Hanno le idee ben chiare, amano il loro lavoro ma soprattutto, vogliono lavorare nella loro terra natia. Sono i giovani medici Simona Calabrese (medico chirurgo), Bruno Criaco (medico chirurgo), Francesco Mesiti (odontoiatra), i tre vincitori delle borse di studio “Roberto Stella”, primo medico deceduto in Italia a causa del Covid 19, assegnate domenica scorsa dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Reggio Calabria.
Insieme ai neo laureati parliamo di futuro, di sanità, di progetti perché “fare il medico non è un mestiere che può fare chiunque, è una missione che richiede tanti sacrifici, rinunce, competenza e abnegazione”.
Lo sa bene la dottoressa Calabrese, classe ’99 specializzanda in Medicina legale a Messina dove ha studiato e portato a termine brillantemente il percorso universitario.
“Sogno di rimanere nella mia terra e poter dare il mio contributo. Se non ci dovessero essere le condizioni giuste per restare, è ovvio che andrò via, ma mi piacerebbe comunque un giorno tornare qui – afferma la neo dottoressa laureata lo scorso Luglio e oggi, iscritta al primo anno alla scuola di specializzazione -. Sono grata all’Ordine dei medici per avermi dato questa opportunità che non è scontata, una borsa di studio per un giovane laureato è lo sprone a continuare un cammino bellissimo e, allo stesso tempo, impegnativo. Non è un voto a determinare la bravura del medico e mi congratulo con tutti i colleghi che come me, hanno portato a termine un primo importante step”.
La dottoressa Calabrese nel ricordare “il supporto dei suoi genitori e del fratello, già affermato gastroenterologo, che gli hanno permesso di studiare in un ambiente sereno motivandomi a dare il meglio senza preoccuparmi di un eventuale fallimento”, vede “un futuro da medico legale competente, preparato, pronto a praticare la professione con impegno e dedizione”.
“La nostra sanità può cambiare, un territorio come la Calabria ha bisogno di validi medici e qui, ci sono tantissimi professionisti capaci di dare risposte alla gente – conclude la dottoressa Calabrese -. La rivincita di questa Regione sono proprio i giovani e visto che non ci manca niente, dobbiamo puntare solo sulla buona volontà”.
Pienamente d’accordo il dottore Criaco, classe ’99 che nel ricordare il suo “lungo percorso, sei anni pieni di studio, ansia, paura di non riuscire a coronare un grande sogno, ma ricco di soddisfazioni”, sprona gli studenti che hanno scelto questa strada “a crederci, a non demordere, impegnarsi perché se tornassi indietro, io rifarei tutto”.
“Lo studio non finisce con la laurea, spero di superare i test ed entrare a Luglio in endocrinologia – aggiunge il neo laureato -. Ricevere la borsa di studio dedicata al professore Stella è un onore, è stato un uomo altruista, un medico che si è sacrificato per il bene del prossimo. Scegliere di fare questo mestiere vuol dire mettersi in gioco e in casi come la pandemia, mettere a rischio la propria salute. L’Ordine dei medici è una grande famiglia fatta da professionisti che, quotidianamente, mettono al servizio della comunità, le loro competenze e anche se so, che sarà difficile rimanere a Reggio, se dovessi andar via, farò di tutto per mantenere alto il buon nome della mia terra”.
Chi non ha mai perso le speranze superando le difficoltà che in un percorso universitario ci si può aspettare, è il dottore Mesiti, classe ’92 che, pur essendo il più “maturo” di età, ha partecipato alla selezione classificandosi tra i più meritevoli.
“Ci sono tanti giovani colleghi che a prescindere dal voto, meritano una borsa di studio. Ho studiato all’Università di Catanzaro e il mio percorso non è stato molto lineare: mi sono laureato a 33 anni, ma ognuno ha i suoi tempi – spiega il dottore -. A prescindere dal voto di laurea, ognuno ha un valore, non è il voto che fa la persona. Se penso al futuro, mi vedo felice dal punto di vista professionale, in sintonia con quello che faccio. Sicuramente, darò al paziente quello che ha bisogno e non lo vedrò mai come un numero, ma come una persona”.
Il dottore Mesiti si sofferma sulla quotidianità dove la tecnologia e il marketing hanno preso il sopravvento e “capita che i medici si improvvisano imprenditori puntando molto sul guadagno, ma a volte, bisogna rallentare e guardare i veri bisogni della gente”.
“Dovrebbero prevalere i valori, sono importanti i rapporti tra noi colleghi, dobbiamo essere solidali senza sminuire chi abbiamo accanto – conclude il giovane odontoiatra -. Ci vuole molta collaborazione, in questo mestiere le sinergie possono solo fare bene alla professione e alla nostra sanità. Ai colleghi dico che è fondamentale prenderci cura della nostra salute mentale, viviamo in un periodo in cui i livelli di stress sono altissimi e perdiamo il controllo delle emozioni. Dobbiamo fermarci e prenderci cura di noi stessi per poter curare poi gli altri. Ringrazio i miei genitori, l’Ordine dei medici per questa opportunità e auguro ai futuri odontoiatri di potersi realizzare e non cadere in logiche produttive, ma puntare alla passione”.