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Uno di loro

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Resoconto della visita nella redazione occupata de “L’Ora della Calabria”

di CARMELO NICOTERA

Uno di loro

Resoconto della visita nella redazione occupata de “L’Ora della Calabria”

 

di Carmelo Nicotera

 

redazione ora

È la torbida vicenda dell’Oragate a tenere banco, negli ultimi giorni, in Calabria. Una nutrita schiera di giornalisti, infatti, ha deciso di combattere una battaglia intrisa di valori morali ed etici: difendere il diritto alla libertà di stampa in una terra imbavagliata dall’assordante rumore dell’omertà. Mentre l’Italia festeggiava la liberazione dall’oppressione nazi-fascista, i moderni “partigiani” della carta stampata decidevano di occupare il luogo di culto di chi fa informazione: la redazione del giornale. L’esercito di Regolo, stanco di subire soprusi ed angherie, mette in pratica un atto rivoluzionario, capace di coinvolgere tutta l’opinione pubblica nazionale. Era il 25 Aprile del 1945 e l’Italia si liberava dal fardello della dittatura e della logica tirannica. Il 25 Aprile del 2014 una “nuova Resistenza” scuote l’immobilismo imperante nella Terra di Calabria. È giunta “L’Ora” di esprimere solidarietà e vicinanza ai cronisti vessati dal sistema clientelare e malavitoso di questo pezzo d’Italia.
In cima ad un palazzo, nella zona industriale di Rende, giganteggia uno striscione: “L’Ora della Dignità”. All’ultimo piano dell’immobile si sta combattendo la lotta per rimarcare con forza l’emancipazione culturale, troppo spesso oltraggiata, del nostro territorio. All’ingresso trovo Francesco Veltri, amico e maestro, conosciuto in uno stage presso una famosa radio del comprensorio cosentino. Barba incolta, viso stanco, ma negli occhi la voglia di scrivere una pagina importante del giornalismo calabrese. Poi è il turno di Antonio Alizzi, cronista sportivo dal masochismo in(ter)nato: nonostante il difficile momento professionale, decide, infatti, di ipotizzare utopiche formazioni per la nostra amata Inter, contribuendo a creare negli occhi miei, di Eva e di Elena una “nostalgia canaglia”. Si susseguono nell’ordine: Francesco Cangemi, Antonella Garofalo, Gigino Chiappetta, lo juventino Antonio Clausi(perdonami per l’offesa gratuita “sul campo”), Alfonso Bombini e molti altri “eroi” che rivendicano i minimi diritti sindacali. Santino Cundari, nel frattempo, parla al telefono. Riesco a googlare di corsa Wittgenstein, Peirce, Chomsky in maniera tale da non trovarmi impreparato sulla lectio magistralis del Ricky Cunningham di Bagnara. “Silenzio” esclamano nella sala: in televisione c’è il dibattito che vede protagonisti Regolo, Pirillo, Scopelliti. Attenzione massima, lunghi silenzi, brusii di disapprovazione: la ferità è ancora aperta per essere rimarginata.
Il tempo è passato in fretta. La visita sta per concludersi. I giornalisti de “L’Ora” ritorneranno davanti allo schermo di un pc per la loro battaglia di libertà. Suonano al citofono, Santino impertinente afferma: “E’ la Digos”. Risata collettiva e stretta di mano finale al Direttore Regolo, di ritorno dal talk televisivo. Passione, competenza, voglia di sconfiggere antichi cliché legati alla Calabria: sono state queste le varie trame del “film” che è stato girato nella redazione occupata di Rende. È arrivato il momento dei saluti. Scendendo le scale per arrivare all’uscita, ho capito di esser stato uno di loro, anche per un solo attimo. Umbè, fattene una ragione: na caccianu ‘sta cazz’i notizia.

ora di rende