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TAURIANOVA (RC), VENERDì 11 OTTOBRE 2024

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Vincenzo Speziali: “Vittorio Emanuele di Savoia e la sua vita”

Vincenzo Speziali: “Vittorio Emanuele di Savoia e la sua vita”

Vincenzo Speziali: Vittorio Emanuele di Savoia e la sua vita.

So che l’argomento potrà suscitare qualche dissenso, a fronte di opinioni diverse e considerazioni differenti, epperò verità esige chiarezza espositiva, pur ammettendo un mio -notorio!- ‘coinvolgimento affettivo’, circa la vita, la morte e la famiglia, di Sua Altezza Reale, Vittorio Emanuele di Savoia.
È un Paese strano l’Italia, poiché si ama e si fa amare -persino al netto delle sue probabili ‘storture mistificatorie’- ma spesso non restituisce, ai suo figli questo amore, forse perché al solito aveva ragione Aldo Moro, allorquando la defini` “dalle gracile strutture e forti passionalita`”.
Così, con siffatto stato d’animo, ci avviamo alle esequie di quest’uomo, il quale per paradosso della vita, è uscito dalla storia, rimanendo nella cronaca, ma soprattutto soffrendo, anzi patendo, spessissimo e sin da piccolo, per scelte -e ‘responsabilita`?- non sue.
A sei anni, sfioro` il trono: si, a sua insaputa, Benedetto Croce, Concetto Marchesi, Enrico De Nicola -in seguito per quella strana sorte di un “destino cinico e baro”, primo Capo dello Stato Italiano- per di più con Luigi Einaudi (successivamente anche lui Presidente della Repubblica, precisamente il primo), proposero all’allora sovrano, cioè Vittorio Emanuele III° (ovvero il nonno dell’odierno defunto), la sua doppia abdicazione, cioè la propria e quella del figlio Umberto -padre del Vittorio Emanuele oggi scomparso- configurandone la reggenza in capo alla madre, Maria José, la quale si sapeva essere non solo ‘non contaminata’ dal Fascismo, bensì fieramente avversa.
Vittorio Emanuele III°, rifiuto` -“sarebbe un’ammissione di colpa: io, ho solo osservato lo Statuto Albertino, le leggi del Regno e Mussolini è giunto al potere, per via legale, quindi non avrei potuto fare altro e diversamente! Se avessi avuto atteggiamento ostile e contrario, mi avrebbero potuto contestare il reato di alto tradimento”- ma rifiutando, seppur con ineccepibile scrupolo di formalismo, ‘condanno`’ la Dinastia reale più antica d’Europa (difatti i Savoia sono ciò!), alla perdita del reame che essi si conquistarono sul campo, scrivendo le bellissime pagine del Risorgimento Italiano.
Il tutto, assieme a Camillo Benso, Conte di Cavour, cioè l’Iimpareggiabile Presidente del Consiglio di un altro Vittorio Emanuele, cioè il II°, nonché primo Re d’Italia, ma soprattutto della nostra Italia unita.
Questo è ‘l’albero genealogico’ da cui discendeva il ‘contemporaneo scomparso’, a cui si fecero ‘pagare’ errori sorici non suoi (alla faccia, delle ‘anime belle’ le quali affermano sempre, ‘pelosamente’, ma falsamente che ‘le colpe dei padri non cadono mai sui figli’ ed infatti, con Vittorio così non è andata!), ma nessuno o pochi -tra gli stucchevoli ed effimeri benpensanti!- gli riconobbe la dignità di erede degli incontrovertibili meriti del suo casato.
E poi…già poi, viene Emanuele Filiberto, suo figlio, per me un fratello, persona di indomito coraggio (in tutti i sensi coraggio!), oltre che di adamantina coerenza con gli affetti e l’amicizia, verso chi sente e chi riconosce essere in tutte le persone -chiunque esse siamo, di qualunque estrazione sociale o di censo provengano- dicevo che riconosce, tratta e sente, quali amiche, senza mai fare un passo indietro.
Sabato 10, alle 15, le esequie di Superga a Torino (a cuo parecipero` con amino commosso) saranno pure i funerali di un ‘mondo’ e di una triste sorte, composta di polemiche altrui, senza però dimenticare -nonostante probabili ed umane gaffes, che tutti gli esseri umani compiono e che a tutti vengono perdonate- ribadisco, si celebrerà la tumulazione, principalmente di un uomo e con lui le cattive e superficiali critiche, benché pochi vorranno ricordare il grande amore che aveva verso la nostra Italia e che lui ben descrisse una volta rientrato dopo il lungo esilio forzato ed impostogli -senza colpe dirette, ove mai mai fossero tali e tali in capo a lui medesimo- durato 57 anni: “comunque vada, comunque la si pensi, l’Italia, anche se Repubblicana è il mio Paese, perciò accetto tutto e nulla rivendico”.
Adieu, mon prince!

Vincenzo Speziali