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TAURIANOVA (RC), VENERDì 26 APRILE 2024

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Tormenti toponomastici Riflessione del giurista blogger Giovanni Cardona sull’iconoclasmo toponomastico

Tormenti toponomastici Riflessione del giurista blogger Giovanni Cardona sull’iconoclasmo toponomastico
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Molti si pentono credono di doversi pentire degli errori e delle colpe di cui appare loro come intrisa la storia. Per contrizione, cancellano e mutano i nomi delle esperienze “peccaminose”; e così cambiano i nomi delle città, delle piazze, delle vie, a suo tempo con entusiasmo intitolate a coloro che apparivano gli eroi di quelle esperienze, di quelle prove, di quei “nuovi ” corsi storici.
Ricorrente visione moralistica della storia: ieri come oggi, ad est come ad ovest. Non ha limiti il furore iconoclastico dei popoli già compresi nell’U.R.S.S., sicché si è reso arduo, per i ragazzi, studiare, localizzandola, la battaglia di Stalingrado. E, qui da noi, non si vuole forse sfrattare dalla propria strada Palmiro Togliatti, recando oltraggio alla memoria dell’eminente uomo politico, un tempo tanto considerato?
In Italia ad essere con poca e breve storia, abbiamo, come suol dirsi, un problema d’identità.
Ben tre opinioni, se non scuole, partiti o fazioni, si scontrano sul tema. L’una, che chiamerei degli indifferenti, per cui la questione sarebbe oziosa o quantomeno anacronistica, poiché si tratterebbe solo di nomi, in definitiva solo di parole. Per costoro tanto vale lasciare le cose, anzi i nomi, come sono: la questione sarebbe, appunto, indifferente. I sostenitori della seconda tesi sono chiaramente determinati, ancorché con diversa motivazione, per mantenere i nomi attuali per variegate ragioni. Infine la terza ed ultima istanza. Con essa si invoca il ritorno al nome originario, o perché spinti, forse, da latente spirito di rivalsa almeno nominalistica o, più semplicemente, perché il passato, anche nei nomi, appaia quale fu e si chiamò.
Diamo atto, innanzitutto, che gli indifferenti categoria ingiustamente vilipesa, da Mussolini (gli angolini) a Moravia non risultano affatto nocivi, sono tolleranti, non promuovono conflitti né guerre di religione, modesti e realisti quali sono, non riescono certo antipatici. A costoro obietto però che i nomi non sono cose trascurabili, anzi, a ben vedere, sono tutto: viviamo nelle parole, di parole e forse non siamo che nomi. Si potrebbe sostenere come la nostra stessa natura sia semantica. Siamo ben stati spettatori, in tempi attuali, della rovina di un impero e del consumarsi di tale evento proprio nei nomi oltre che nei simboli.
Riflettano gli indifferenti a quanto accade in politica, nelle scienze, nei sentimenti, in forza solo delle parole; e la loro tesi apparirà, come dire, nel suo dichiarato naturalismo, forse banale e certamente inadeguata. Non più valori, tutto defunto con i defunti: non più i Padri della Patria, sepolti per sempre sotto l’avanzare del nuovo e del numero. Al contrario, ed il fenomeno si ripete puntualmente, ogni tanto i vecchi nomi risorgono ad onta dei nuovi: non fantasmi ma credibili realtà.
Con umiltà, vorremmo osservare come nessuno sappia tanto meno gli storici dove la storia si diriga. Ispirati profeti ed audaci guide di popoli hanno, di volta in volta, creduto di scoprire quale fosse “la via della Storia”, da Marx a Lenin, da Mussolini ad Hitler. Con scarso successo perché ogni previsione, dall’irreversibile crisi del capitalismo alla fine delle società demogiudaicoplutocratiche, si è del tutto rovesciata.
Il cammino della storia è segreto, e l’eterogenesi dei fini è la legge che la governa.
Quando si prende un’iniziativa, immensa o modesta che sia, non credo si possa, ispirati, dire: vado secondo la storia. E costei, la storia, è una ragazza sventata, dai costumi piuttosto liberi, sempre in giro con non si sa con che compagnia, e non guarda tanto per il sottile e a volte si concede non proprio ai migliori, ai più educati e probi. A nostro sommesso avviso, sembra più ragionevole e vera la terza via. Ciò che è stato nel bene o nel male, se si vuole è incancellabile; e così il suo nome.