di Giuseppe Campisi
Polistena – Piuttosto che dissiparsi, la polemica attorno alla “Fortuna” del compianto professore Giuseppe Renda inizia ad amplificarsi. Oggetto del contendere, il comodato della maestosa fusione bronzea commissionata dall’esistente in gesso dall’allora Banca Popolare di Polistena e quindi collocata nella corte del palazzo Avati sede dell’istituto oggetto di cessione, in vari passaggi, fino all’attuale società il Marchese srl. Il Comune, con propria delibera, la vorrebbe collocare su piazzale Bellavista essendosi attivato con la precedente proprietà dell’immobile, la Banca Monte dei Paschi di Siena, previo consenso degli eredi dell’autore, i signori Majolo, a concludere un contratto di comodato per spostare il manufatto dalla sede originaria. Contratto, firmato a data 30 marzo 2017 reso pubblico dall’amministrazione comunale, nel quale non solo si evince la volontà delle parti in tal senso ma dove si legge anche di una presunta avvenuta presa in consegna dell’opera(art. 2 del contratto di comodato) successivamente rettificata da una appendice, stilata in pari data su carta intesta del Comune, nella quale si dichiara, testualmente, che “il Comune di Polistena in persona del sindaco p.t. dichiara che, alla data odierna di sottoscrizione del contratto di comodato, l’opera “La Fortuna” descritta nell’allegato A del contratto non è stata presa in consegna dal Comune di Polistena”. Su questo punto ha battuto la società il Marchese srl, per mezzo del proprio legale Salvatore Galluzzo, esprimendosi con una nota stampanella quale vengono rappresentate alcune precisazioni attinenti non solo il collocamento dell’opera principale, “La Fortuna, appunto, ma anche di altre che insistono nel palazzo e che lì tutt’ora risiedono. “Tuttavia – scrive il legale Galluzzo – in base ai fatti come sopra esposti, ed in ragione dell’estraneità della società proprietaria dell’immobile al contratto ed alle trattative che hanno portato alla sua stipula, la scultura consegnata dalla Banca al Sindaco, non è e non può essere l’Opera bronzea che adorna tuttora – come detto – il luogo dove è stata in origine collocata; deve trattarsi, evidentemente, di una sua riproduzione non autorizzata, dunque, un falso”. Affermazioni riprese e confutate dalla missiva letta in pubblico dal sindaco Michele Tripodi e redatta dall’avvocato napoletano Lelio Mastroianni, in nome e per conto dei signori Majolo, già eredi Renda, ed indirizzata alla medesima società, alla Monte dei Paschi di Siena, al sindaco e ad un noto quotidiano locale nella quale riferisce, tra l’altro, circa “il venir meno del presupposto stesso del vincolo posto a basedell’atto di donazione stipulato per atto del notaio Licenziati del 13/2/1991” attraverso il consenso espresso circa la stipula del contratto di comodato tra la MPS ed il Comune, che avrebbe così modificato l’atto di liberalità nei termini già concordati. Mastroianni, citandol’articolo di giornale“che afferma – scrive – che l’opera in bronzo collocata nel cortile di palazzo Avati ed oggetto del contratto di comodato sia un falso”, precisa invece che “la qualificazione di falso, operata dalla società Il Marchese srl tramite l’avvocato Salvatore Galluzzo si rivela assolutamente infondata e tendenziosa. Infatti – prosegue il legale – l’opera in bronzo ubicata nel cortile di palazzo Avati e che ha formato oggetto del contratto di comodato, e che sarà prelevata e trasportata in ottemperanza alla delibera del consiglio comunale, rappresenta inequivocabilmente il frutto dell’azione operata” chiedendo altresì al quotidiano la pronta smentita dell’articolo pubblicato ed alla società Il Marchese “di prendere atto delle volontà dei miei clienti ed alla precisazione del caso”. “Io credo che con questa lettera – ha affermato ilsindaco – si chiude la vicenda dell’equivoco che è stata sollevata in modo provocatorio e strumentale. Noi respingiamo al mittente queste provocazioni e ci ritroveremo con un arrivederci con la “Fortuna” al popolo su piazza Bellavista” ha quindi concluso Tripodi.