Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

Torna su

Torna su

 
 

Turbativa d’asta in Piemonte, gli affari erano nelle mani delle cosche calabresi: 7 arresti

Turbativa d’asta in Piemonte, gli affari erano nelle mani delle cosche calabresi: 7 arresti

L’operazione è stata condotta dalle Squadre Mobili di Torino, Novara e Biella, con il coordinamento dello Sco della Polizia di Stato di Roma

Turbativa d’asta in Piemonte, gli affari erano nelle mani delle cosche calabresi: 7 arresti

L’operazione è stata condotta dalle Squadre Mobili di Torino, Novara e Biella, con il coordinamento dello Sco della Polizia di Stato di Roma, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 7 soggetti responsabili, a vario titolo, di turbativa d’asta aggravata dalle modalità mafiose e intestazione fittizia di beni

 

UNA vasta operazione è stata condotta dalle Squadre Mobili di Torino, Novara e Biella, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato di Roma, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, a carico di 7 soggetti responsabili, a vario titolo, di turbativa d’asta aggravata dalle modalità mafiose e intestazione fittizia di beni.
L’aggravante mafiosa viene contestata in quanto la turbativa d’asta è stata realizzata per agevolare l’associazione di cui fanno parte due degli arrestati: il locale di ‘ndrangheta di Volpiano e limitrofi. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal G.I.P., su richiesta del Procuratore Capo di Torino, del Procuratore Aggiunto D.D.A.,e dei sostituti D.D.A. Nel corso dell’operazione è stato effettuato anche un sequestro di beni.
Secondo quanto è emerso nelle indagini, sarebbero stati dati compensi ai partecipanti a un’asta di beni confiscati alla ‘ndrangheta per consentire a due condannati di rientrarne in possesso. Questo il meccanismo per cui, secondo la procura e la polizia di Torino, si è configurato il reato di turbativa d’asta per il quale la scorsa notte sono state arrestate le 7 persone. Al centro dell’inchiesta ci sono Pietro e Vincenzo Portolesi, coinvolti nell’inchiesta ‘Minotauro’ sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in provincia di Torino. I due, ritenuti affiliati al ‘locale’ di Volpiano, avevano patteggiato condanne rispettivamente a 11 anni e due mesi e a 7 anni e quattro mesi, che avevano comportato la confisca di tutti i beni delle società loro intestate. Durante l’inchiesta è stato accertato che gli arrestati avevano messo in piedi un meccanismo per cui i due erano di fatto rientrati in possesso di 16 mezzi pesanti mediante società fittizie e passaggi di proprietà.
‘NDRINE RAFFINATE

Gli affiliati della ‘ndrangheta non sono “rozzi pastori” ma persone che utilizzano “conoscenze tecnico-giuridiche piuttosto raffinate”. Lo ha detto il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli illustrando l’operazione “Tutto in famiglia”.
“Questa terza operazione, dopo quelle denominate Minotauro e Colpo di Coda – ha affermato Caselli – è particolarmente significativa perchè dà la misura di come, quando si tratta di ‘ndrangheta e dintorni, non si abbia a che fare con rozzi pastori illetterati: sempre più si ha a che fare con persone capaci di piegare ai propri interessi criminali gli istituti giuridici del nostro sistema ordinamentale con scaltrezza e utilizzando conoscenze tecnico-giuridiche piuttosto raffinate”. “Tutti lo dovrebbero sapere – ha aggiunto Caselli – ma qualcuno tende ancora a dimenticarlo o addirittura a negarlo. Altro che rozzi pastori: si tratta di personaggi dal punto di vista criminale raffinati e molto capaci”.