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Tour abusivo tra gli abusi della politica italiana

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Editoriale di Antonio Sicilia

Tour abusivo tra gli abusi della politica italiana

Editoriale di Antonio Sicilia

 

 

Abuso. Parola che deriva dal latino “ab-uti”: eccesso nell’uso. Parola che riesce
bene a sintetizzare attimi e vicende della situazione politica italiana, spesso segnata
da un utilizzo fuori dal limite dei poteri conferiti.La carriera politica di Berlusconi,
per cominciare, è stata segnata da 20 anni di “abuso” della Politica, le numerose
leggi ad personam ne sono l’emblema, eccessi nell’uso della sovranità concessa dal
popolo per modificare lo strumento normativo a proprio piacimento. L’abuso di frequenze
televisive, di cui era ed è concessionario, per lanciare messaggi politici. L’abuso
di via del Plebiscito, a Roma, per montare il Palco della triste manifestazione dell’altro
giorno, non autorizzato dal Campidoglio. L’abusiva rimozione della segnaletica stradale
per far posto al palco. Mesi fa ricordo l’abusiva, in quanto eccedente i poteri dell’esecutivo,
manifestazione contro la Magistratura, a cui parteciparono Ministri e sottosegretari.
Uscendo dal perimetro berlusconiano i casi di abuso politico non finiscono. Le dichiarazioni
di Bondi sono abusive, utilizzano impropriamente ed eccessivamente la sentenza, per
invocare eventualità delicate come una guerra “civile”, aggettivo che si sperava
Bondi non avrebbe più utilizzato dopo il crollo della domus dei Gladiatori, ma al
peggio non c’è mai limite. Abusiva, eccessiva, è la richiesta del PDL di chiedere
al Capo dello Stato una commutazione della pena detentiva di Berlusconi in pecuniaria,
seguendo lo stesso iter di Sallusti, potere concesso al Presidente della Repubblica
dall’art.87 Cost. Non sarò fazioso, nel mio tour “abusivo” tra gli abusi non posso
non toccare l’attuale dirigenza del Partito Democratico e a tratti questo tour mi
farà diventare eversivo perchè non potrò esimermi dal citare il Capo dello Stato
e le sue recenti dichiarazioni. Nel PD l’abuso è evidente. Parlo di Epifani, nominato
come “traghettatore” del Partito Democratico verso il Congresso. Il Congresso ad
oggi non è ancora stato fissato, si parla già di uno slittamento rispetto alla sua
data naturale (7 novembre) e la Direzione, convocata per l’8 agosto, non contempla
le regole e la data del Congresso tra i temi all’ordine del giorno. E’ un evidente
“Abuso”, cioè un eccessivo utilizzo del ruolo di “Caronte”. Il caso più grave a livello
istituzionale, almeno a mio parere, è un altro. Mi riferisco al Presidente Napolitano
che, poche ore dopo la definitiva e irrevocabile Sentenza di condanna in Cassazione
per Silvio Berlusconi, ha dichiarato: «Il paese ritrovi serenità, ora riformare la
giustizia». Converrete con me che, al momento della lettura, non abbiamo colto seduta
stante e in pieno la gravità di quell’affermazione. Il Capo dello Stato, bilancia
irrinunciabile per l’equilibrio dei tre poteri dello Stato, garante della Costituzione
e del reciproco rispetto tra Poteri, accetta la sentenza ma chiede una riforma della
giustizia, come un papà che accoglie il figlio quattordicenne alle 4 di notte sull’uscio
di casa, con un finto sorriso, dicendo: “Si ok adesso vai a letto, ma da domani le
cose cambiano”. Un “abuso”dei poteri ad esso concessi è riscontrabile anche nei rapporti
con il Parlamento. Il Presidente della Repubblica, in virtù del potere costituzionale
di presiedere il Consiglio Supremo di Difesa, aveva definito inaccettabili, riguardo
la vicenda F-35, gli eventuali “veti” del Parlamento, considerato da Napolitano
incompetente in materia. L’Abuso è evidente, lo sostiene anche Rodotà, facendo un’analisi
che parte dai poteri del Consiglio Supremo di Difesa: “E’ un organo di informazione
e consulenza del presidente della Repubblica, e indirettamente del governo .Non può
essere il Consiglio a imporre veti alle Camere, proprio non gli compete”. Sull’irritazione
di Napolitano in merito alla vicenda continua : “Non me lo spiego, dato che non vedo
tentativi del Parlamento di esautorare il governo né, tantomeno, il capo dello Stato.
È vero che il ministro della Difesa può intervenire con decreto, ma solo quando si
tratta di provvedimenti finanziati da uno stanziamento di bilancio ordinario. In
questo caso invece si tratta di ordini di spesa pluriennali, che devono essere rivisti
di volta in volta e che di conseguenza devono essere sottoposti al Parlamento”. Stesso
utilizzo eccessivo dei poteri a sua disposizione è stato compiuto riguardo la vicenda
della mozione di sfiducia per il Ministro Alfano. Prima della votazione il Presidente
ha lanciato un avvertimento, che è suonato più come un diktat che come un consiglio.
Se Alfano cade, cade il Governo e questo sarebbe eccessivamente dannoso per l’Italia
e per la nostra economia, queste in sintesi le parole del Presidente. Dov’è finita
la libertà del parlamento di decidere sulla sfiducia di un Ministro? Chissà. Fatto
sta che nei giorni seguenti il PD ha sommessamente deciso che non l’avrebbe votata
quella mozione.
Il problema di tali abusi di potere, legittimati da un Parlamento succube, supino,
ormai esautorato e spesso limitato a ratificare i provvedimenti già presi dal Governo,
sta proprio nella mancanza di ostacoli. Una repubblica parlamentare sulla Carta (con
la C maiuscola) che sempre più si evolve in una repubblica presidenziale. Non è questa
la sede per soffermarmi sulla convenienza storica e politica dell’uno o dell’altro
modello. Dico solo che tale simil Repubblica Presidenziale, che va affermandosi a
piccoli passi, a piccole dichiarazioni, a piccoli moniti, è più che pericolosa, perchè
non è codificata, non è inserita in un quadro istituzionale e quindi non conosce
limiti.Gli equilibri istituzionali sono fragili ma ben pensati dalla carta costituzionale.
Se il capo del CSM, organo che ha lo scopo di garantire l’autonomia e l’indipendenza
della magistratura dagli altri poteri dello Stato, in particolare da quello esecutivo,
all’indomani di una sentenza della Cassazione, invoca e auspica una riforma della
giustizia, capite bene che gli equilibri vanno nella direzione della rottura. Stessa
cosa se il Capo dello Stato, eletto dal Parlamento in seduta comune, vincola il Parlamento
stabilendo quello che non può fare e condizionando con dei moniti ciò che può fare.Mettere
un freno a tali abusi è difficile e complicato. Cominciare a denunciarli e a discuterne
mi sembra un inevitabile primo passo verso la normalità.