Caccia, le polemiche rimangono
WWF, inizia la stagione venatoria ma i problemi non sono stati superati
Caccia, le polemiche rimangono
(ANSA) – CATANZARO, 31 AGO – “Grazie all’apertura anticipata concessa ancora una volta dalla Regione, dal 1 settembre inizia in Calabria la stagione venatoria che si concluderà alla fine di gennaio”. Lo afferma in una nota il Wwf della Calabria. “Rispetto alla data di apertura – prosegue la nota -prevista dalla legge, coincidente con la terza domenica di settembre, le giornate di caccia anticipata sono cinque, con un limite di orario compreso tra le 06,00 e le 13,00, ma rimane il fatto che, fra tutte le regioni meridionali, la Calabria è quella che ha concesso di più in termini di pre-apertura e non solo. Nella stessa Sicilia ad esempio, si potrà sparare alle quaglie solo a partire dal primo ottobre e la Beccaccia fino al 31 dicembre, mentre in Puglia e in Basilicata si potrà andare a caccia in tre giorni fissi a settimana e non a scelta, per comeha stabilito invece il calendario calabrese, pubblicato ancora una volta con un ritardo di circa due mesi rispetto alla data indicata dalla legge”. “Pur riconoscendo – aggiunge il Wwf – lo sforzo della Regione per un maggiore adeguamento a quelle che sono le linee guida per la stesura dei calendari venatori fornite dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), specie dopo la bocciatura da parte del Tardel vecchio calendario, per molte specie i periodi di apertura e chiusura e le modalità di prelievo non coincidono con le indicazioni elaborate dallo stesso Istituto Scientifico.Permangono del resto tutte le gravi carenze e i difetti del mododi ‘gestire’ l’attività di caccia nella nostra regione, a cominciare dalla eccessiva mobilità dei cacciatori in ambiti troppo vasti o addirittura in tutta la regione per la cacciaalla migratoria, fino al persistere delle perniciose e dispendiose pratiche del cosiddetto ‘ripopolamento’, per nontacere dell’autentica piaga del bracconaggio favorito dalla cronica e vergognosa scarsità di sorveglianza. Abbattimenti dispecie protette, uso di richiami vietati per quaglie e tordi,caccia notturna a lepri e cinghiali, uso criminale di lacci etrappole che straziano le povere vittime, autentici ‘agguati’alle beccacce nella cosiddetta, diffusissima, ‘posta’ serale omattutina, sono solo alcuni esempi del vasto campionario dimalcostume venatorio che caratterizza la nostra regione”. “Ma l’errore di fondo – conclude – che si continua aripetere consiste nell’assoluta mancanza di una seriaprogrammazione che leghi l’attività di caccia alla effettivaconsistenza delle popolazioni faunistiche, piuttosto checonsentire che lo stesso abbattimento di animali agisca come unavariabile indipendente, divenendo così un importante elementodi disturbo, insieme a tutti gli altri fattori ambientali cheminacciano gli ecosistemi e la fauna che in essisopravvive”.