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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Taurianova, assenza di dialogo tra associazionismo e politica Nuova riflessione sulla tematica del sociologo Mimmo Petullà

Taurianova, assenza di dialogo tra associazionismo e politica Nuova riflessione sulla tematica del sociologo Mimmo Petullà
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Riceviamo e pubblichiamo

E’ stata richiamata l’attenzione – a più riprese – sull’ulteriore centralità che l’associazionismo taurianovese potrebbe assumere grazie al riconoscimento di ruoli istituzionali e decisionali nell’ambito di taluni meccanismi deliberativi. Tra le linee orientative individuate è stata proposta la possibilità che l’ente comunale – a fronte di provvedimenti contrassegnati da un peculiare e collettivo interesse – sia tenuto a chiedere ai sodalizi il relativo parere, prendendo in adeguata e confrontuale considerazione le espresse decisioni. Si è avuto modo d’indicare il compito che in questo medesimo scenario dovrebbe svolgere l’organismo della consulta delle associazioni, a motivo delle notevoli competenze di coordinamento rappresentativo, che attualmente risultano sottovalutate se non mortificate. Appare importante notare che nonostante le sollecitazioni – indirizzate in più direzioni di senso – il livello di attenzione registrato non ha ancora rinviato a nulla di sostanziale.

Eppure ci troviamo di fronte a un’argomentazione alquanto delicata, dalla quale passa la qualità e la garanzia del processo di partecipazione politica comprendente la categoria della cittadinanza attiva, del cui esercizio concreto questa comunità continua ad avere bisogno molto più di quanto si voglia far credere. Sembra che certe resistenze, impedenti una dialogica discussione intorno a questa fondamentale area tematica, indichino una difficoltà a pensare e organizzare il sociale nei termini di una corresponsabile e rappresentativa mobilitazione. A ben vedere si tratta di un limite culturalmente strutturato, al punto da avere generato la tendenza a esiliare l’impegno delle stesse associazioni in un orizzonte piuttosto periferico e residuale, mentre il rapporto con le istituzioni politiche e amministrative è stato isolato in spazi collaterali e non raramente ambivalenti.

Questo discutibile approccio ha a sua volta assecondato l’attitudine a evadere dal terreno delle questioni della scena pubblica cittadina, circoscrivendo gli sforzi organizzativi pressoché esclusivamente sulla ricercata promozione di eventi dal più visibile ed emozionale impatto. Percorsi promozionali di questa natura continuano ancora oggi ad appagare bisogni di autentica integrazione relazionale e solidaristica tra i membri – i cui obiettivi comuni contribuiscono finanche al rafforzamento della coesione territoriale – ma certamente non incoraggiano le ragioni dell’impegno civico sulle nodali scelte concernenti le politiche sociali della città. In questo complesso quadro situazionale si muovono anche le aggregazioni cattoliche, chiamate non meno delle altre formazioni alla costruzione di una nuova relazionalità tra la più ampia e integrata rete dell’associazionismo e il sistema politico – amministrativo.

Per quanto si possa guardare la presenza associata di fedeli laici con attenzione, fiducia e speranza, non si può non constatare una certa frammentazione identitaria – che rischia, tra l’altro, d’infragilire la dinamica della comunione – e un evidente affanno nell’animazione delle realtà temporali. La testimonianza dell’esercizio della fede lascia difatti denotare l’appartenenza come svuotata della dimensione critica – dunque della carica liberatrice – nonché deprivata di sistematicità negli interventi diretti, in modo particolare nell’interpretazione e nella condivisione delle diverse situazioni sociali e politiche che si agitano all’interno della comunità.