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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 18 APRILE 2024

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Tutti al mare Riflessioni estive del giurista Giovanni Cardona sulla Giustizia

Tutti al mare Riflessioni estive del giurista Giovanni Cardona sulla Giustizia
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Una recente notizia riportata dagli organi di stampa così recita: “Tangenti al cimitero: arrestato il becchino, chiedeva cinquecento euro per la sepoltura”.
Paradisi fiscali, mega potenti e conquibus corrotto, cedono il passo a povere, sdrucite banconote date a mo’ di mancia ad un beccamorto che “tiene famiglia”.
Su nessun giornale invece si legge che le udienze, nonostante il decantato processo telematico, ancora si rinviano stancamente e passivamente, in vista di una futuribile distribuzione ad altro nuovo uditore giudiziario col quale il tapino avvocato si troverà suo malgrado a discettare, nel deserto della perduta parola, ad altra udienza di smistamento, nella quale si statuirà un calendario ex novo, che sarà puntualmente non onorato.
Il dato è che molti processi, partiti con grande strombazzamento di stampa e tintinnio di manette giacciono, pigri e sonnacchiosi, nei capienti armadi della giustizia.
Molti visi arcigni della magistratura requirente si trasfigurano in quelli neghittosi del magistrato giudicante italiano, il quale oberato da carte o file telematici è per converso solerte nei processi per direttissima o pignolo nella redazione di undici sentenze al mese.
Le procure più vigorose ed efficienti sono lontane anni siderali dalla Prima Repubblica e dalla Tangentopoli Italiana, allorquando una silente rivoluzione mass mediatica-giudiziaria rovesciò la politica italiana, rastrellando nei palazzi governativi inetti, impauriti e bavosi politici, sottoponendoli ad un pubblico ludibrio e a dicerie dell’untore di medievale memoria.
La verità è che il sistema ante tangentopoli è stato scientemente abbattuto e pianificato da un manipolo di editori e da un viluppo giacobino di magistrati, caratterizzati da eccezionali qualità concistoriali preconizzanti enfaticamente un grande avvenire.
Oggi le cose sono mutate, i processi non solo si rinviano, ma altresì, qualche “mostro” finisce condannato a pene spropositate da espiare in villa, cottage o chalet o in opzionabili località esotiche, mentre il procuratore di turno ritorna ad inseguire il beccamorto corrotto o l’anziana sorpresa a sottrarre per necessità.
Ma in fondo l’unica vera giustizia è quella cautelare, la più efficacemente ingiusta quando il carcere lo si patisce prima ed in attesa di sapere il giudizio del Paride di turno o del conclave magico delle Moire, delle Parche o delle Sibille Cumane.
La Giustizia è allo sfascio?
No. E’ la Giustizia all’italiana, al mare, sul lettino da spiaggia, con gli occhiali da sole ad abbronzarsi!
Invece della spada che rappresenta la forza e la bilancia che dovrebbe rappresentare la misura, la dea bendata non dà e non toglie niente a nessuno, lascia trascorrere il tempo prescrizionale che tutto aggiusta e riporta nei binari di un sanante condono plenario pro vita e post mortem.
Intanto gli imputati aspettano, gli avvocati discutono, i magistrati ordinano ed i ministri riformano, mentre la Dea bendata saggia ed inflessibile si gode una perenne e salutare vacanza.