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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Taurianova, ferimento giovane già rimosso? Se lo chiede il sociologo Mimmo Petullà, secondo cui dietro le quinte dell’indifferenza si celerebbe il tentativo di eliminare la percezione di una diffusa paura che si tramuta in paralizzante torpore

Taurianova, ferimento giovane già rimosso? Se lo chiede il sociologo Mimmo Petullà, secondo cui dietro le quinte dell’indifferenza si celerebbe il tentativo di eliminare la percezione di una diffusa paura che si tramuta in paralizzante torpore
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A Taurianova quello che ancora ridonda è il colpo d’arma da fuoco esploso appena qualche giorno fa, con il quale è stato ferito un giovane trentunenne. A ben vedere si è trattato di una vera e propria azione delinquenziale, che non si è trasformata in una verosimile tragedia soltanto perché consumata con un intento di natura intimidatoria. Malgrado ciò la gravità del gesto è come se fosse stata rimossa dalla coscienza collettiva, con modalità piuttosto immediate e radicali, al punto da passare pressoché inosservata. Ma occorre fare attenzione, perché dietro le quinte dell’indifferenza si muove uno schema stereotipato di comportamento, determinato anche dal tentativo di eliminare la percezione di una diffusa paura. E’da immaginare che, la condizione di tale paralizzante torpore, non si farebbe scuotere nemmeno di fronte alle strade inondate di sangue di vite spezzate. La criminalità, d’altra parte, non è solo capace di avviare processi di destrutturazione dell’autonomia nell’esercizio del mandato rappresentativo – sulle cui dinamiche è sempre opportuno soffermarsi – ma anche di percorrere come un fiume carsico la vita della comunità, dando prova di erompere con tutto il suo carico offensivo. Non è più possibile, pertanto, riciclare al ribasso una coesiva identità solo nella prevalente effervescenza delle cicliche evocazioni festaiole, oppure nei grandi lutti cittadini. Non è più possibile in modo particolare in questo periodo, in cui si registra la mobilitazione di nuove e condivise forme d’impegno – a tratti nel segno di un’espositiva sovrapproduzione – che intendono agitare i sentimenti di una più vivace partecipazione democratica. In realtà la politicità di qualsivoglia impianto propositivo rimane in discussione – esponendosi al rischio di farsi inquadrare negli schemi tradizionali – fino a quando la dialettica non si mantiene all’altezza di una promessa, capace di aprirsi a un mutamento nei linguaggi e nei discorsi, tra l’altro rimandanti all’introduzione di atteggiamenti critici verso il fenomeno mafioso, ovviamente a partire da un’azione di condanna nei confronti dell’ultimo episodio.

Mimmo Petullà