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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 24 APRILE 2024

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Un mondo in dissolvenza Riflessione del giurista blogger Giovanni Cardona sulla aridità spirituale del nostro tempo

Un mondo in dissolvenza Riflessione del giurista blogger Giovanni Cardona sulla aridità spirituale del nostro tempo
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«Il compito dello scrittore – dice Solženicyn – non è soltanto quello di trasmettere alla società il proprio dolore e la propria ansia, ma di trattare temi universali ed eterni, i misteri del cuore e della coscienza, lo scontro tra la vita e la morte, il superamento del dolore spirituale e le leggi nate nella profondità insondabile dei millenni, che accompagnano la storia dell’umanità e che verranno meno solo quando si estinguerà il sole».

Ma ciò che raccomanda Solženicyn non è accettato dalla nostra cultura che è un mondo in dissolvenza, un mondo che è un tumulto di voci ed una grande confusione di idee, un mondo involuto, povero, alogico, con una mentalità materialistica, edonistica, positivistica, che si muove in una luce grigiastra senza fede, senza stile, senza pensiero, dominato soltanto da problematicismi, amletismi, progressismi, ipotetismi, ma non certo da attività spirituali creatrici.

Ad aumentare il disagio si associano i mezzi di comunicazione sociale: web, radio, televisione, cinema, stampa, che avrebbero il compito imperativo e pressante di contribuire alla ricostruzione ed alla diffusione della morale e della cultura, ed invece concorrono alla formazione dell’anticultura, alla degenerazione ed alla corruzione.

La loro preoccupazione sembra che sia quella di giustificare delitti ed azioni criminali ed addebitarne la responsabilità alla società.

L’impegno ideologico nella letteratura esige una presa di coscienza dei problemi del nostro tempo, cosa che deve essere fatta con amore e passione. «Non vi è arte, né politica, senza amore, ha detto Chagall, perché l’amore è conoscenza e dialogo, e non è certo ermetismo, incomunicabilità, incomprensione».

L’aridità spirituale è la caratteristica del nostro tempo, e mai la cultura si è paurosamente abbassata di livello come dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Noi culturalmente viviamo anni di languore, perché manca la passione di rinnovamento, la consapevolezza di un fine da realizzare, e, quel che è peggio, manca l’esigenza metafisica di nuovi programmi di vita.

Ma la crisi non abbraccia soltanto la cultura e la politica, l’essenza vera dell’essere è l’avere, nessuno pensa di essere «molto» ma di «avere molto», la tematica dominante della vita è la sete di denaro, di fama, di potere.

«Oggi il mondo è estroflesso, come dice S. Agostino, e il conflitto tra «essere» ed «avere» descritto in termini drammatici da Goethe nel Faust, è legge comune. Grandi maestri di vita: Gesù, Budda, Maestro Ekhart sono dimenticati; l’essere morale integro, il «roveto ardente», che non viene consumato dalle fiamme, non esiste più.

Nessuno riflette più a ciò che dice il Nuovo Testamento e cioè che la gioia è il frutto della rinuncia dell’avere, mentre la tristezza è lo stato d’animo di colui che si aggrappa ai possessi (Mt. 13,44; 19,22).

Le rovine spirituali che pervadono il mondo hanno raggiunto limiti estremi, come limiti estremi ha raggiunto lo spirito di competizione e di aggressività. Lo spirito del secolo è il genio malefico che ha fatto esplodere gli istinti più perversi, che nutrono l’anima di incubi e rendono la fede anemica. Manca la capacita di ascolto, la capacita di sublimare le forze dello spirito, di ridestare le energie spente, di eccitare gli sviluppi interiori e le tensioni spirituali.

I valori dello spirito sono irrisi e respinti, deteriorati, intossicati, quasi spenti; cercare di farli rinascere è come far fiorire il deserto.

L’umanità non si rende conto che lo spirito velleitario, scettico, ironico, irreligioso è contro natura, perché l’uomo sarà sempre affamato di assoluto e di infinito.

La nostra epoca è triste, oltretutto, perché difetta di anime grandi e pensose, capaci di riflettere e di piegarsi su se stesse; per contro, purtroppo, abbondano anime folli, che non hanno fermenti di risvegli, maturazione interiore, che non avvertono conflitti di doveri e di ideali, anime svuotate di ogni speranza che lavorano unicamente a nuocersi.

Vi sono è vero, anime guerriere, ma in senso negativo, vero rigurgito di animalità, ma non vi è slancio di anime indomite nel bene, capaci di ascesa e di ascesi, capaci di realizzare una perfetta libertà interiore e di rigenerare la vita.