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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Tromba d’aria e fulmine Crolli e feriti all’Ilva

Tromba d’aria e fulmine Crolli e feriti all’Ilva

L’azienda: ci sono danni ma nessun infortunio e nessuna evacuazione è in corso

Tromba d’aria e fulmine Crolli e feriti all’Ilva

L’azienda: ci sono danni ma nessun infortunio e nessuna evacuazione è in corso

 

 

(ANSA)Danni si sono verificati questa mattina all’Ilva di Taranto a causa del maltempo che si è abbattuto sulla città. Una tromba d’aria ha provocato il crollo del camino delle batterie 1 e 2 dello stabilimento Ilva di Taranto. Sono caduti diversi quintali di cemento e vi sono alcuni feriti. La direzione ha disposto immediatamente l’evacuazione dello stabilimento. Sul posto ci sono diverse ambulanze, mezzi dei vigili del fuoco, carabinieri e polizia.

Un fulmine è caduto su una delle ciminiere dell’Ilva i cui pezzi si sono riversati su due tralicci dell’alta tensione. Attualmente è bloccata la linea ferroviaria Bari-Taranto e i passeggeri di un treno sono in attesa di trasbordo su autobus per raggiungere Taranto. I feriti provocati dalla tromba d’aria sarebbero una ventina. La tromba d’aria che si è abbattuta sull’Ilva ha provocato il crollo di un capannone all’imbarco prodotti e della torre faro, è crollato anche il camino delle batterie uno e tre. Lo rende noto l’Ilva in una nota nella quale afferma che “al momento non si hanno notizie di infortuni” e che “non c’é evacuazione”.

Sono mobilitati – spiega l’Ilva – tutti i mezzi di soccorso dello stabilimento, vigili del Fuoco e ambulanze. Sul posto stanno convergendo i mezzi di soccorso cittadini e provinciali, Vigili del fuoco e 118. Lo stabilimento – prosegue la nota – sta mettendo in atto tutte le procedure che in questi casi di emergenza generale vengono adottate. Non c’è evacuazione, gli impianti sono, come da procedura d’emergenza generale, presidiati. La tromba d’aria proveniva dal mare: è passata prima sui moli, poi sull’intero stabilimento.

Governo al lavoro per riportare l’Ilva alla produzione e garantire l’occupazione e il risanamento ambientale. La strada dovrebbe essere quella di un decreto legge da esaminare nel Consiglio dei ministri di venerdì. Su questa soluzione avrebbero ragionato ieri pomeriggio il premier Mario Monti e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un incontro al Quirinale.

Nello stabilimento c’e’ una tranquillità apparente: stamani sono entrati regolarmente al lavoro i dipendenti degli impianti dell’area a caldo, sotto sequestro dal 26 luglio scorso, mentre restano a casa in ferie forzate, su disposizione dell’azienda, i lavoratori dell’area a freddo. Non ci sono sit-in né presidi dinanzi alle portinerie. I sindacati Fim, Fiom e Uilm stanno organizzando i lavoratori per recarsi a Roma in coincidenza con la riunione a Palazzo Chigi del governo, che dovrebbe emanare un decreto legge che consenta la continuità produttiva dello stabilimento siderurgico, superando il blocco determinato dai sequestri disposti dalla magistratura. I sindacati contano di portare a Roma un migliaio di lavoratori.

Il provvedimento al quale si sta lavorando “dovrebbe consentire all’Ilva di mettere in pratica le indicazioni dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) superando il blocco che si è venuto a creare dopo il sequestro degli impianti dell’area a freddo di due giorni fa”, ha detto a Unomattina il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. “Le misure indicate dall’Aia consentono di assicurare continuità produttiva e di diminuire in maniera drastica i rischi per la salute e per l’ambiente”.

Secondo Clini, “la strada maestra è rendere possibile interventi che l’Ilva deve effettuare per rispettare le prescrizioni dell’Aia del 26 ottobre scorso. Che fanno riferimento alle migliori tecnologie oggi disponibili, indicate dall’Ue. Tali tecnologie dovrebbero essere impiegate a partire dal 2016 ma nell’Aia si dice che devono partire subito, anticipando di 4 anni il termine, al fine di garantire la protezione dell’ambiente e della salute”.

“Se l’Ilva di Taranto viene chiusa, quello stabilimento viene abbandonato: i vantaggi per l’ambiente sono zero mentre i rischi per la salute sono altissimi”, ha affermato Clini aggiungendo: “come indica chiaramente l’Unione europea la strategia di risanamento ambientale degli impianti industriali avviene attraverso il loro risanamento non la chiusura”.

“Non ho mai attaccato i magistrati e dal marzo 2012 quando ho riaperto la procedura per l’Aia ho sempre richiamato il rispetto della legge che prevede che sia il ministro dell’Ambiente a stabilire le modalità con le quali un impianto industriale debba essere esercito in modo tale da salvaguardare la salute e l’ambiente”.

“Con quella operazione la magistratura di fatto ha creato le condizioni per la chiusura degli impianti, ovvero le condizioni per rendere impossibile l’attuazione del Piano di risanamento del governo”, ha detto Clini a ‘La Telefonata’ in onda su Canale 5. “Non c’è bisogno” di un commissario di governo, ha aggiunto. “Vogliamo riportare la gestione di tutto quello che riguarda l’Ilva nella legge – spiega Clini – Il governo vuole l’applicazione della legge, altrimenti sarebbe un’emergenza seria da un punto di vista istituzionale che non riguarda solo l’Ilva”.

“In maniera molto trasparente e pubblica – ha detto Clini, – anche alla presenza del procuratore capo di Taranto, recentemente ho sottolineato che non c’é bisogno di supplenza da parte della magistratura quando le amministrazioni fanno il loro dovere”. Il ministro Clini ha poi sottolineato che, al contrario di quanto riportato da un quotidiano oggi, quando era direttore generale del ministero dell’Ambiente non ha firmato la precedente Aia. “L’autorizzazione integrata ambientale precedente fu rilasciata il 4 agosto 2011 dall’allora ministro Stefania Prestigiacomo e fu preparata dal direttore generale competente che non ero io. Queste affermazioni sono false, così come quella fatta circolare appena si aprì la vertenza quest’estate secondo la quale un dirigente dell’Ilva avrebbe detto al telefono che io ero un uomo dell’Ilva. Sono provocazioni disperate che cercano di impedirmi di lavorare, ma se lo possono scordare”.