tentativo di tutelare l’etica pubblica, rischia di produrre l’effetto contrario: alimentare sfiducia e disillusione nei cittadini, che vedono interrompersi, non per loro scelta, il mandato di un sindaco eletto.
È il tempo della giustizia ma è anche il tempo della riflessione politica, legislativa e culturale su come tenere insieme legalità e democrazia