Editoriale di Luigi Pandolfi
Una bella storia dell’altra Calabria
Editoriale di Luigi Pandolfi
Oggi mi è capitata una cosa che voglio raccontare. Non vedevo Concetta, una mia cara amica, da qualche mese. L’ultima volta che l’ho vista mi ha chiesto se potevo aiutarla a trovare un lavoro, visto che quello che aveva l’aveva appena perso. Cose che capitano dalle nostre parti.
Per un po’ poi non l’ho più vista, finché non ho saputo che si era trasferita a Pizzo Calabro, il paese del suo fidanzato.
Io e Concetta siamo di Saracena, in provincia di Cosenza, Parco Nazionale del Pollino. Tra Calabria e Lucania.
Ero su facebook quando si apre la finestrella della chat, è Concetta:
– Ciao, tutto bene?
– Mah, si tira..
– Ho creato la pagina fb del mio negozio..
– Bene
– Se vuoi un commento mi farebbe piacere
– Certo!
Con mio sommo piacere apprendo che Concetta ha aperto un negozio a Pizzo Calabro, col suo fidanzato.
Un negozio di detersivi alla spina: “AIUTANO L’AMBIENTE, EVITANDO QUINTALI DI BIDONI INUTILI, NON SONO TESTATI SUGLI ANIMALI E FANNO RISPARMIARE!!!”, c’è scritto sulla pagina di facebook. Vai a dargli torto! Faccio “Mi piace”, naturalmente, pensando che anche in una regione come la nostra, stretta tra crisi economica, disoccupazione, disagio giovanile, e chi più ne ha più ne metta, può capitare di imbattersi in una bella storia come quella di Concetta, che il suo futuro, insieme al suo compagno, cerca di costruirselo, senza aspettare che altri glielo servano su un vassoio.
Certo, le condizioni generali della Calabria non consentano a tutti, a chiunque, di “mettersi in proprio”: sarebbe sbagliato assecondare la vulgata secondo cui chi non lavora “non ha voglia di lavorare”. No. Non tutti possiamo diventare imprenditori: anche le istituzioni, la politica, hanno il dovere di creare opportunità, occasioni di lavoro per i giovani. “Hanno il dovere” ho detto, non la facoltà, in ossequio ad un principio costituzionale che troppo spesso viene rimosso ( Fornero docet) da chi è chiamato a funzioni di governo.
Epperò quando in un mare di disperazione incorri in una storia positiva, come quella che qui sto riportando, pensi che nella lotta tra il “pessimismo della ragione” e “l’ottimismo della volontà” non sempre quest’ultima è destinata a soccombere.
Di storie come quella di Concetta in Calabria ce ne sono tante, nondimeno. Sarebbe bello raccontarle tutte, per dare una speranza a quanti da un po’ di tempo a questa parte hanno rinunciato ad averla, pensando che questa regione non ce la farà mai, che ormai niente potrà riscattarla, portarla sulla strada dello sviluppo e della legalità.
A Concetta, che oggi voglio assumere a paradigma della Calabria che non si arrende, faccio naturalmente un grosso in bocca al lupo.