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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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Una vita sotto assedio nella poesia di Guglielmo Aprile Al centro del volume la capitolazione della fortezza di Famagosta

Una vita sotto assedio nella poesia di Guglielmo Aprile Al centro del volume la capitolazione della fortezza di Famagosta
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La nuova raccolta di poesie di Guglielmo Aprile, L’assedio di Famagosta  edito da LietoColle, si ricollega, almeno nel titolo, ad una vicenda storica alquanto significativa.

Il 17 agosto 1571, infatti,  avviene la capitolazione della fortezza di Famagosta. La difesa di Famagosta fu una della pagine più epiche mai scritte dalle armi veneziane. Il veneziano Marcantonio Bragadin, prefetto civile, e il perugino Astorre Baglioni, capitano di ventura, ingegnere militare e comandante delle truppe cittadine, tennero contro un esercito nemico immenso, facendo pagare alla Sublime Porta un prezzo sproporzionato per una vittoria amara. Ma la loro sorte fu terribile, indicibile addirittura quella di Bragadin il quale, dopo torture indicibili, fu scorticato vivo. Alla fine 500 soldati veneziani infliggeranno agli ottomani forti di un esercito di duecentomila soldati, ben 52mila morti. La battaglia di Famagosta resterà una delle pagine di gloria della repubblica veneziana nella sua guerra infinita contro le superiori forze degli ottomani.

La domanda da porsi ora è  questa: come mai Aprile ha rispolverato un fatto storico accaduto secoli fa per intitolare il suo libro?

La scelta ha un valore simbolico, chiaramente. La rappresentazione di Aprile è quella di una vita sotto assedio che apre continue crepe in un inconscio abituato a deformare tutto …

C’è una bambola sventrata/nella cantina umida, per quanto/io cambi indirizzo o mi dia assente al telefono/o fornisca generalità false ai poliziotti/ lei è lì, e mi aspetta/con il suo atavico conto da chiudere.// C’è una bambola sventrata/che penzola alla spalliera, con le braccia in croce/e il sorriso guasto, simile a un ragno morto;/ dovrò disfarmene un giorno o l’altro,/prima che tutta quella paglia si rovesci/ dalle ferite delle sue cuciture;// e intanto, ad ogni risveglio, nuovi, mostruosi/ peli neri si moltiplicano formicolanti/sulle sue braccia di raso.”

Un libro di poesie  tutto giocato sull’esasperazione delle immagini, tanto grottesco quanto drammatico ma che rivela un poeta dotato di una forza espressiva non comune.